Il caso, che molte volte conduce alle combinazioni più sagge, ha voluto che, nel giro di pochi mesi siano apparsi in Ticino due pubblicazioni sulla storia di due tra i partiti più piccoli dell’arco parlamentare. Si tratta di Da Oriente viene la luce del sole, Storia del partito operaio e contadino ticinese(1944-1959) di Tobia Bernardi e di Un secolo di storia politica, dal partito agrario all’UDC (1920-2020) di Carolina Ferrari-Rossini, Marco Marcacci, Oscar Mazzoleni e Fabrizio Mena. Sono due partiti che hanno origini storiche completamente diverse.
Il primo è una compagine politica importata praticamente da oltre San Gottardo, se non addirittura dall’estero, che ha cercato con molta fatica di installarsi nel Cantone realizzando qualche successo a livello di iniziative e referendum, ma senza mai ottenere un consenso elettorale di peso. Il secondo è invece un partito fatto in casa, nato dalla defezione di personalità politiche dei partiti maggiori che avevano particolarmente a cuore la causa della popolazione agricola e dell’agricoltura. Anche gli agrari non hanno incontrato, per molto tempo, successi elettorali rilevanti marcando invece, come l’altro partitino, più di un punto in occasione di votazioni su iniziative e referendum. Si può così affermare che le due formazioni politiche abbiano avuto più successo fuori che dentro il parlamento. Per questa ragione si possono considerare come le cartine di tornasole della democrazia diretta.
Un altro aspetto che i due partiti hanno avuto in comune è la matrice classista. Il primo partito ha sempre rappresentato gli interessi dei lavoratori, ossia dei dipendenti, mentre il secondo si è sempre definito come il rappresentante degli indipendenti, in particolare, almeno nei primi suoi cinque decenni di vita, dei contadini. Comune a queste due formazioni è anche la presenza di poche persone al vertice, coraggiosi idealisti, che, con ostinata volontà di successo, ne hanno guidato le sorti, passandosi talvolta le redini del comando di padre in figlio. Della storia di questi partiti fa parte la tenacia con la quale i loro dirigenti sono riusciti, dopo aver incassato le delusioni di molte sconfitte elettorali, a continuare ad impegnarsi in favore di una causa che la maggioranza del loro elettorato potenziale non sembrava in grado di intendere. Di questa storia fanno parte anche le lotte per superare le frequenti crisi di fiducia e finanziarie, le discussioni sui cambiamenti di nome e i conflitti generati dalle divisioni interne che non mancarono di scuotere questi partitini quando scelsero di cambiare rotta.
A proposito di divisioni ci pare necessario ricordare, in particolare, quelle manifestatesi nel partito operaio e contadino dopo la morte di Stalin. Altrettanto importanti, poi, quelle conosciute dall’UDC per i contrasti tra l’ala agraria e l’ala blocheriana, durante gli anni Novanta dello scorso secolo. La storia delle due formazioni politiche, nate quasi contemporaneamente (la data di nascita dell’UDC è il 1920, quella del partito operaio e contadino il 1925), è anche largamente influenzata dalle posizioni ideologiche suggerite dall’internazionalismo e dal nazionalismo. Fino al 1943 il partito operaio e contadino militò nell’orbita dell’internazionale comunista e i riferimenti al mondo sovietico continuarono a dominare nella sua propaganda anche dopo l’abbandono dello stalinismo.
Il partito agrario, che, come si è già ricordato, iniziò la sua attività come partito dei contadini, operò, almeno a partire dalla seconda guerra mondiale, per diventare un partito aperto anche ad altri ceti sociali diventando, da ultimo, un partito nazionalista, con un motto esclusivista «Gli svizzeri votano UDC». Purtroppo, per esso, in Ticino, il suo nazionalismo si è, fin qui, urtato al regionalismo della Lega che, in una certa misura, ha condizionato le sue possibilità di successo. Leggere la storia di questi due piccoli partiti è, per finire, come leggere la storia del Cantone degli ultimi cento anni. Da un punto di osservazione particolare, tuttavia: quello del calciatore, idolo della curva, costretto a seguire la partita dalla panchina.
I partitini: cartine di tornasole della democrazia diretta
/ 22.02.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi