La svolta animalista del Berlusca è l’ennesima carnevalata che l’ex Cavaliere propina ai suoi inveterati ammiratori. E fa sulle prime una certa tristezza, come assistere agli spettacoli di un clown sul viale del tramonto, che non riesce più a far sorridere neanche i bambini. Vederlo baciare la capretta, rotolarsi sul prato con un gatto siamese, accarezzare il chow-chow, sentirgli invocare il carcere per chi maltratta gli animali e raccontare la sua familiarità con le mucche sarebbe uno spettacolo patafisico se non si legasse alla (sfacciata) dichiarazione elettorale: «Un sondaggio effettuato su un campione di duemila persone – ha detto – indica che se alle prossime elezioni si presentasse un movimento per la difesa dei diritti degli animali e dell’ambiente avrebbe il 20%».
Il legittimo sospetto – ben più che un sospetto – è che se il 22% si dicesse favorevole a chi lascia i cani e i gatti sul ciglio dell’autostrada prima di partire per le vacanze, Berlusconi preparerebbe un programma politico dalla parte dei vessatori anonimi, con una difesa delle percosse e degli abbandoni estivi. Se invece il 23% si esprimesse per il ritorno dei telefoni a gettone nei luoghi pubblici, lo vedremmo certamente con la cornetta in mano dentro una vecchia cabina e gli sentiremmo dire che ad Arcore non ha mai usato il cellulare, ma solo apparecchi fissi a parete. Tutto ciò che garantisce un voto in più va accolto e fatto proprio con ridente adesione infantile. Del resto si sa da tempo che alle ideologie novecentesche fatte di massicci princìpi elaborati attraverso pesanti filosofie socio-politiche si è sostituita una sola ideologia: la «democrazia» del borborigmo, di cui il Berlusca (1– all’ostinazione) è stato tra i primissimi portabandiera e Donald Trump è uno dei suoi massimi continuatori. Volete le banane? Detasseremo le banane. Non vi piacciono gli africani? Meno africani per le strade. La maggioranza ama i nasi finti? Via alla campagna a sostegno dei chirurghi estetici (che se poi favorisce anche il mio lifting, meglio). Il gioco d’azzardo piace? Più slot nelle scuole per l’infanzia.
La democrazia del borborigmo intestinale si alimenta di mediocrità culturale e alimenta la mediocrità dello spirito, a sua volta favorita dall’impero dei social. Nel 1978 Umberto Eco aveva scritto un saggio intitolato Il superuomo di massa dedicato agli eroi da romanzo popolare (fumetto compreso): oggi dovrebbe aggiungere forse un capitolo sul suo opposto, Mediouomo di massa. La mediocrazia è il titolo di un saggio del filosofo canadese Alain Deneault (appena pubblicato in Italia da Neri Pozza). Sottotitolo: «Come e perché i mediocri hanno preso il potere» (voto 5–, a volte si perde un po’). Uno dei più potenti generatori di mediocrità è la necessità di «stare al gioco», cioè a un insieme di pseudo regole non scritte e di rituali diffusi che si basano su un gigantesco rapporto di forze tra individui: se stai al gioco sei dei nostri. Deneault si sofferma sul mondo dell’università, ma anche sul lavoro, sulla politica e sulla cultura: «La principale competenza di un mediocre? Riconoscere un altro mediocre. Insieme organizzeranno scambi di favori per rendere potente un clan destinato a crescere, perché i mediocri fanno presto ad attirare i loro simili. L’importante non è tanto evitare la stupidità, quando agghindarla con i simboli e i simulacri del potere». La mediocrazia premia il dilettante, l’incompetente, il cialtrone e cerca di neutralizzare l’esperto liquidandolo come noioso ed elitario, poco democratico e troppo inutilmente complicato. La mediocrazia è il governo dei media e i media, oggi, sono i social.
Persino l’inventore di Twitter, Evan Williams, se n’è accorto: «Internet non funziona più», ha detto in un’intervista al «New York Times». «Un tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo». Più che un genio (come è stato sempre definito), un ingenuo. Internet è diventato un posto che rende possibile (grazie a Twitter) l’elezione del presidente degli Stati Uniti: un posto che permette a un mediocre megalomane di essere pericoloso per il mondo intero. Dunque? Williams (5+ al pentimento) si è scusato per avere indirettamente favorito Trump e ha fondato Medium. Che cos’è Medium? È un social network basato non sulla pubblicità, e dunque gratuito, ma su una forma di abbonamento. Risultato? Catastrofico. La qualità non fa per internet, tanto meno se a pagamento. Il peso della qualità e la noia della competenza non raccolgono voti né clic. L’animalismo sì. E dopo il capretto baciato prima di Pasqua, a Natale vedremo il Berlusca parlare alla renna. Il mediouomo di massa non ha niente a che fare con Francesco d’Assisi e non parla coi lupi. E se cinguetta come gli uccelli lo fa su Twitter.