Il clima caldo rimodella i viaggi

/ 12.09.2022
di Claudio Visentin

A fine luglio sono andato a Trieste (ne ho scritto anche in questa rubrica). Ho apprezzato la città e i suoi dintorni, tacendo solo un dettaglio: il caldo infernale. Per cominciare ho rischiato di dover cancellare il viaggio quando gli incendi di ampie distese del Carso hanno riempito il cielo di fumo, interrompendo per diverso tempo i collegamenti autostradali e ferroviari. Ma anche quando i timori si sono attenuati, il soggiorno non è stato sempre facile. Verso metà giornata e nelle prime ore del pomeriggio le temperature s’impennavano e stare all’aperto diventava una pena, persino in una città famosa per il suo vento (la bora). Situazioni simili in Grecia, Francia, Spagna, Portogallo. In Gran Bretagna il surriscaldamento di binari e piste ha fermato per qualche tempo treni e aerei (questi ultimi non sono testati per volare oltre certe temperature). E a causa della siccità, i turisti americani hanno dovuto rinunciare alle predilette crociere lungo il Reno, spostate su prosaici bus.

Anche così è stata una stagione con numeri da record. Il desiderio compresso da due anni di arresti domiciliari era semplicemente troppo forte per arrendersi dinanzi alla calura. Ma il tempo vola e già tra pochi mesi inizieremo a pensare alle vacanze del prossimo anno. In quel momento forse ci ricorderemo di questa caldissima estate e cominceremo a programmare in modo diverso i nostri viaggi. Intendiamoci subito, senza incertezze o tentennamenti: la lotta al cambiamento climatico e l’adattamento a un mondo più caldo non sono alternativi, sono due facce della stessa moneta. Ma anche se riducessimo radicalmente le nostre emissioni − e non lo stiamo facendo, anzi – ci vorrebbe del tempo per invertire la tendenza al riscaldamento e quindi forme di adattamento sarebbero comunque necessarie.

Dovremo dunque immaginare vacanze diverse, soprattutto in Europa. Metà del turismo internazionale infatti si dirige verso i Paesi del nostro continente e qui nei prossimi anni le ondate di calore potrebbero essere più lunghe, più frequenti e più intense. I cambiamenti punteranno verso due direzioni. Da un lato saranno preferiti gli ultimi mesi di primavera (maggio, giugno) o i primi mesi d’autunno (settembre, ottobre). Inoltre gli orari dei musei o di altre attrazioni potrebbero estendersi verso le ore serali, più fresche.

Oltre al calendario i viaggiatori potrebbero ripensare anche i loro itinerari, per esempio spostandoli dall’interno verso le coste, per ridurre la temperatura o almeno avere la possibilità di un tuffo nel mare. Diverse agenzie di viaggio, già quest’estate, hanno raccontato di turisti spaventati dall’idea di camminare a lungo nelle città d’arte.

Anche le destinazioni del nord Europa hanno conosciuto una nuova fortuna, a cominciare dai ghiacciai e dalle cascate dell’Islanda ovviamente. E se ci sono sempre molte buone ragioni per andare a Copenaghen o a Oslo, quest’estate ce n’era una in più. Qualche scelta dell’ultimo minuto è andata proprio in quella direzione e sarebbero state di più con politiche di cancellazione elastiche. Ci sono peraltro eccezioni interessanti. Città come Madrid per esempio sono abituate al caldo e dunque più abituate a gestirlo con efficienza, grazie a edifici ventilati o tende di tela sui passaggi pedonali (oltre alla sana abitudine della siesta nelle ore più calde, naturalmente).

Lungo questo percorso c’è spazio per interessanti scoperte, per esempio la contea di Sligo, sulla costa occidentale dell’Irlanda, lungo la Wild Atlantic Way: temperature non oltre i venti gradi, vento dall’Atlantico (spesso fortissimo) e qualche scroscio di pioggia leggera, apprezzabile dopo tanta siccità. Sono simili le temperature nel centro storico di Riga, dove si possono ammirare case in legno, chiese medievali e caffè alla moda, con l’aggiunta della brezza marina proveniente dal Baltico (nella vicina spiaggia di Jurmala si può anche prendere il sole o azzardare un bagno). Infine nell’ultimo decennio è nato un turismo… del vino nelle regioni meridionali di Norvegia, Svezia e Danimarca, grazie a estati più calde e all’introduzione di nuove varietà di uve ibride, in grado di resistere ai gelidi inverni. Ma se non facciamo qualcosa ci saranno poche ragioni per brindare…