Il tempo e la serenata

/ 07.08.2023
di Paolo Di Stefano

Capita di imbattersi, a volte, in parole talmente azzeccate che ti viene voglia di abbracciare la persona che le ha pronunciate. In questo caso scritte. Sto parlando dello scrittore Erri De Luca, che su Facebook si esprime con frasi definitive (6+) sugli haters, gli odiatori per mestiere o quasi. Che cosa dice De Luca? Usa una sublime ironia napoletana per distruggere quegli individui che si esercitano nell’offesa vile, cioè anonima. Gli bastano due frasi in dialetto: 1. «A cavallo iastemmato le luce ’o pilo» (luccica il pelo al cavallo bestemmiato); 2. A chi lo insulta, De Luca vuole far sapere che «sta perdenn’o tiempo e ’a serenata» (sta perdendo il tempo e la serenata). Senza essere così efficaci, in italiano useremmo due proverbi: «tanti nemici tanto onore», ma soprattutto diremmo che a De Luca l’offesa (quella anonima da social) «non fa né caldo né freddo». Il termine preciso, napoletano, è «strafottenza», che presa dal verso positivo è quella attitudine napoletana (per gli inglesi una sorta di «understatement» e per i francesi una specie di «aplomb») che mette al riparo dal disturbato rancoroso e denigrante, anzi non fa che aggiungere importanza all’insultato, il quale «sentitamente ringrazia» con un sorriso lievemente beffardo. Trovo la strafottenza, che in genere è un atteggiamento piuttosto sgradevole e urtante, un modo delizioso e implacabile per togliere il terreno sotto i piedi all’odiatore sociale.

A proposito di turpiloquio, il semiologo Stefano Bartezzaghi ci spiega sulla «Stampa» perché le parolacce hanno perso per strada la connotazione scandalosa: «Esattamente come il nudo, non sono più tabù». Si elevano e volano improperi e volgarità ovunque, in Parlamento e in conferenze para-ministeriali. Con qualche ipocrisia insopportabile. Per esempio, viene nominato sottosegretario un urlatore seriale e poi ci si meraviglia se anche in veste di sottosegretario continua a sbraitare imprecazioni, oscenità, insulti. Sentitamente ringrazia pure lui per il polverone che ne gonfia il già rigonfio narcisismo. Tutto cominciò, ricorda Bartezzaghi, mezzo secolo fa quando, durante una rubrica radiofonica Rai, Cesare Zavattini (6++ all’immenso sceneggiatore di Miracolo a Milano) fece partire un vocabolo con due zz non prima di averlo gentilmente annunciato: «E adesso dirò una parola che finora alla radio non ha mai detto nessuno». Per la prima volta, in uno slancio di trasgressione fu infranto il codice di plumbea osservanza linguistica dell’emittente di stato italiana. Era un atto di coraggio. Oggi, viceversa, l’atto di coraggio è contenere e misurare le parole, sottraendosi all’andazzo degli sproloqui e delle intemperanze lessicali, particolarmente frequenti in età avanzata come per una sorta di patetica e un po’ mostruosa eccentricità senil-adolescenziale (2 alla mostruosità eccentrica). Tradizionalmente tipica del linguaggio giovanile, l’oscenità verbale ha inondato certo linguaggio tardo-adulto (filone Bossi-Sgarbi-Trump). Adolescenziale è però sempre, anche in età avanzata, la duplice risposta degli interessati a «marachella» compiuta: c’è il guascone spavaldo e fiero di sé che fa spallucce e se possibile rincara la dose; c’è il pentituccio seriale che finge di stupirsi delle conseguenze, di solito dichiara di essere stato frainteso, fino al prossimo sproloquio (con passo indietro incorporato).

Postilla cinematografica. Uno dei pochi pregi del film del momento, Barbie (4-), è quello di mettere ironicamente a confronto il mondo sfolgorante delle bambole tacco 12 con il mondo reale, anche se troppo presto l’ironia lascia spazio a una caramellosità un po’ stucchevole. La bellezza statuaria (stereotipata) della protagonista, interpretata da Margot Robbie (brava, 5+), a un certo punto, per varie ragioni, viene intaccata dal senso della morte e anche attratta dalle imperfezioni della vita vera. Alla fine, Barbie decide di abbandonare il suo empireo dorato per trasferirsi nel caos di Los Angeles, sfidando l’invecchiamento e accettando la cellulite e le altre cose sgradevoli dell’esistenza umana. Certi politici si esaltano a dire parolacce ma non vengono intaccati da niente, tanto meno dalla vita reale, cercando di rimanere in equilibrio sui loro tacchi 12. Eppure, la morte verrà anche per loro e probabilmente non avrà il tacco 12. Forse dirà loro: «Hai perduto ’o tiempo e ’a serenata».