Il Signor Brusapaglione

/ 30.05.2022
di Bruno Gambarotta

Prima o poi capita a tutti. Voglio dire: il penoso compito di sostenere ad ogni costo una conversazione fra persone che fino a pochi minuti prima non si conoscevano. Per rimediare a un imbarazzante silenzio che si sta prolungando oltre il lecito, c’è sempre qualcuno che rialza la testa e domanda: «Voi siete di Torino, vero?». Alla risposta ovviamente affermativa parte l’affondo: «Allora conoscerete certamente Sebastiano Brusapaglione». «Veramente no, ci dispiace, è la prima volta che sentiamo il suo nome». L’interlocutore, incredulo, scuote la testa: «Se uno vive a Torino è impossibile che non lo conosca, è una tale sagoma!» Cerchiamo di giustificarci: «Non siete tenuti a saperlo, ma gli abitanti della nostra città, seppure in calo costante, sono quasi 900mila. È un’impresa arrivare a conoscerli tutti». «Tutti no, ma Sebastiano Brusapaglione sì, è la prima volta che incontriamo dei torinesi che non sanno chi è».

A questo punto l’unica via percorribile è dimostrare un vivo interesse: «Cosa fa di preciso questo signore?», sottinteso: per essere così conosciuto? «È un vigile del fuoco ma nel tempo libero dipinge». «E dovremmo conoscerlo come pompiere o come pittore». Interviene la moglie: «Pittore non è la parola giusta». «L’ha detto suo marito che dipinge». «Per dipingere dipinge, ma non quadri sul cavalletto. Va in giro con il pennello e un barattolo di vernice indelebile, entra nei portoni delle case e disegna dei ghirigori artistici sui vetri delle portinerie». «E i padroni di casa sono d’accordo?» «Per farlo aspetta che la custode sia su per le scale a passare lo straccio. Non firma mai le sue opere e così non l’hanno ancora scoperto». La moglie riprende la parola: «Anche vigile del fuoco non è la parola giusta. Più che altro è un volontario. Fa parte di un’associazione di cittadini che vigilano sui possibili focolai d’incendio. Però è strano che non lo conosciate o che almeno non abbiate mai sentito parlare di Sebastiano Brusapaglione. Siete proprio sicuri di essere di Torino? Tante volte uno pensa di essere di una città e poi invece è di un’altra». Li rassicuriamo, ci dichiariamo disposti a mostrare le nostre carte d’identità. Non superiamo l’esame: «Si vede che state tutto il tempo chiusi in casa e non vedete mai nessuno. Quando tornate chiedete in giro chi è Sebastiano Brusapaglione e scoprirete che tutti lo conoscono». Ecco uno di quei casi nei quali la menzogna è una virtù. Se avessimo detto, mentendo, che quel tale lo conoscevamo benissimo, non saremmo finiti mortificati in un angolo.

La scorsa settimana s’è svolta una cena di lavoro fra quattro astigiani e quattro alessandrini in un paese a metà strada fra le due città. Prima di approfondire la reciproca conoscenza, fra i commensali è iniziato il solito gioco. Una signora astigiana ha dato fuoco alle polveri: «Se siete di Alessandria conoscerete certamente l’insegnante d’inglese di mio figlio». «Come si chiama?» «In questo momento il nome non me lo ricordo, ma prima o poi mi verrà in mente. So che ha sposato un inglese ed è stata per vent’anni in Birmania con suo marito». Una signora alessandrina tenta un cauto sondaggio: «Conoscerla proprio non direi, ma certamente ne ho sentito parlare da più di una persona, anche se in questo momento non mi ricordo da chi. Dove abita questa professoressa?» La signora astigiana manifesta un vivo e sincero stupore: «Ma lei non abita in Alessandria, è venuta via con la sua famiglia che non aveva ancora tre anni e non è mai più ritornata a vivere nella vostra città. Mi stupisco, credevo che, visto ce la conosce, lo sapesse». «Per saperlo lo sapevo, solo credevo che…» La prossima mossa tocca agli alessandrini: «Voi ad Asti avete quel farmacista che conosce a memoria tutte le tragedie di Vittorio Alfieri». I quattro astigiani si guardano e dai loro sguardi smarriti si capisce benissimo che ignoravano fino a quel momento l’esistenza di un tale fenomeno. «Un farmacista, avete detto?» domanda uno dei quattro per guadagnare tempo. «Sì, anche se poi l’ha venduta per aprire un ristorante dove ogni piatto è ispirato a una tragedia di Alfieri». Un grido di trionfo: «Ho capito di chi state parlando. In questo momento non mi ricordo il nome, ma so benissimo chi è. È stato compagno di scuola di Paolo Conte».

È fatta, uno a uno e palla al centro. Dite cosa volete ma avere tra i propri concittadini un Paolo Conte è una gran bella risorsa.