Vivere in una famiglia di accaniti lettori di libri gialli presenta molti vantaggi. Il signor Giovanni se ne rende conto e se ne compiace. La passione per il genere giallo si riverbera anche sulle notizie di cronaca nera, lette avidamente e commentate a tavola. Non c’è pericolo che nei pranzi e nelle cene con le tre figlie, la moglie e una zia della moglie, i commensali siano a corto di argomenti.
Giovanni per lo più tace poiché nei giorni in cui un caso interessante è alla ribalta della cronaca è impossibile mettere le mani sul giornale. Si limita ad ascoltare le discussioni, rimestando col cucchiaio nella squisita zuppa di trippa e fagioli: «Ma non capisci che non può essere stato l’amante a ucciderla? Che bisogna aveva di squarciarle il ventre e sparpagliare gli intestini in giro per la casa?» «Va bene, ammettiamo per un momento che l’assassino non sia l’amante. Chi è stato, il marito forse? Dimentichi che quando è andato a fare un prelievo per un’analisi è svenuto alla vista del sangue, abbiamo la testimonianza dell’infermiera».
Il signor Giovanni allontana il piatto di trippa e inizia a mangiare il secondo: würstel con purea. «Sarà anche svenuto il tuo marito tanto sensibile al sangue, ma due anni fa, quando ha scoperto che il socio lo derubava, con un colpo di scure gli ha tagliato di netto tre dita della mano sinistra; due gliele hanno riattaccate, ma la terza no, non l’hanno più trovata, l’aveva già mangiata il gatto».
Viene il giorno della rivincita. Il signor Giovanni torna a casa con qualcosa che lo sottrarrà al ruolo di semplice spettatore e per una volta lo metterà al centro della ribalta. Si siede a tavola e come un prestigiatore dal suo cilindro tira fuori di tasca un ultimo modello di smartphone, quello che ti fa sapere che tempo fa a Pechino, ti fa l’oroscopo, ti misura la pressione e il colesterolo, dice sempre dove ti trovi nel caso ti fossi smarrito. Usarlo solo per telefonare è da analfabeti di ritorno. Poiché il signor Giovanni, vecchio liberale geloso della sua privacy, si è sempre opposto al pressante invito di dotarsi di un cellulare, il gesto è salutato con vive espressioni di giubilo: «Evviva! Ti sei deciso finalmente! Era ora!»
«Che cosa credete? Che l’abbia comprato? Questo aggeggio non è mio». «L’hai rubato!», esclama la moglie che ha sempre avuto un’alta considerazione per il marito. «Ma no! L’ho trovato per terra, qualcuno senza accorgersene l’ha lasciato cadere e io l’ho raccolto prima che un’auto lo schiacciasse». «Sei pazzo!», gridano in coro le cinque donne e istintivamente allontanano le sedie dal tavolo dov’è posato l’innocente ordigno. «Mica voglio tenerlo! Se voi che siete esperte di questi cosi mi aiutate, riusciamo a sapere chi è il suo padrone e a restituirglielo». «Ma ci sei o ci fai? Non sai che oramai la polizia risolve i casi e trova i colpevoli degli ultimi delitti grazie alle tracce che trova sui cellulari?» «Non sono un delinquente! Non ho niente da nascondere, voglio solo fare il mio dovere di cittadino onesto e rispettoso delle leggi». «Oramai la frittata è fatta. L’importante adesso è non toccarlo, non farci niente, al massino cancellare le tue impronte. Perché tu non ha provato a farlo funzionare, vero che non hai provato?», gli domanda la più apprensiva delle figlie.
«Giura che non lo hai fatto funzionare», lo implora. Il signor Giovanni è sulla difensiva: «Be’, non so se l’ho fatto funzionare. Ho solo schiacciato qualche tasto qua e là per vedere se saltava fuori il nome del suo possessore». «È finita», gemono in coro le cinque lettrici di gialli. «Nessuno perde volontariamente il cellulare, i criminali l’hanno lasciato lì apposta per depistare le indagini. Da un’altra parte della città stanno realizzando il colpo del secolo e intanto la polizia cerca il cellulare seguendo i segnali che manda per segnalare la sua posizione. È un depistaggio da manuale del crimine. Fra pochi minuti verrà qui la squadra anti crimine, ti preleveranno per portarti in camera di sicurezza. Ti spareranno la luce negli occhi e ti chiederanno i nomi dei tuoi complici e dove hai messo il malloppo. E tu confesserai». «Io dirò la pura e semplice verità, dirò che l’ho trovato in corso Sebastopoli, davanti allo sportello del Bancomat. Qualcuno ha fatto un prelievo e senza accorgersene ha lasciato cadere questo arnese».
Le cinque donne sono costrette a cambiare la trama: «Eccola la spiegazione. Doveva squillare per dare il segnale ai complici che l’uomo che usciva dalla banca era quello da prendere in ostaggio. Adesso quei poveretti sono lì che aspettano, hanno fame e sete ma non possono muoversi». «Se la prenderanno con te che gli hai portato via lo strumento di lavoro! Ti chiederanno i danni, ti peleranno vivo!». Se la scorsa notte, alle tre, avete notato un tale davanti alla filiale di una banca che con fare guardingo, posava per terra uno smartphone, niente paura, era il signor Giovanni, controllato a vista da cinque donne acquattate nell’auto parcheggiata poco lontano.
Il Signor Giovanni e lo smartphone
/ 04.10.2021
di Bruno Gambarotta
di Bruno Gambarotta