Bisognerebbe sempre ringraziare la sorte quando capita un disastro, per il fatto che non è capitato di peggio. Uno si rompe una gamba, beh, deve ringraziare di non essersene rotte due. Uno viene scippato, beh, per fortuna non l’hanno accoltellato. Uno viene accoltellato, grazie a Dio non l’hanno fatto secco, non l’hanno gettato sotto al tram, non l’hanno rapito e seviziato, non l’hanno rapito per espiantargli un organo e rivenderlo, perché succede anche questo, un organo rende più di un riscatto; si sa che al giorno d’oggi c’è un vasto commercio di organi per i trapianti.
Se a uno la malavita gli ha tolto un rene, beh, deve ringraziare che non gli abbiano tolto il cuore, il cuore vale moltissimo, ci sono ricchi in attesa di un cuore nuovo, la malavita è in grado di procurare di tutto, anche il cervello, se si potesse già trapiantare, solo che il rapito senza cuore o senza cervello non vive. Allora la malavita in questi casi simula un incidente; prima compila l’elenco delle persone disposte a donare, cioè coloro che generosamente hanno firmato come donatori in caso di morte; è la stessa malavita che presentandosi come ente assistenziale senza fini di lucro raccoglie le firme dopo una campagna di propaganda: «Donate gli organi, continuerete a vivere in un’altra persona».
Poi uno a uno i donatori hanno incidenti, chi cade da una finestra, chi si fulmina con la corrente, chi inghiotte per errore acido muriatico, fino ai più classici incidenti d’auto, con l’altro che fugge e non viene trovato. Sembra tutto casuale, invece è la malavita che lavora su commissione, serve un fegato, serve un braccio, serve la milza o un metro quadrato di pelle, guardano l’elenco dei donatori e scelgono uno che sia geneticamente compatibile, poi l’incidente. Se ci sono difficoltà burocratiche rapiscono uno qualunque, e in una loro clinica convenzionata gli espiantano l’organo, e il resto del poveretto lo sciolgono o lo inceneriscono. Bisogna dire che il poveretto non prova dolore, perché lo anestetizzano subito; quindi anche costui deve ringraziare, perché non l’hanno torturato per estorcergli ad esempio la combinazione della cassaforte, o non è finito nella cantina di un sadico che ogni giorno gli cava un dente, poi le unghie, un occhio e così via.
I sadici sono difficili da ringraziare, però ce ne potrebbe sempre essere uno più sadico ancora, da cui per fortuna ci si è salvati. La vita non è rose e fiori, però bisogna sempre pensare che c’è di peggio; allora anche nelle traversie più nere uno può stare allegro. Prende fuoco la casa? beh, per fortuna eri assicurato. Non sei assicurato e perdi tutto? beh, continui però a prendere lo stipendio. E se a uno brucia la casa subito dopo che l’hanno licenziato? beh, anche fare il barbone è un modo come un altro di vivere, anzi, uno si libera da tutte le preoccupazioni, dall’ansia di carriera, dalla paura dei ladri, dalle tasse (mi sembra che i barboni non paghino tasse), ci sono le mense per poveri dove, per mia stessa esperienza, si mangia bene, semplice, meglio che nei ristoranti di lusso, dove lentamente ti avvelenano, con gli intingoli e il mercurio nel pesce, ti fanno venire la gastrite e poi l’ulcera; e non sono i peggiori, perché in altri ristoranti carissimi e raffinatissimi uno esce che non sta in piedi, ha perso l’uso della parola, crede sia il vino, invece è la glicemia, l’ematocrito, un arresto cardiaco, la trombosi. In fondo finire barbone, dormire all’aperto, sotto un cartone, è meglio che dormire in un gulag; o dormire in un buon letto anatomico ma tra incubi spaventosi che a poco a poco ti conducono al delirio e alla dissociazione.
C’è una disgrazia suprema della quale non ce n’è una peggio? Siamo abituati a pensare che il disastro supremo sia morire. Non è vero. Anche in tal caso c’è da ringraziare. Prima di tutto perché morire è obbligatorio, non si è mai dato il caso contrario, e stare a fare i pignoli, un anno più, un anno meno, sinceramente non vale la pena. Poi sembra non ci sia l’inferno, non è cosa da poco; se ci fosse sarebbe un bel guaio, credo che al giorno d’oggi nessuno lo scamperebbe; se fosse come dice Dante Alighieri, beh, difficile pensare qualcosa di peggio. Ma anche il paradiso, stare lassù a cantare in coro la stessa canzone per tutta l’eternità, io non so a chi gli è venuto in mente di immaginarlo. E anche il paradiso islamico, con le 72 vergini, obbligato a un coito continuo, 72 ogni giorno, è un’esagerazione, neanche Nabokov con Lolita arrivava a tanto. Quindi se dopo non c’è niente, secondo me dobbiamo solo dire grazie, o per fortuna; si torna a quello che eravamo prima di nascere, un mucchietto di sostanze chimiche, principalmente carbonio e acqua, non ci vedo niente di male.