Un birrificio jugendstil ancora in funzione, da queste parti poi, è piuttosto incredibile. Eppure da ben più di un secolo i suoi grotteschi mascheroni a bocca aperta, a passarci via sulla strada, proprio all’imbocco della Valganna, ti lasciano di stucco. La posizione del birrificio desiderato da Angelo Poretti (1828-1901) e disegnato da Bihl & Woltz, duo di architetti di Stoccarda, non è per niente casuale. A quanto pare in quel luogo c’era una famosa fonte di acqua miracolosa chiamata la Fontana degli Ammalati, venivano persino da Milano apposta. Inoltre, non lontano, per tutto l’inverno, c’era il ghiaccio dei laghetti di Ganna e Ghirla.
L’appuntamento per la visita guidata è alle dieci e un quarto nei posteggi davanti al negozio del birrificio che è un igloo di plastica con dentro casse di birra. L’appello, la pettorina arancio fluo con scritto il nome della multinazionale danese proprietaria del marchio Poretti, il tono di voce da libro stampato delle due guide, il latte alle ginocchia me lo fanno venire. Il parco botanico secolare risolleva un po’ lo spirito. E prima di entrare negli stabilimenti, un sabato mattina ai primi di marzo, ecco là la facciata niente male di Villa Magnani.
Angelo Magnani è il nipote ed erede di Angelo Poretti la cui eccentrica tomba al cimitero di Bregazzana qua sopra, oltre il bosco – così a occhio una ventina di minuti a piedi neanche – ho visitato per via dell’elefante di bronzo a grandezza naturale, orientato, tra l’altro, in direzione di questo luogo. Elisabetta, la guida incaricata di parlare della produzione di birra, mena il torrone sull’imbottigliamento. I macchinari oggi sono fermi, solo un operaio pulisce per terra. Dice che «in settimana c’è un rumore assordante e tutti gli operai nelle orecchie hanno i tappi». «I tappi delle bottiglie?» butta lì uno del gruppo. Ridono tutti a parte sua moglie.
Finalmente fuori, vedo da vicino, su in cima lungo il cornicione, uno dei mascheroni che Angelo Poretti ha visto solo su carta. Il manovale di Vedano Olona che ha fatto fortuna nelle ferrovie tra Boemia e Germania, fa infatti appena in tempo ad annuire al progetto di Georg Friedrich Bihl (1847-1935) e Alfred Woltz (1861-1935). Il sogno della sua nuova fabbrica di birra nata nel 1877 qui nel comune di Induno Olona, alle porte di Varese, vede la luce qualche anno dopo la sua morte. Giallo maionese-grigio tortora: salta agli occhi l’inusuale abbinamento di questi due colori. Un’alternanza ininterrotta con cui si gioca tutta la decorazione astratta ma che si legge pure sui mascheroni: la faccia è grigia, occhi e bocca, gialli; come pure i due cerchiolini all’altezza delle orecchie che danno l’illusione di quegli orripilanti orecchini pseudotribali allargalobi.
Il contrasto cromatico inconsueto lo si nota molto nei classici fregi che scendono verticali. Come sulla facciata della sala cottura. Dove al pianterreno, a tener compagnia ai sette gradini per parte delle scale d’accesso, più il pianerottolo, ci sono ghirlande di luppolo in ferro battuto. Dipinte di un giallo più acceso, tipo canarino. La pensilina su in alto all’ingresso è anche in ferro battuto e mostra le iniziali ginniche di Angelo Poretti più la C di Company. Dietro acceca quasi la luce partorita dall’acciaio inox dei silos. La sala cottura è abbastanza uno spettacolo: quattro enormi tini panciuti in rame, piastrelle bianche e verdi, due quadri bucolici a tema, lampadari in ferro battuto dove si ritrova il monogramma del fondatore. Un delicato tepore e un buon odore dolce di malto abitano la sala dove avviene la «cotta». Appoggio il palmo della mano alla panciona tiepida di rame e scatta di colpo un motivo di appartenenza o partecipazione, per un paio di minuti, al posto.
La luce entra da generose finestre a tutto sesto probabilmente alte uguali a quelle in Hasenbergstrasse 31 a Stoccarda ovest. Indirizzo dell’ex birrificio Bachner progettato sempre da Bihl & Woltz e riconvertito in uffici e appartamenti. Appeso qui nel cuore del birrificio Poretti a Induno Olona (393 m) dovrebbe esserci un trittico di Augusto Colombo, ma il terzo quadro intitolato La festa della birra (1931) è stato tolto. Al suo posto, per una campagna pubblicitaria, c’è una biblioteca di luppoli vari, tra i quali, il Cascade, Saphir, Saaz, Aurora. Mascheroni leonini, come quelli avvistabili dalla strada appena prima della galleria, contraddistinguono la sala fermentazione. Fiumi di birra passano nei tubi sopra la testa. Lassù la scritta Carlsberg troneggia sulla cosidetta Torre dell’Acqua. L’Olona si sente passare sotto e s’intravede da un tombino. La galleria dove sbucava il tram ha un cancello.
Su per i gradini del giardino stile rocaille, saliamo verso villa Magnani (1905), opera di Ulisse Stacchini, lo stesso architetto della stazione centrale di Milano. Una villa liberty vista birrificio jugendstil. Dove ora al pianterreno, una decina di Poretti diverse, dietro il bancone di marmo, dalle due guide, possono essere spillate.