Il Ceneri-base e una previsione del Franscini

/ 06.04.2020
di Angelo Rossi

All’inizio di settembre di quest’anno verrà aperta la galleria-base del Ceneri. Questa galleria, concepita per facilitare il traffico di transito, avrà conseguenze importanti anche per le comunicazioni tra le zone urbane del Ticino, ossia gli agglomerati di Bellinzona e Locarno, nel Sopraceneri, Lugano e Mendrisio-Chiasso, nel Sottoceneri. Non è assodato che la sua apertura possa dare un colpo di acceleratore alla crescita economica del Cantone. Quel che è certo, però, è che la stessa avrà sensibili ripercussioni sulla ripartizione della popolazione e dei posti di lavoro all’interno del Cantone. È possibile che la riduzione dei tempi di viaggio tra gli agglomerati urbani provochi una nuova ondata di concentrazione di popolazione e di attività economiche e approfondisca le disparità, che già esistono, tra le zone urbane e le valli.

Ma veniamo al Franscini. Ne’ «La Svizzera Italiana» egli si era occupato delle differenze di sviluppo del Piano di Magadino comparato al Mendrisiotto. È questo certamente il primo esempio che si conosca di esame delle disparità interne del Cantone e delle loro possibili cause. L’analisi di Franscini cominciava dalla constatazione delle differenze che esistevano nello sviluppo socio-economico del Mendrisiotto rispetto al Piano di Magadino, per poi mettere in evidenza la densità di popolazione come possibile misura sintetica di queste differenze. Scriveva il Nostro verso la fine degli anni Trenta dell’Ottocento: «Nella prima di queste due contrade (il Mendrisiotto, nda) abbiamo i massimi progressi dell’agricoltura ticinese, nella seconda i minimi; nella prima più o quasi più, fuorché nella parte montana, diritti di pascolo sulle proprietà particolari, nella seconda conservati in tutta la loro integrità questi flagelli della rurale economia. Quella è resa il giardino della nostra repubblica, questa è la nostra palude pontina, scarsa di abitanti e di produzioni, e funesta agli uomini e a’ bestiami…». E poi il confronto in termini di densità di popolazione: nel Mendrisiotto si trovavano 600 persone per miglia quadrato mentre nel Piano di Magadino la densità era solo di 48 persone per miglia quadrato. E perché il lettore si potesse fare un’idea anche più concreta di cosa significava questa differenza, Franscini concludeva: «Abbiamo visto che se tutto il Cantone fosse popolato così com’è nel Mendrisiotto, saremmo circa quattrocento ventimila Ticinesi: in vece se nella proporzione del piano di Magadino, non saremmo che trentasette o trentotto migliaia, quasi tutti poveri e malsani».

Come sappiamo, oggi non siamo più lontani dai 420’000 abitanti del Franscini. Infatti, se la tendenza di sviluppo demografico che si è manifestata a partire dal secondo dopoguerra mondiale dovesse continuare il Ticino potrebbe contare 420’000 abitanti già nel 2050. Il Franscini, per il quale la crescita della popolazione e l’aumento della densità di popolazione erano due sicuri indicatori dell’incremento di benessere di cui poteva godere una regione, ne avrebbe gioito. Gli abitanti del Ticino di oggi, confrontati, nelle zone urbane, con un alto livello del rumore e delle immissioni nocive, per non parlare di dove stanno arrivando gli affitti, certamente un po’ meno. Nella «Svizzera italiana» il Mendrisiotto veniva chiamato «il giardino della nostra repubblica». Ci si può chiedere dove sia finito! Nel frattempo il piano di Magadino che il Franscini chiamava «la nostra palude pontina» dopo essere stato, per qualche decennio, il maggior centro di produzione della campicoltura e dell’orticoltura cantonale, sta riempiendosi di costruzioni e lo sarà ancora di più dopo l’apertura della galleria di base del Ceneri.

Con una popolazione sopra i 400’000, concentrata, al 90%, in quella che alcuni semplicioni si ostinano a chiamare la «città-giardino» del Ticino, e con la mania degli architetti ticinesi di coprire ogni centimetro quadrato non costruito dei loro sedimi con lastre di granito, è difficile pensare che domani sul piano di Magadino resterà anche un solo filo d’erba. Intanto però, le valli superiori del Cantone avranno perso dal 20 al 30% della loro popolazione. Il giardino del nostro Cantone si sposterà quindi sopra i 600 metri d’altezza perché oggi, purtroppo, tra densità della popolazione e qualità della vita non c’è più una correlazione positiva.