Gentile Professoressa,
sono mamma di tre figli e nonna di cinque nipoti. Alcuni vivono lontani mentre Sofia, 14 anni, si può dire che l’ho cresciuta io. Da quando è alle superiori però viene a stare con me solo d’estate. Anche quest’anno abbiamo passato insieme due mesi. Problemi non ce ne sono mai stati. È una bambina timida, silenziosa, che non ha bisogno di compagnia tanto che non ha né amici né amiche del cuore. In compenso legge molti romanzi. Solo una sua compagna di classe, Irene, la invita ogni tanto a fare i compiti o qualche piccolo acquisto, ma di amicizia vera e propria non si può parlare. Irene sembra molto più grande di Sofia. Fuma di nascosto, si veste in modo strano, si è tinta le unghie e i capelli di viola e pare che ha molti fidanzatini. I genitori, che sono separati, le lasciano fare tutto quello che vuole.
A me non è mai piaciuta ma, visto che è l’unica amica di Sofia, mia figlia ha deciso di lasciargliela frequentare. Di solito durante le vacanze si sentivano poco o niente ma quest’anno è stata tutta una telefonata: ore e ore di chiacchiere, da una parte sola però perché mentre Irene non taceva mai, Sofia ascoltava e sussurrava qualche brevissima risposta. Ero incuriosita ma non avevo il coraggio di ascoltare di nascosto. È stata mia nipote che una sera, a cena, mi ha confidato che Irene si è innamorata di una ragazza e si sono baciate.
A questo punto mi sono preoccupata e, le dico la verità, se fosse per me, le avrei ordinato di troncare subito un’amicizia così pericolosa. Mia figlia invece non è dello stesso parere e mi chiede di non intervenire. Forse sono troppo vecchia per capire i giovani di oggi ma mi piacerebbe sapere il suo parere. Grazie. / Nonna Maria
Cara nonna,
non è l’unica a non capire i giovani d’oggi, mi pare sia difficile per tutti. Sino a qualche generazione fa sapevamo più o meno che cosa facevano, con chi andavano, quali erano gli amici del cuore. Ora invece la loro vita si svolge soprattutto lontano da noi. È vero che durante l’emergenza del Coronavirus li abbiamo avuti sempre vicini, anche troppo, ma era una vicinanza fisica più che psicologica perché, di fatto, erano tutto il tempo collegati con cellulari e video che li portavano lontano, in un altro spazio, quello virtuale.
A 14 anni tutte le ragazze sono innamorate dell’amore e, soprattutto le lettrici di romanzi come Sofia, non fanno che fantasticare su quelle vicende, identificandosi con le protagoniste. Ricordo che alla sua età mi comportavo come uno zombie: facevo i compiti, apparecchiavo la tavola, accompagnavo la mamma a fare la spesa ma in realtà ero Rossella O’Hara che, amata appassionatamente dall’affascinante avventuriero Rhett Butler, si ostina per tutta la vita a desiderare il pallido aristocratico Ashley Wilkes. Il sogno d’amore precede da sempre l’incontro con l’amato. In una bella scena del film Ovo sodo, un’adolescente, commentando il suo primo turbamento dice: «non sapevo quello che volevo ma lo volevo tanto!». Questa specie d’introduzione serve a preparare i giovani all’incontro reale, quando dovranno trovare pensieri e parole per trasformare un incontro casuale in una esperienza significativa, degna di essere, non solo vissuta, ma anche raccontata e ricordata nella propria biografia.
Ora mi sembra che le due ragazzine, Sofia e Irene, siano alle prese con un fatto che, anche se in modo diverso, le ha turbate profondamente: un evento imprevisto nello svolgimento del sogno d’amore e, proprio per questo, particolarmente avvincente. Se hanno parlato tanto è perché sentivano il bisogno di capire la complessità dei rapporti umani, di mettere a punto la loro identità e di comprendere l’orientamento della loro sessualità. La sessualità umana è prevalentemente maschile o femminile ma non esclusivamente. Esistono zone d’ombra ove le due componenti ora si fondono, ora si separano. Un tempo la morale e l’educazione imponevano uno schieramento preciso, ma ora viviamo in una «società liquida» e i giovani devono fare chiarezza dentro di sé, imparare a interrogarsi anche, e soprattutto, parlando tra di loro. Si comprende davvero solo ciò che si condivide.
Probabilmente quello che hanno fatto le due amiche durante le loro interminabili conversazioni è stato un percorso di formazione, un cammino verso l’età adulta. Se consideriamo la costruzione di sé e la relazione con gli altri un compito evolutivo, ci rendiamo conto che non è il caso né di colpevolizzarle né di separarle. Ha ragione sua figlia a rifiutarsi di intervenire in modo autoritario, come si sarebbe fatto un tempo. Difficilmente questi turbamenti giovanili, teatri di prova del proprio futuro, possono cambiare l’orientamento sessuale delle persone. L’omosessualità non è contagiosa. Servono piuttosto a comprendere i propri desideri e ad accettarli con senso di responsabilità, valutando le loro conseguenze. Segnalo a Sofia «lettrice forte» e, se crede, a Irene un libro appena uscito Colpo su colpo di Riccardo Gazzaniga che, affronta, tra l’altro, anche il problema del bullismo che spesso colpisce chi esce dal coro.