Il Salone del libro... in salotto

/ 23.03.2020
di Bruno Gambarotta

Mi sono «fatto» tutti i Saloni del Libro fin dalla prima edizione quando ancora era collocato nel palazzo di Torino Esposizioni prima di essere trasferito nella ex fabbrica di automobili Fiat del Lingotto. Ero ancora un dipendente della Rai e prendevo le ferie per essere lì tutti i giorni dal mattino alla sera. Una volta il mio direttore di allora, incrociandomi in un corridoio mi diede l’ordine di affrettarmi verso lo stand della Rai per allestire un collegamento in diretta e io non osai rivelargli che ero in vacanza. E ora non mi rassegno all’idea che la prossima edizione, prevista dal 14 al 18 maggio debba essere annullata per l’epidemia e rinviata in autunno quando altri eventi hanno già occupato tutti i giorni del calendario.

Ho deciso: se dovesse succedere, il Salone me lo faccio in casa con i miei editori preferiti. Con una premessa: alla pari di molti visitatori, non frequento gli stand dei grandi gruppi editoriali, mi sembra una perdita di tempo dal momento che i loro libri si trovano in bella vista sui banconi delle librerie che oramai fanno quasi tutte parte di una qualche catena che privilegia gli autori della casa. Il piacere maggiore che ricavo dal Salone è la scoperta dell’esistenza di piccoli o anche medi editori di cui ignoravo persino l’esistenza (in Italia i marchi sono più di 5mila). In ogni caso, anche se il marchio mi era noto, qui espongono tutto il loro catalogo e posso recuperare titoli che mi erano sfuggiti perché le novità sostano in libreria una ventina di giorni prima di essere rispedite in magazzino.

Torniamo al mio Salone domestico. Comincio da Adelphi, il più radical chic, lo colloco in sala contro la parete di destra, davanti a un altarino laico sotto una foto di Simenon, che gli ho scattato a casa sua a Losanna nel 1963. Adelphi è da collocare tra i grandi ma vale la pena esporlo perché è ricco di proposte curiose e spiazzanti, lavora ai margini del mainstream. Nel suo catalogo non trovi I promessi sposi ma le Note Azzurre di Carlo Dossi. Gli devo eterna riconoscenza per avermi fatto scoprire W.G. Sebald (Austerlitz) e Irène Némirovsky (Suite francese).

Sul lato opposto colloco L’Orma che pubblica libri perfetti dal punto di vista grafico, sotto un ritratto di Giovanbattista Bodoni. In camera da letto La Nave di Teseo perché voglio bene a Elisabetta Sgarbi. Einaudi va sul lato sinistro del lungo corridoio con Stile Libero sui ripiani bassi. Sul lato destro Bollati Boringhieri, con un grazie perché pubblica Hans Tuzzi.

Boringhieri è una costola di Einaudi, quando Giulio decise di mollare le collane scientifiche le prese il responsabile del settore, Paolo Boringhieri a cui si aggiunse tempo dopo il direttore di Einaudi Giulio Bollati. Ma anche Adelphi è una costola di Einaudi, la fondò Luciano Foa quando il comitato editoriale, per il diniego risoluto di parte dei componenti di fede marxista leninista si oppose al progetto di pubblicare l’opera omnia di Nietzsche nell’edizione Colli Montinari che faceva giustizia dell’ipoteca nazista sul filosofo. Ma non basta, altre due costole nascono da editori che si sono fatti le ossa in via Umberto Biancamano e sono Carmine Donzelli che dà vita alla sigla con il suo nome e Vittorio Bo, ideatore di Codice, che pubblica testi fondamentali di divulgazione che si collocano al confine fra due scienze su terreni inesplorati.

Torniamo al mio salone domestico. Su Iperborea non ho dubbi, la colloco in frigorifero, i suoi autori sono tutti nordici e non patiscono il freddo. Per Aragno che pubblica meravigliosi libri inarrivabili per un editore che debba anche guadagnarci sopra e per di più non li distribuisce, ci vuole una cassapanca foderata di raso nero. Sellerio, che per quanto riguarda il piacere della lettura non sbaglia un colpo, lo voglio in cucina, a portata di mano.

Nello sgabuzzino Minimum Fax, i suoi libri stanno bene dappertutto. Nomino per ultimo il marchio che sta in cima ai miei pensieri, collocato nel posto d’onore al centro della sala: Manni editori di Lecce, una piccola, coraggiosa casa editrice che ha nel suo catalogo grandi nomi della ricerca letteraria. Con un piccolo neo, purtroppo: hanno pubblicato i miei ultimi tre libri, che Dio li perdoni. A ogni salone mi compro due libri che vanno nel minuscolo studio per poterli leggere subito.

Quest’anno saranno i due Meridiani Mondadori, le 3000 pagine delle Opere di bottega di Fruttero & Lucentini, due amici che mi mancano e un libro edito da Einaudi, La storia dei Sacri Monti di Guido Gentile. Ripensandoci, perché non possiamo progettare un salone virtuale? Da visitare stando in casa? Allestiamo un sito, con un link per ogni editore. Ci clicchi sopra ed entri non nel suo catalogo, quello c’è già, ma nel suo stand, dove dialoghi con gli addetti, sfogli i libri, assisti alla presentazione di un autore che, da casa sua, ti racconta il suo ultimo libro. Puoi fargli delle domande, se è uno straniero facciamo scorrere in basso la traduzione simultanea. Proviamoci, cosa costa?