Visto che tutti gli organi di stampa dedicano oggi ampio spazio a riflessioni sulle nuove tecnologie e sulla digitalizzazione della società, capita sempre più spesso di trovare interessanti spunti sull’argomento. E in tempi di generale malumore per l’annuncio sul rincaro futuro delle casse malati, ci è tornato in mente un articolo pubblicato qualche settimana fa dal «Tages Anzeiger». Si trattava dell’intervista con il medico, tecnico informatico e manager Sang-Il Kim. Kim è stato nientemeno che il Responsabile del settore digitalizzazione del Dipartimento federale della sanità pubblica. Il verbo al passato prossimo, parlando del suo ruolo, è necessario, perché a causa di un burnout l’uomo ha dovuto dimissionare dalla sua carica dopo circa due anni dall’incarico. Il suo compito sarebbe consistito, se l’avesse portato a termine, nell’implementazione a livello federale di una serie di misure «digitali» in grado di razionalizzare il lavoro (e ridurre i costi) nel settore sanitario.
Per lui il da farsi era chiaro: forte di un’esperienza vissuta nello stesso ambito in Germania, sapeva che una delle principali fonti di spreco e di errore medico era quella delle prescrizioni sbagliate in fase di ospedalizzazione. La sostanza del suo discorso era questa: «Una grossa parte delle ammissioni ospedaliere ha a che fare con il problema dell’errore nelle prescrizioni di medicinali, e si verifica perché i medici prescrivono terapie, senza sapere esattamente quali altri farmaci il paziente stia già assumendo». Nei nosocomi, quindi, in parecchi casi si è costretti a partire da zero, riprendendo in mano tutte le patologie dei degenti: la semplice nuova prescrizione di farmaci produce errori medici importanti, che si sarebbero potuti risparmiare in presenza di un passaggio di consegne più efficace tra operatori della salute. Oppure di una piattaforma digitale comune in cui attingere i dati necessari: ecco l’ambito in cui sarebbe stato importante intervenire.
In Germania, l’introduzione di un sistema informatico condiviso e centralizzato ha potuto permettere importanti risparmi. Kim si rimprovera oggi di non aver considerato una cosa: in Germania la riforma ha funzionato perché il governo di coalizione CDU-SPD possedeva una chiara maggioranza parlamentare e ha potuto introdurre il sistema di controllo senza opposizione. «Sono stato ingenuo quando ho pensato che la stessa cosa si potesse fare in Svizzera» ha confessato al «TAGI» Sang-Il Kim. Qui da noi, in mancanza di una netta maggioranza parlamentare, le decisioni vengono prese sempre sulla base di accordi e contrattazioni politiche, che non devono ledere gli interessi delle varie lobby corporative. Quindi trovare l’accordo per un’armonizzazione dei sistemi informatici tra studi medici, ospedali, cliniche, farmacie (ognuno di essi dotato di un proprio protocollo digitale indipendente) è stato impossibile.
A questa difficoltà di fondo, Kim, per motivare il proprio burnout aggiunge anche l’eccessivo controllo esercitato dai vari livelli della burocrazia dipartimentale sul suo ufficio. Prima di arrivare a Berset, insomma, le sue risposte alle domande dell’opinione pubblica e dei politici venivano smussate e denaturate da una trafila di «correttori» istituzionali. E, infine, ciliegina sulla torta, ecco arrivare il Covid. La pandemia ha sconvolto completamente i piani di lavoro, introducendo un’emergenza che non è stato facile gestire a livello centrale. Ognuno di noi ha forse vissuto l’esperienza d’uso dell’app per i tracciamenti: era solo uno dei molti dispositivi digitali che sono stati messi in campo con troppa fretta, nel pieno della crisi, e che non hanno saputo davvero mostrarsi di qualche utilità. Oggi Sang-Il Kim insegna «Informatica della medicina» alla Fachhochschule di Berna. Dalla pratica alla teoria, ci interesserebbe sapere quanta della sua esperienza riuscirà a trasmettere ai suoi allievi, per temprarne magari gli eccessivi entusiasmi.