Il 29 agosto 1813 due schiavi neri addetti al pascolo degli animali di Fort Mims, ad una cinquantina di miglia a nord dell’attuale città di Mobile, in Alabama, riferirono al comandante Maggiore Daniel Beasley di aver intravisto una pattuglia di guerrieri Creek nelle vicinanze del forte in apparente missione di ricognizione. Beasley mandò una pattuglia di scout a controllare e, visti i risultati negativi, fece frustare i due schiavi per procurato allarme. Il giorno successivo uno scout della guarnigione notificò al Comandante di aver visto tracce dei guerrieri Creek, le temute Mazze Rosse (Red Sticks) dal colore delle loro micidiali mazze da combattimento, non lontano dal Forte. Ancora una volta Beasley minimizzò, questa volta sembra in quanto ubriaco.
Beasley era noto nei circoli dell’esercito americano per il disprezzo delle qualità militari dei Creek che peraltro conosceva in quanto all’interno del forte si trovavano, oltre a 265 membri della Milizia che comprendeva assieme ai bianchi Volontari del Mississipi, una settantina di meticci indiani Tensaw nemici storici dei Creek. E almeno altrettanti indiani Creek della fazione opposta a quella che Beasley si trovava a fronteggiare, avendo affermato che con gli uomini a sua disposizione era in grado di sbaragliare qualsiasi banda di indiani che avesse ardito attaccarli. Ma in quella fatale mattina Beasley avrebbe avuto modo di ripensare alle sue certezze. Fort Mims era poco più di una palizzata mal costruita ed in condizioni di scarsa manutenzione, tanto che il cancello orientale di accesso era parzialmente aperto in quanto bloccato da un accumulo di sabbia che nessuno si era dato briga di rimuovere. Verso mezzogiorno tutti a Fort Mims erano intenti a pranzare – nessuno di sentinella sugli spalti. All’improvviso una forza stimata fra i 500 ed i 1000 guerrieri Creek Mazze Rosse irruppero dal cancello aperto sciamando all’interno del forte dopo aver messo in sicurezza i cannoni e la difese esterne. Beasley ed i suoi si ritirarono precipitosamente dentro la palizzata interna della fortificazione e da lì si difesero strenuamente per almeno due ore. Esaurito l’impeto iniziale e vedendo le proprie perdite aumentare, i Creek si fermarono per circa un’ora, il tempo di decidere se abbandonare l’impresa o continuare fino alla fine. Vinse la fazione che sosteneva che i Tensaw dovevano pagare per aver tradito i Creek combattendo dalla parte dei bianchi alla battaglia di Burnt Corn che un mese prima aveva visto le Mazze Rosse pesantemente sconfitte con un attacco di sorpresa che li aveva colti mentre pranzavano. Pranzo interrotto per pranzo interrotto: i Tensaw dovevano morire.
Alle 3 del pomeriggio la battaglia si riaccese. Questa volta i difensori rimasti si attestarono all’interno di un edificio chiamato Il Bastione per tentare un’ultima resistenza. I Creek appiccarono il fuoco e l’incendio presto si sparse in tutta la palizzata. Gli attaccanti riuscirono a sfondare le difese interne e – nonostante i tentativi per risparmiare le vite dei miliziani bianchi da parte del loro leader William Weatherford, alias Aquila Rossa, che aveva lui stesso sangue misto Scozzese, Francese e Creek (da parte di madre) – massacrarono indistintamente miliziani, indiani meticci, Creek della fazione ostile e quanti altri si opponevano. Dopo una battaglia di ore, circa cinquecento difensori erano stati uccisi o catturati. Quasi tutti gli schiavi neri furono risparmiati, ma cento di loro vennero fatti prigionieri assieme ad almeno tre donne e dieci bambini. 250 caduti furono scalpati dalle Mazze Rosse. Dei difensori solo trentasei riuscirono a fuggire. Quando alcune settimane più tardi una colonna di soccorso arrivò da Fort Stoddard trovò 263 cadaveri dei difensori e 100 dei guerrieri Creek.
La vicenda storica dei Creek è paradigmatica dei tragici paradossi che hanno insanguinato la storia delle First Nations americane fin dal primo impatto con gli europei. Nello specifico il seme avvelenato era già presente nelle fondazioni strutturali della società Creek stessa. La loro organizzazione parentale infatti è di tipo matrilineare. Il che significa che la discendenza fra i Creek è calcolata lungo la linea materna. Questo implica che l’autorità ultima sulla prole non pertiene al padre ma allo zio materno. Considerato che i Creek furono fra i primi a venire a contatto coi bianchi ai tempi nei quali questi erano a corto di donne e sposavano volentieri donne Creek, presto venne a costituirsi una larga fascia di Creek cresciuti «come bianchi» nelle case dei loro padri europei ma legatissimi alle loro origini per il rapporto che intrattenevano coi «Creek puri» nella persona dello zio materno.
Ai primi dell’Ottocento i Creek si trovarono dunque divisi in due fazioni: i «meticci» che comunque si ritenevano parte della Nazione Creek ma erano favorevoli all’adozione della cultura dei bianchi ed i «nativisti» che quella cultura rifiutavano in favore di un ritorno alle «vie degli antenati». Nel 1812 una feroce guerra civile vedeva le due fazioni mortalmente opposte. Il Massacro di Fort Mims segnò il culmine di una tragedia storica dove – come sempre peraltro? – distinguere i Buoni dai Cattivi come sarebbe comodo è gara dura, molto dura.