Le quattro giornate che vanno dall’8 al 12 aprile hanno segnato un momento nero nei rapporti fra Oriente ed Occidente almeno per quanto riguarda le due metà storicamente forgiatesi attorno alla conversione alla religione cristiana. Siamo oggi usi a pensare che le differenze di approccio ai fondamentali della modernità siano dovuti agli sviluppi recenti che hanno visto il blocco dell’Est ad egemonia sovietica contrapporsi ad un Blocco Occidentale bene o male egemonizzato da quell’invenzione del modernismo illuminista che sono stati (in passato, deliberatamente) gli Stati Uniti, compresi fra il radicalismo di un Payne ed il genio militare di un Lafayette. Ma le cose, per la memoria storica che comunque forgia la nostra percezione del divenuto anche senza il nostro consenso, stanno in maniera diversa.
Lo iato, il gap, la differenza fra Europa Orientale ed Europa Occidentale ha radici più profonde di quanto venne ad affermarsi nel Secolo Breve.
Siamo nel 1204: la Quarta Crociata è inchiodata ai Dardanelli incapace di attraversare lo stretto sulla via per Gerusalemme per mancanza di navi e traghetti. La situazione è resa ancora più drammatica dalla mancanza di rifornimenti per uomini e cavalli: il bottino estorto alle popolazioni dell’Impero bizantino durante la lunga marcia verso il Sud della Dalmazia sono alla fine ed indugiare oltre vorrebbe dire inasprire ulteriormente i rapporti fra i gelosi, gelosissimi Capitani crociati con le loro truppe assetate chi di reliquie e santità e chi di meno nobili, indicibili obiettivi – ma tutte affamate. Ma, soprattutto, ogni ulteriore indugio voleva dire inimicarsi i bizantini oltremisura. Fino ad allora questi si erano limitati ad azioni di contenimento dell’irruenza (chiamiamola così) della truppaglia crociata in bisogno di polli, agnelli e giovani fanciulle, incerti peraltro se tollerare gli ospiti ingombranti o suonarle ai contadini che non erano certo contenti di vedersi rubare l’ultimo maiale in cambio di un rosario – e tutto questo in mancanza di direttive certe ed inquivocabili da Costantinopoli. Qui, infatti, il caos regnava sovrano da un bel pezzo.
Alessio IV Comneno era riuscito in qualche modo a farsi eleggere imperatore dopo una lotta per l’affermazione dinastica che costituiva – ed ha costituito da sempre e per sempre – la debolezza dell’erede orientale dell’Impero Romano. Se nell’Europa dei Barbari convertiti alla Romanità-cum-Cristianesimo e ormai aspiranti al titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero con papale benedizione, l’imposizione della Legge Salica, culturalmente universale a Nord delle Alpi, statuiva chiaramente che il bastone di comando passava da Padre a Figlio Maggiore, a Costantinopoli si pagavano da sempre i velenosi dividendi storici che erano lascito dello statuto storicamente ibrido ed ambiguo perché mai digerito – certo, ma non solo, per quanto riguarda la successione al titolo imperiale – della «tradizione» romana che scontava correnti storiche sotterranee repubblicane. Che «tradizione» non erano mai divenute col trionfo dell’Imperialismo come forma di governo, ma in qualche modo continuavano a livello culturale. Così, se Roma era finita (anche) per la crisi di un sistema di successione fuori linea con la Storia per il quale uno psicopatico dava fuoco all’Urbe ed un altro umiliava la classe senatoriale nominando il suo cavallo, a Costantinopoli ad ogni tre per quattro la successione al trono supremo comportava avvelenamenti quando non annegamenti in un susseguirsi di colpi di (o)scena che in confronto Dinasty fu roba da educande.
Insomma, per tornare all’8 febbraio 1204 il rivale di Alessio IV Comneno – alleato dei Crociati che lo sostenevano nella lotta per il trono – decide di farla finita col contendente al trono che pure aveva mantenuto in vita come ostaggio tanto per vedere come si sarebbero comportati i Crociati stessi una volta arrivati coi piedi a bagno a Dardanelli. Assassinato il Quarto dal Quinto i crociati decidono di rivoltarsi contro Alessio V e prendere Costantinopoli: ricco, ricchissimo, megabottino assicurato e leali alleati del povero Alessio IV onore salvato. I conti tornavano. La mattina del 12 aprile 1204 si svolge l’attacco finale. Ventimila crociati, fra i quali spiccano diecimila truppe veneziane scelte, si scontrano con quindicimila difensori bizantini in quella che restarà fra le battaglie più infami della Storia. Quello che successe quando le difese costantinopolitane caddero per esaustione militare e morale è passato alla Storia e alla Memoria.
Nel 2004, in occasione della visita del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo II in Vaticano, Giovanni Paolo II ebbe a dire: «Come non possiamo accumunarci da fratelli per la pena ed il disgusto per quanto accadde nel 1204?». La Storia ha una memoria lunga.