Guarda che luna! (2)

/ 29.07.2019
di Paolo Di Stefano

Diceva Giuseppe Ungaretti (5+) all’indomani dell’allunaggio: «Oggi è stato raggiunto l’irraggiungibile, ma la fantasia non si fermerà. La fantasia ha sempre preceduto la storia come una splendente avanguardia. Continuerà a precederla… Gli uomini continueranno a vedere la Luna così come appare dalla Terra (…). Ma per gli effetti ottici che ha sulla Terra, la Luna rimarrà sempre per i poeti, e penso anche per l’uomo qualunque, la stessa Luna». Non è escluso che il colpo di grazia alla Luna dei poeti sia venuto da questa commemorazione del cinquantenario: ripetitiva, anzi ossessiva (3) in tv, nei settimanali, nei mensili, nei quotidiani. Persino Giacomino Leopardi, cantore massimo del nostro satellite «grazioso», ne avrebbe abbastanza delle insistenti testimonianze e rievocazioni.

Povero Tito Stagno, chissà quante volte avrà stramaledetto quella nottata di cui fu incolpevole cronista televisivo dell’allunaggio, conduttore di una delle più celebri dirette in bianco e nero!Altra storia quella che ci ha raccontato il regista Franco Brogi Taviani sulla Rai la scorsa settimana in 1969. L’Italia vista dalla Luna (5½), un «film di montaggio», l’ha definito il critico Aldo Grasso, giustamente entusiasta (lui che per nostra fortuna non è facile agli entusiasmi): parlano da sole le immagini e le voci, senza commenti. Soltanto la morte di Camilleri è riuscita per un paio di giorni a portar via la scena alla Luna: «Di tra i monti in ciel lo spicchio / della bianca luna nacque; / si vedeva in un sull’acque / il suo argento tremolar». È Umberto Saba, che con Leopardi e pochissimi altri (Dante, Ariosto…), basta a farci amare la Luna senza bisogno delle rievocazioni e di Tito Stagno.Rievocate, rievocate, qualcosa resterà.

Siamo ipertecnologici e ipernostalgici: com’è possibile? La chiave è nella frase che ama ripetere un mio zio quando ripensa agli anni della sua giovinezza: «Eravamo felici senza saperlo». Indubbiamente il peggio sarebbe arrivato dopo, ma allora non potevamo saperlo: ci aspettavamo il meglio, in quel 1969 in cui Iva Zanicchi (4½) vinse il Festival di Sanremo con Zingara consigliando di affidarsi alla chiromanzia per avere un’idea del proprio futuro, che comunque si prospettava felice.«Sarebbe bellissimo partire dalla luna per trovare la terra», dice una giovane Monica Vitti nel documentario di Brogi Taviani, «sarebbe bellissimo arrivare qui e trovare un mondo bellissimo come quello in cui viviamo». Era bellissimo quel mondo, nonostante tutto: da oltre vent’anni era finita la guerra, si temeva la bomba ma intanto esplodeva il boom economico, i giovani liberavano la fantasia, i lavoratori rivendicavano i diritti e le donne si emancipavano. L’impresa dell’Apollo 11 faceva vibrare nell’aria una frenesia, un entusiasmo in vista di un avvenire radioso in cui avremmo colonizzato il nostro satellite: ma nessuno poteva immaginare che dopo il 1972 l’essere umano non avrebbe più messo piede sul suolo lunare.

Il grande scrittore visionario Arthur C. Clarke disse che non avrebbe mai creduto che, dopo l’allunaggio, ci saremmo fermati. Pare che ci stia pensando la Cina a riprendere i programmi di ri-conquista.«Buonasera, quelle che stiamo per vivere tutti insieme gli abitanti della terra sono forse le ore più importanti di questo secolo: l’uomo sta per violare il primo mistero dell’universo, sta per conquistare la Luna». Così Andrea Barbato quella domenica di luglio. Con un po’ di enfasi, per la verità, perché a ben guardare prima della fine del secolo (e del millennio) ne avremmo viste di belle (e di molto brutte).

«Non sto a quell’altezza de di’ com’è fatta la luna, che c’è dentro alla luna… E che ne so! So solo che sta per aria…»: era, nel film di Brogi Taviani, la voce di una signora sulla settantina (romana a giudicare dalla pronuncia) richiesta di un parere sulla imminente «conquista». Ammirevole realismo: non ne so niente, so solo che la luna sta lassù, appesa per aria… Forse il cauto buonsenso di quella anziana donna semplice e incolta (5++), una casalinga o un’ex operaia, aveva ragione: più dei commenti di tanti editorialisti dai grandi nomi che enfatizzarono quell’evento come l’inizio di una nuova era. Chissà quanti già pregustavano il privilegio e la gioia di andare a passare il week end sulla Luna, magari di acquistarvi la seconda casa, con giardino e piscinetta, che non ci si poteva permettere sulla Riviera ligure o in Versilia. Niente di tutto ciò si è verificato. Il mondo stava invece consumando le ultime briciole dell’ottimismo e delle speranze, ma non lo sapeva. Dallo sbarco (sulla Luna) siamo passati, cinquant’anni dopo, agli sbarchi dei poveri in altre terre (del nostro pianeta): sbarchi della speranza spesso tragica, quasi sempre delusa.