Scrive Teodoreto da Cirro nel Capitolo XVII della sua Storia Ecclesiastica: «Quando l’imperatrice scorse il luogo in cui il Salvatore aveva sofferto, immediatamente ordinò che il tempio idolatra che lì era stato eretto fosse distrutto, e che fosse rimossa proprio quella terra sulla quale esso si ergeva. Quando la tomba, che era stata così a lungo celata, fu scoperta, furono viste tre croci accanto al sepolcro del Signore. Tutti ritennero certo che una di queste croci fosse quella di nostro Signore Gesù Cristo, e che le altre due fossero dei ladroni che erano stati crocifissi con Lui. Eppure non erano in grado di stabilire a quale delle tre il Corpo del Signore era stato portato vicino, e quale aveva ricevuto il fiotto del Suo prezioso Sangue. Ma il saggio e santo Macario, governatore della città, risolse questa questione nella seguente maniera. Fece sì che una signora di rango, che da lungo tempo soffriva per una malattia, fosse toccata da ognuna delle croci, con una sincera preghiera, e così riconobbe la virtù che risiedeva in quella del Signore. Poiché nel momento in cui questa croce fu portata accanto alla signora, essa scacciò la terribile malattia e la guarì completamente».
Siamo probabilmente attorno alla metà del V secolo (Teodoreto morì attorno al 457). Il testo di Teodoreto costituisce la sintesi destinata a divenire canonica delle redazioni del ritrovamento della Santa Croce da parte di Elena, madre di Costantino e grande Indiana Jones ante litteram per la raccolta delle reliquie più importanti della Cristianità (mancherà ahinoi al suo palmares soltanto il Santo Graal). Fatte distribuire schegge della Croce in tutto l’Impero e portatisi a Costantinopoli i chiodi della Passione, lasciò in custodia la parte sostanziale della reliquia ed il titulus di condanna INRI al Vescovo di Gerusalemme. La reliquia divenne subito centro del culto e meta di pellegrinaggi. Il resoconto della pia Egeria, che data al 380, rende bene la misura dell’intensità di una devozione che aveva il suo culmine nella solenne ostensione periodica della Croce: «Quindi una sedia viene posta per il vescovo sul Golgota dietro la Croce, che adesso è in piedi; il vescovo prende posto sulla sedia, e davanti a lui viene posta una tavola coperta di un panno di lino; i diaconi stanno in piedi attorno alla tavola, e vengono portati uno scrigno argentato in cui si trova il sacro legno della Croce e la condanna, e posati sul tavolo. Lo scrigno viene aperto e [il legno] viene preso, e sia il legno che la condanna vengono posati sul tavolo. Ora, quando viene messo sul tavolo, il vescovo, sedendosi, mantiene con fermezza le estremità del sacro legno, mentre i diaconi fermi tutto attorno lo sorvegliano. Esso viene così sorvegliato perché è tradizione che le persone, sia i fedeli che i catecumeni, vengano una alla volta, inginocchiandosi davanti al tavolo, per poi baciare il sacro legno e allontanarsi. E a causa di ciò, non so quando successe, si dice che qualcuno abbia morso e quindi rubato una scheggia del sacro legno, ed è quindi sorvegliato dai diaconi che stanno tutt’attorno, nel caso che uno di quelli che vengono dovesse tentare di farlo di nuovo. E quando le persone passano una ad una, tutte inchinandosi, toccano la Croce e la condanna, prima con la fronte e poi con gli occhi; poi baciano la Croce e passano, ma nessuno stende la mano per toccarla. Quando hanno baciato la Croce e si sono allontanati, un diacono regge l’anello di Salomone e il corno con cui venivano Consacrati i Re; baciano il corno e guardano l’anello». La visita ai Luoghi Santi e l’adorazione delle reliquie, prima vera e propria industria turistica con tanto di tour operators, guide e gadget low cost, divenne una delle risorse fondamentali del Regno di Gerusalemme.
Com’è noto, sottrarre i luoghi di Terra Santa alla profanazione della conquista saracena fu la motivazione fondamentale delle Crociate. Il successo iniziale si trasformò in disfatta con l’ascesa di An-Nasir Salah ad-Din Yusuf Ayyub, conosciuto come Saladino (1137-1193). Regnava al tempo su Gerusalemme una delle figure più enigmatiche e misteriose della storia delle Crociate, quel Guy di Lusignano la straordinaria (ed improbabile) biografia del quale merita la prossima puntata della vostra Rubrica preferita. Il 4 luglio 1187, ad Hattin, non lontano dal lago di Tiberiade, l’armata del Regno di Gerusalemme fu annientata dall’esercito di Saladino. Guy di Lusignano fu tra i pochi sopravvissuti. Portato a cospetto del Sultano esausto ed affranto per la disfatta, Saladino in persona gli offrì acqua da bere – segno dell’intenzione di risparmiargli la vita. Quando Guy passò la coppa al suo compagno Raynald, anch’egli sopravvissuto al massacro, Saladino si indignò: la sua clemenza non si estendeva a Raynald. E con un colpo di spada lo decapitò di fronte ad un Guy inorridito.
Il Regno di Gerusalemme era perso. L’industria turistica cambiò segno e la Città Santa divenne meta di pellegrinaggi alla Moschea della Roccia, il terzo luogo sacro dell’Islam. Perso il Regno si perse anche traccia della reliquia della Santa Croce. Da quel momento, persa La Cosa, ricominciarono a fiorire news di ogni sorta sul suo destino…