Uno guarda la televisione e dopo un po’ desidera spararsi. Un tempo c’era il focolare, coi nonni, i figli piccoli, ci si raccontava qualcosa; se uno era solo, seduto accanto al fuoco, pensava; era bellissima anche la malinconia. Oggi c’è il termosifone o il riscaldamento a pavimento. E c’è la televisione, uno la guarda, un’idiozia dietro l’altra, e desidera spararsi.
Cioè, prima vorrebbe sparare alla televisione, quando compare il conduttore, l’uno o l’altro è lo stesso, o la conduttrice, tutta gonfia e artificiale, è legittimo esserlo, certo! ma è da qui che inizia lo scoramento, non perché è artificiale, ma perché è sempre la stessa, indistinguibile dalle altre della stessa categoria, e pone le questioni del giorno come fossero dei grandi eventi, e invece sono cazzate, sempre le stesse, girate in un verso o in un altro, che cosa ha detto il tale del tal altro, che cosa il tal altro del tale, e il tale che cosa ha risposto, cazzate, sempre cazzate inutili, e se per caso, ma raramente, si tratta di eventi importanti, il chiacchiericcio li fa diventare cazzate ripetute ogni giorno con piccole modificazioni, su cui fanno sentire le loro opinioni gli opinionisti, anche loro sempre gli stessi, che ruotano, da un programma all’altro, a volte è il conduttore di un programma che fa l’opinionista in un altro, o viceversa, l’importante è che reciti la sua parte, c’è l’iroso, c’è lo scrittore specializzato in banalità civiche, c’è il patriottardo che ha un solo argomento e non si scosta da quello, c’è il conservatore che dice di parlare solo con il buonsenso, c’è il tecnico, che parla da tecnico e ci sarebbe da credergli, se un altro tecnico non parlasse diverso, non si contraddicessero, svelando che sono opinionisti anche loro e solo tecnici nella parte per cui sono pagati; poi c’è quello che non sa niente ma è stato a letto con la tal dei tali o ha partecipato a un gioco a quiz o a un gioco da spiaggia, però dice la sua opinione, che vale come un soldo bucato, un merlo parlante forse avrebbe idee più interessanti, però non lo chiamano, peccato, sarebbe una voce nuova e magari più acuta; poi c’è il filosofo, chissà cosa vuol dire, anche questa è una parte, cioè un personaggio, come nel mondo dei burattini, che c’è l’avaro, l’amoroso, la bella servetta, Arlecchino, Sganapino; Pulcinella che ha sempre fame, il dottor Balanzone, che dovrebbe essere dotto, una specie di tecnico se lo invitassero in televisione, solo che svelerebbe che è solo un burattino, il copione non è scritto, ma ognuno ha una caratteristica, in modo da rappresentare democraticamente la varietà umana, ma sono sempre gli stessi, una trentina, e ricompaiono in ogni spettacolo, il tecnico, il litigioso, la femminista scrittrice, lo scrittore anche lui femminista; e poi l’omosessuale iracondo e ciccione, con la parrucca perché sotto è calvo e sembrerebbe un vecchio preside, non vuole si veda, e allora si mette in maschera, poveretto, a che bassezze scende l’umanità!
Ma questi sono buffoni, come ce ne sono al circo equestre; solo che i clown sono artisti, è un lavoro difficile, si dichiarano tali, non sono opinionisti; come quell’altro, di fronte al quale perdo la forza di vivere, che fa l’uomo dei boschi venuto a dire la sua opinione, porta un gilet senza maniche, che nei boschi è poco adatto, ci sono i rovi, c’è la sterpaglia, il nome non me lo ricordo, e in testa ha un fazzoletto come i pirati, si decida! vuole fare il montanaro o il pirata? perché anche gli amuleti che porta e le collane sono da pirata. Beh! non importa, è assoldato come buffone generico, che però dice la sua opinione, a sentirlo mi deprimo, cazzate, cazzate.
Ma mi deprimo di più se c’è un comico. Che compito hanno coloro chiamati comici? Di imitare i loro colleghi televisivi; sembra che la comicità sia questo, imitare; e gli imitati sono i trenta opinionisti, tutto in famiglia, ogni sera, per tutto l’anno, e non essendoci più il fuoco del caminetto, il cittadino inerme, che ha avuto l’idea sbagliata di comprarsi il televisore, esposto con troppa frequenza a questo spettacolo, io dico che prima o poi si spara, o come minimo ha l’impulso a spararsi, capendo che è inutile sparare al televisore.
Per questo credo sia giusta la legge che vieta la libera detenzione di armi, anzi la rafforzerei, chiunque per effetto della televisione dimostri stati di ira e di squilibrio mentale, chiunque imprechi guardando la TV e dia in escandescenze contro lo schermo e le figure che si muovono dentro, costui è in pericolo, gli si tolga il porto d’armi se ce l’ha, gli si tolga il fucile da caccia, anche fosse arrugginito troverebbe modo di spararsi, non perché ha visto un politico avverso, ma perché l’esposizione prolungata alla TV genera una tipica sindrome, per cui l’uomo comune, in mancanza di un canale di sfogo, si sfoga su sé stesso sparandosi. Qualcuno va in bagno e si annega o tenta di annegarsi sotto la doccia. In tal caso la legge è impotente.