Il «Coronavirus-graben»

/ 30.11.2020
di Angelo Rossi

Del Röstigraben, ossia del fossato – di natura culturale e politica – che separa la Svizzera tedesca dalla Svizzera romanda sentiamo parlare ormai da decenni. In tempi più recenti si è cominciato a sentir parlare anche del Polentagraben per indicare differenze – sempre di carattere politico o culturale – che potrebbero separare la Svizzera italiana da quella tedesca. Adesso, con l’arrivo della seconda ondata di infezioni, sembra stia nascendo un nuovo fossato tra i Cantoni della Svizzera tedesca e i Cantoni latini: il Coronavirus-graben. Come dimostra il grafico allegato – riprodotto dal «Tages Anzeiger» – la situazione è chiara: a metà novembre tutti i Cantoni latini si trovavano, per quel che riguarda il numero di casi di infezione per 100’000 abitanti, al di sopra della media svizzera. Non solo, ma il valore di questo rapporto nei Cantoni latini era largamente superiore a quello riscontrato in Cantoni che contengono una grande città come sono i Cantoni di Zurigo, Basilea-città e Berna. Trovare le ragioni di questa differenza è per il momento un bel rompicapo. 

La colpa non è di sicuro attribuibile al virus che, come testimoniano le statistiche di tutto il mondo, non fa assolutamente differenze tra le persone da colpire in base al luogo dove stanno di casa. In un commento, pubblicato un paio di settimane fa, il «Tages Anzeiger» aveva identificato diverse spiegazioni. Dapprima la vicinanza dei Cantoni latini a focolari di infezione come l’Italia e la Francia. Tuttavia si precisava che questa spiegazione poteva valere solo per la prima ondata di diffusione del virus perché oggi i valori del rapporto tra casi di coronavirus e popolazione sono in certi Cantoni latini addirittura superiori ai valori registrati in Francia. Anche la spiegazione stando alla quale nei Cantoni latini si farebbero in proporzione più test che in quelli oltre Sarina sembra non tenere. A questo punto il tentativo di chiarire le ragioni della differenza scivola verso spiegazioni più difficili da verificare perché fanno riferimento all’esistenza di differenze culturali che favorirebbero il diffondersi del virus nei Cantoni latini più che nel resto del paese. Talune sembrano addirittura essere veri e propri stereotipi. Vediamole: si dice, ad esempio, che gli abitanti dei Cantoni latini, una volta superata la prima ondata pandemica, abbiano perso il rispetto del morbo o per lo meno fossero più sicuri che quelli della Svizzera tedesca di potersi difendere dallo stesso. Si dice anche che in questi Cantoni, forse addirittura come reazione al lockdown primaverile, sia aumentata la voglia di far festa e di incontrare gli amici. Si afferma anche che il romando e il ticinese reagiscono ai pericoli della diffusione del virus solo quando glielo ordina lo Stato, mentre per lo svizzero-tedesco la responsabilità individuale è altrettanto importante che l’ordine che viene dall’alto. Da ultimo si sostiene che gli abitanti dei Cantoni latini sono maggiormente portati per natura a cercare il contatto e quindi rispettano meno l’obbligo di mantenere la distanza. 

Quale di queste spiegazioni sia valida e quale meno resta naturalmente da dimostrare. Intanto il caso dei Cantoni latini ha fatto nascere anche la discussione intorno all’efficacia delle misure restrittive. Ginevra per prima, seguita da Vallese e da Vaud, ha adottato misure molto rigide per combattere la seconda ondata dalla pandemia. Si tratta praticamente di una chiusura parziale che ha suscitato molte proteste tra gli imprenditori colpiti da queste misure. Questo anche perché non sembra che le restrizioni, introdotte in qualche caso già da alcuni mesi, abbiano indotto una riduzione del numero di nuovi casi di infezione. Anche questa mancanza di efficacia ha suscitato l’interesse dei media svizzero-tedeschi. E anche in questo caso mancano le risposte agli interrogativi con tanto di prova. In mancanza di meglio ecco allora sorgere di nuovo lo stereotipo: le misure restrittive non fanno effetto perché gli abitanti dei Cantoni latini non le rispettano, per non dire che se ne fregano. Insomma, alla luce di questi commenti, il Coronavirus-graben sarebbe determinato dal fatto che gli abitanti dei Cantoni latini sentono meno l’importanza della responsabilità individuale, non reagiscono ai pericoli se non glielo ordina lo Stato, e quando lo Stato glielo ordina non lo stanno a sentire. Per il momento ci sembra che la logica di queste spiegazioni sia in qualche modo traballante.