Il futuro? Mah!

/ 10.01.2022
di Ermanno Cavazzoni

Il futuro: lo potessimo indovinare! Non so immaginare un metodo minimamente sicuro. Eppure ci hanno sempre provato. Nell’antichità si traevano auspici dal volo degli uccelli, dalle viscere degli animali, dai sogni, da vecchie signore specializzate nel predire, le cui parole però andavano interpretate, e altrettanto i sogni e tutto il resto. Si era sempre nell’incerto: Giulio Cesare è andato in senato dove sarebbe stato ucciso, nonostante gli innumerevoli segni premonitori, che però solo dopo hanno preso il loro significato infausto. La notte prima della grande battaglia di Farsalo era apparsa in cielo una palla di fuoco, che si è diretta verso uno dei due accampamenti. Indicava il vincente o il perdente?

Cesare ha sparso la voce che i vincenti erano loro, infondendo nei soldati fiducia, e così è stato. Pompeo aveva sbagliato interpretazione, se no si sarebbe ritirato, aspettando i segni a lui fausti; ma in tal caso si sarebbe ritirato Cesare, se i segni erano a lui negativi. Quindi con interpreti competenti non ci sarebbe mai stata battaglia, gli eserciti si sarebbero alternativamente inseguiti fino allo sfinimento. La storia sarebbe tutta virtuale; i generali si incontrano, nello spazio vuoto tra i due eserciti, guardano uno stormo di uccelli e ne traggono le conseguenze, uno dei due si deve arrendere. Certo che l’esercito perdente si scoccerebbe, hanno lasciato la famiglia, il buon letto di casa, l’assistenza sanitaria a domicilio, e tutto questo per niente, neppure si potrà dire che sono veterani coi relativi vantaggi, perché senza aver combattuto uno non è considerato un veterano, casomai un imboscato.

Si noti che con questo sistema predittivo infallibile gli eserciti vanno in ogni caso allestiti, e sono enormi spese e fatiche. Ma ci si sarebbe accorti che conveniva anticipare le previsioni: Cesare e Pompeo ad esempio potevano sedere al tavolino di una trattoria romana portandosi dietro un oracolo, e avrebbero saputo chi avrebbe vinto qualora avessero allestito due eserciti e si fossero poi dati battaglia. Il risparmio sul PIL di ciascuno sarebbe stato enorme. Se Cesare era il favorito, Pompeo si sarebbe ritirato in campagna. Ma anche i popoli sottomessi sapendo che sarebbero stati sottomessi, lo avrebbero fatto di buon grado, con rassegnazione, perché se la storia era già scritta, prevista e leggibile, con chi potevano prendersela? Al massimo un popolo poteva incolpare se stesso: avessimo sviluppato di più economia, armamenti e alleanze! Ma pure questo poteva essere previsto, che economicamente sarebbero rimasti deboli, ecc.

Il maggiore rimpianto è che Le vite parallele di Plutarco, questo meraviglioso libro, non sarebbe stato scritto. Oppure sarebbe stato scritto come libro ipotetico, cosa sarebbe successo se Cesare e Pompeo si fossero fatti guerra, ma sarebbe stato un libro controfattuale, di pura fantasia, sarebbe stato un romanzo, buono quanto qualunque altro: cosa sarebbe successo se Cesare inventava la polvere da sparo, se Pompeo aveva l’aviazione, se Cesare la contraerea, se Pompeo i missili a guida laser, e così via. Come si fa ancora oggi: cosa sarebbe successo se Hitler produceva la bomba atomica. Dato che non l’ha prodotta, l’oracolo gli avrebbe detto che non l’avrebbe prodotta, e Hitler avrebbe dovuto arrendersi prima, anzi gli avrebbe detto che la guerra comunque non la vinceva, che doveva aspettare un momento migliore, sarebbe invecchiato in mezzo ai suoi sogni di conquista e Mein Kampf finiva al macero come libro di un pazzo fantasticante di cose impossibili. Beh! ci è finito, ma a un costo altissimo, 50 milioni di morti per dimostrare che era un libro sbagliato.

In conclusione, oggi non ci sono più gli oracoli ispirati da un dio, ma tutti i politici credono e fanno credere di poter prevedere; con grande sicurezza, come se il futuro fosse già scritto e loro fossero capaci di leggerlo. Beh, nessuno ci ha mai indovinato; solo a cose fatte hanno il coraggio di proclamare: io l’ho sempre detto! Ma cosa? quando? Neanche approssimativamente si sa il futuro, neppure circa. Siamo immersi in un passato che muta continuamente e in un futuro altrettanto mutevole, perché sono racconti, estensioni fantastiche all’indietro o in avanti di un presente provvisorio, che domani non è più lo stesso, trascinando passato e futuro.