Cara Silvia,
la frase «stasera mamma e papà escono da soli» l’ho pronunciata una volta soltanto e mia figlia Mietta, che ora ha tre anni, se la ricorda ancora. Avremmo i soldi per chiamare una baby-sitter, ma tra i nostri conoscenti nessuno lo fa. Incontro gli altri genitori all’uscita dell’asilo dove, è ovvio, i discorsi vertono sulla giornata dei bambini, ma subito ognuno scappa via, e chi s’è visto s’è visto.
Da quando è diventato padre, mio marito è sempre stato d’accordo sul passare le sere in casa, il sabato pomeriggio al supermercato e dai suoceri per il pranzo della domenica. Eppure prima di sposarci avevamo molti amici e non mi pare di aver trascorso serate, domeniche e vacanze con i miei. Le confesso che da poco avverto in mio marito una certa insofferenza e mi sembra che il nostro matrimonio ne risenta. Forse a lui, anche se non lo dice, la casa va un po’ stretta. Ma come non sentirci in colpa spassandocela fuori mentre Mietta resta sola? In fondo, lavorando entrambi, ci incontriamo solamente la sera e quel diavoletto, che non vorrebbe mai andare a letto, ci fa capire che è un po’ poco per le sue esigenze. Non sappiamo che fare e lei, che ha sempre una parola saggia, che cosa ci consiglia? Grazie davvero. / Tina
Cara Tina,
viviamo nell’epoca della «famiglia corta» dove ci si incontra solo per poche ore, a cena e prima di andare a letto, e poiché ai più piccoli non basta, cercano in mille modi di farcelo capire. Il rifiuto di addormentarsi è uno di questi.
Ma non è rinunciando all’intimità di coppia che si risolve il problema. I figli crescono meglio se i genitori non sono soltanto genitori ma anche coniugi, amanti, amici. Tieni conto che, durante la prima infanzia, il desiderio di trascorrere tutto il tempo con mamma e papà è massimo ma già a nove anni subentrano desideri di autonomia e d’indipendenza che mutano gli equilibri della famiglia. E al distacco occorre prepararsi per tempo e gradualmente. Altrimenti si rischia di colpevolizzare i ragazzi per quelli che sono invece i compiti dell’età. Ma consolatevi, il vostro problema non è solo vostro ma dell’epoca in cui viviamo. Da ogni inchiesta risulta che col matrimonio, ancor prima di diventare genitori, le coppie rinunciano a coltivare relazioni esterne e, chiudendosi nel privato, si illudono di rafforzare la loro unione.
Non esito a dire che sbagliano. Il 60% delle duemila coppie con bambini intervistate in Emilia-Romagna, con un buon livello culturale e un reddito annuo lordo, compreso tra i 50’000 e gli 80’000 euro all’anno (che possono dunque retribuire una baby-sitter), dichiara di non uscire mai senza figli. Il 90% trascorre con altre famiglie con figli da una a tre ore la settimana e la stessa percentuale vale per quelle che vanno in ferie da sole. Alla mancanza di una rete di rapporti tra nuclei familiari corrisponde, nella stessa zona, un tasso di separazioni che supera il 50%. Un dato che fa riflettere.
Lasciare i bambini alla baby-sitter scatena sensi di colpa? La condivisione con altri genitori comporterebbe vantaggi enormi soprattutto di fronte al bisogno di conciliare famiglia, vita di coppia e lavoro. Un sabato sera voglio uscire a cena con mio marito senza bimbi? Li lascio a casa tua dove giocano o guardano un cartone animato con i tuoi. E la prossima volta, quando sarai tu a voler uscire, li tengo con me. Basta qualche ora, il tempo di una cena o di un film, e tutti si sentono meno gravati dagli impegni quotidiani. Lo stesso vale per l’uscita dal Nido, dalla Scuola, per un pomeriggio ai giardinetti.
Quando gli adulti ricordano le vacanze estive della loro infanzia evocano rapporti di famiglia, di vicinanza, di amicizia con coetanei che incontravano ogni anno, con i quali crescevano insieme. Ora invece molti bambini seguono passivamente i genitori affrontando lunghi viaggi, soggiorni casuali in località sconosciute, noiosissime visite a siti archeologici, musei, gallerie d’arte. Trascorrono serate dormicchiando durante interminabili spettacoli teatrali, concerti, esibizioni varie. Nulla che veramente li coinvolga, li diverta, gli aiuti a crescere. Nulla da ricordare. Organizzare l’estate partendo dai bisogni essenziali dei bambini (non quelli superflui) potrebbe essere utile a tutti. Purché il loro accudimento sia condiviso in modo che ogni coppia possa trovare un po’ di tempo per sé, per ritrovare l’intimità e la complicità dei primi tempi.
Se questo non accade è perché ci troviamo in una società spaventata, priva di fiducia negli altri, incapace di intessere reti di prossimità, di capire che l’isolamento rende tutti più fragili e vulnerabili.