Il nostro ufficio cantonale di statistica ha compiuto 90 anni e li ha festeggiati lo scorso mese di febbraio al Castelgrande di Bellinzona. Ci sono stati i discorsi di rito e gli oratori hanno messo in evidenza quanto necessarie siano le statistiche per chi governa un paese, sia pur piccolo come è il Cantone Ticino. Che chi ha celebrato l’anniversario dell’USTAT abbia insistito sulla sua necessità delle statistiche è un bene perché da un paio di decenni, con i cambiamenti intervenuti nella politica cantonale, è purtroppo l’opinione contraria che sembra avere il vento in poppa. Per quanti membri del Gran Consiglio ci siano che sostengono come sia necessario disporre, in un’amministrazione moderna, di statistiche aggiornate, complete e, nella maggior misura possibile, rappresentative, altrettanti ve ne sono che delle statistiche se ne infischiano o che le utilizzano quasi sempre a sproposito. Questi negatori dell’importanza dell’informazione numerica sono anche quelli che premono di continuo per tagliare i mezzi di cui il nostro ufficio di statistica cantonale può ancora disporre. Ma siccome la nostra non era un’intenzione polemica, parliamo d’altro.
Parliamo dei progressi che l’USTAT ha fatto nei primi novant’anni di vita. Partito in sordina per iniziativa di coloro che, dovendo raccogliere informazioni quantitative a sostegno delle rivendicazioni che il Consiglio di Stato intendeva formulare verso il governo della Confederazione, l’Ufficio cantonale di statistica ha cominciato a svilupparsi, prima della seconda guerra mondiale e nei decenni seguenti a questo conflitto, approfondendo due filoni principali. Il primo era costituito dai censimenti federali della popolazione e delle aziende che dovevano venir organizzati su scala cantonale. Il secondo filone era invece rappresentato dalla raccolta e dalla pubblicazione di dati che venivano prodotti dalle attività amministrative dello Stato e dei comuni, nonché dal reperimento in maniera continua, ma non sistematica, di informazioni sulle attività dell’economia ticinese.
Il risultato più evidente di questo lavoro era costituito dall’annuario statistico del Cantone Ticino. Fin verso la fine degli anni Settanta, la raccolta e la pubblicazione dei dati furono le uniche attività svolte dal piccolo gruppo di collaboratori dell’USTAT: È solo con l’arrivo alla direzione dell’Ufficio di Elio Venturelli, che veniva da un’esperienza di ricerca empirica, svolta presso i servizi del Dipartimento di educazione, che alle attività tradizionali comincia ad aggiungersi quella dell’analisi e valutazione dei dati raccolti.
Così, negli anni Ottanta dello scorso secolo, l’USTAT fa un salto di qualità che si rileva direttamente nel cambiamento del formato e nell’intensificazione delle pubblicazioni. Accanto all’annuario, pubblicato ora in due volumi (Cantone e Comuni) si aggiungono pubblicazioni non solo sull’evoluzione demografica, ma su un ventaglio di temi sempre più largo e interessante. Lo sviluppo delle attività pubblicistiche dell’USTAT raggiunge il suo acme con l’apparizione della rivista «Dati – statistiche e società» pubblicata dapprima trimestralmente e, in seguito, solo semestralmente. Una pubblicazione che anche dal profilo scientifico proietta l’ufficio di statistica ticinese in prima fila, in Svizzera, tra le istituzioni che fanno ricerche empiriche nelle scienze sociali (nell’immagine, l’edizione dedicata ai 90 anni). Non da ultimo perché, proprio grazie a «Dati», l’USTAT si è profilato come l’istituzione di riferimento per eccellenza per quanti, in Ticino e fuori, si occupano di ricerche empiriche sulle realtà socio-economiche del Cantone. Questi progressi e questi eccellenti risultati sono stati compiuti e raggiunti grazie, da un lato, alle iniziative prese dai direttori dell’Ufficio succedutisi sin qui e, dall’altro, dall’avvedutezza dei politici che, dagli anni Settanta ad oggi, hanno assunto la direzione del Dipartimento dell’economia. Noi, che dell’analisi dei dati della realtà ticinese abbiamo fatto una ragione di vita, non possiamo che esser loro riconoscenti.