Il cellulare non prende

/ 12.12.2022
di Simona Ravizza

«Il cellulare non prende», ripetono uno dopo l’altro le due 14enni, la 16enne e il 16enne, il 17enne, il 20enne e perfino i due 8enni. Sono le Parole dei figli, i nostri, arrivate in mezzo al mare della Grecia quando quest’estate con una coppia di amici abbiamo deciso di condividere le vacanze da famiglie allargate: tre, più due, più tre la somma aritmetica dei giovani dell’equipaggio. Quel che è successo dopo, in quella lunga e calda settimana di fine agosto, ve lo racconto oggi perché vorrei che ognuno magari ne traesse un po’ di ispirazione in vista delle vacanze di Natale. Ovviamente non per andare in mezzo al mare, ma per riprodurre una breve disconnessione dei cellulari in accordo con i propri figli anche solo per qualche ora, in una baita in montagna, ma anche a casa propria vicino all’albero di Natale illuminato.

Otto in tutto, abbiamo detto, i giovani dell’equipaggio accompagnati da noi quattro adulti che siamo la mamma di Clotilde ed Enea, ma anche moglie del papà di Kim, Uma e Tao, il papà di Martina, Tommaso e Andrea, e la sua compagna. Chi ci ha visto partire non è riuscito ad astenersi da commenti del tipo: «Mi raccomando, almeno tre conte al giorno, che altrimenti qualche pupetto me lo lasciate in mezzo al mare!» oppure «Ma chi ve lo fa fare!». I problemi con cui ci potevamo imbattere sono stati sviscerati più volte durante le cene dedicate ai preparativi andate avanti fino a notte fonda: la convivenza da famiglie allargate in un ambiente ridotto per una settimana, i conti da fare con il portafoglio (nessuno di noi – è bene chiarirlo subito – naviga nell’oro, anche se ci consideriamo fortunati), i pranzi e le cene da preparare accontentando un po’ tutti i gusti, i due più piccoli costretti a dormire nella dinette per ottimizzare spazi e costi. La verità è che nessuno di noi adulti ha invece pensato a che cosa volesse dire per dei nativi digitali stare per sette giorni senza connessione: per chi è costretto per lavoro a stare sempre attaccato al cellulare, potersene liberare per qualche giorno è solo una benedizione! Non così per i giovani membri dell’equipaggio. Niente TikToK, stop ai vocali WhatsApp inviati a qualunque ora del giorno e della notte, e neanche il videogioco Brawl Stars che di solito tiene inchiodati per ore gli 8enni.

In breve tempo «il cellulare non prende» diventa la frase ripetuta in modo quasi isterico e in coro dalla mandria di ragazzini che si accorgono di essere alle prese con il telefono senza campo. Ma solo all’inizio. Giorno dopo giorno la disperazione si trasforma in opportunità. Ecco cosa succede. L’assenza della Rete riporta in vita le lunghe partite a Monopoli tra largo Augusto e vicolo Stretto: inizialmente sono i due piccoli a costringere con la loro insistenza i grandi a giocare; al terzo giorno c’è da non credere alle proprie orecchie quando sentiamo il 20enne e il 16enne chiamare a raccolta i due di 8 anni: «Venite a giocare?». Ci sono poi le gare di tuffi a testa con giuria che dà i voti e le baie esplorate con il materassino. Le nottate sono scandite da full d’assi e fiches colorate in sfide a poker che ancora un attimo e ci viene il dubbio di stare crescendo dei giocatori d’azzardo. La domanda insistente «Quando scendiamo a terra?» viene sostituita dalla richiesta «Possiamo mangiare in barca anche stasera?». Sembrano perfino azzerarsi le differenze d’età: quel che conta è divertirsi insieme! Niente più occhi abbassati sui cellulari, la musica non è più quella ascoltata da ciascuno con le proprie cuffiette, ma quella della playlist della vacanza in cui ognuno ha scelto 5 canzoni. Felicità di Albano e Romina Power insieme a Molotov del rapper Lazza, Su di noi di Pupo insieme a Ballas RMX di Diss Gacha.

Non tutto è sempre perfetto, la vita è più complessa di un racconto: per alcuni è la vacanza più bella di sempre, per altri una semplice esperienza. Non è mancato qualche screzio, ma che importa. In sette giorni senza cellulare la generazione nativa social prima si è sentita come il naufrago Robinson Crusoe, poi sembra essersi ritrovata in una magia. In cui la gioia diventa anche il pane fresco al mattino trovato dal panettiere dell’isola. Buon Natale!