Nei nostri due ultimi appuntamenti, per leggere il presente connesso, abbiamo scomodato il filosofo tedesco Richard David Precht. Intanto alle nostre latitudini si è tenuto il Premio Möbius Multimedia 2018 che in questa edizione, dopo Big Data e Smart City, si è chinato su un altro tema cruciale del nostro tempo «Digitale e ambiente» parlandone con personalità di primo piano come Alessandro Curioni, direttore del Centro di ricerca IBM di Rüschlikon, e Bruno Oberle, professore di economia verde al Politecnico federale di Losanna (potete recuperare i loro interventi integrali sul sito del Premio Möbius: www.moebiuslugano.ch).
Nel frattempo, per capire come è andata questa edizione, ho fatto una chiacchierata con Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius Lugano. E siamo partiti dalla stessa domanda in programma per il simposio: riusciranno le tecnologie a salvare l’ambiente o saremo, invece, fagocitati dalle tecnologie che sfuggono al nostro controllo? «Sono un inguaribile ottimista. Con mio figlio, ecologista duro e puro, e piuttosto pessimista, ci confrontiamo e ci scontriamo spesso su questi temi. Dagli incontri del Möbius è emerso che abbiamo delle occasioni straordinarie ma abbiamo delle partite, delle sfide importanti da affrontare. Ad esempio quella dei Big Data, che rappresentano una risorsa preziosa perché sulla base di nuove conoscenze ci permettono di prendere decisioni più mirate e più ponderate. Dobbiamo però preoccuparci della loro gestione che deve essere più attenta e consapevole e, in particolare, su questo c’è stata unanimità negli interventi, i dati devono tornare in mano nostra, devono tornare ad essere dei cittadini, della comunità e di chi li produce».
Dunque le tecnologie per fare bene ci sono e sono potentissime e su questo è stato chiaro Curioni: «con le nuove tecnologie saremo in grado di affrontare tutte le sfide del prossimo futuro, saremo in grado di comprendere e risolvere problemi cruciali come quello della sovrappopolazione, della sovrapproduzione e dello spreco e grazie alla raccolta e rielaborazione dati di decidere e reagire in tempo reale». Ma c’è un problema: bisogna vedere chi le gestisce e con quali scopi e interessi. Sempre Curioni ha sottolineato l’importanza che etica e responsabilità sociale hanno sempre avuto per un’azienda innovatrice dell’ IT come IBM. Su questo aspetto, e torniamo a Richard David Precht, Zuckerberg & Co, non hanno nessuna idea. «Qui parliamo di un gioco forza – mi dice Petralli – queste grandi aziende sono fortissime mentre gli Stati sono in una posizione debole. A questo proposito mi ha sorpreso vedere che a livello politico c’è chi inizia a fare delle serie marce indietro come ad esempio la Germania. Sembra quasi che il governo sia preoccupato di irretire questi grandi player visti come fonte di conoscenza, novità e via dicendo. Dobbiamo invece fare molta attenzione a ridisegnare argini e confini di un potere eccessivo che andrebbe ridefinito e controllato».
Considerazioni che ci portano dritte ad un altro tema che sta a cuore al Möbius e cioè quello dell’editoria mutante tra l’altro in un momento in cui l’Annuario 2018 sulla qualità dei media ci dice che in Svizzera la qualità delle informazioni è in fase discendente ed è entrata in una spirale negativa a causa dell’influenza di Google & Co. E ci conferma che a causa della digitalizzazione gli utenti sono meno propensi a pagare per le informazioni e preferiscono informarsi tramite i social media. Mi trovo allora d’accordo con Massimo Bray, direttore della Treccani e già ministro italiano della cultura, quando dice che «siamo di fronte ad una società che ci pone di fronte ad un tema di transizione antropologica. Questo vale per tutti i campi, per il campo sociale, per la politica, per la cultura, non è un problema dell’editoria ma di tutta la filiera della conoscenza».
Su questo torneremo, così come il Möbius che dall’anno prossimo intende aprire alle nuove forme di editoria per mostrare con esempi tangibili quali sono i nuovi orizzonti dell’editoria mutante.