Godiamoci il calcio ma con prudenza

/ 21.06.2021
di Aldo Cazzullo

Sono stato a vedere Italia-Svizzera allo stadio Olimpico di Roma e c’era un’atmosfera bellissima. Tifosi italiani e svizzeri (molti svizzeri) fianco a fianco. Gesti di rispetto e di simpatia. Una partita bella e veloce, lasciamo perdere il risultato. La Svizzera è una squadra multietnica, quindi più moderna. L’Italia non ancora. Ai Mondiali 2018 l’Italia non c’era: eliminata ignominiosamente nei gironi. Fu un torneo molto tecnico, semifinali e finale giocate al fresco di San Pietroburgo e Mosca, con Putin in tribuna e la statua di Lenin fuori dallo stadio a riassumere il concitato secolo russo. Se è per questo, è dalla vittoria del 2006 che la Nazionale italiana non gioca un Mondiale decente. All’ultimo Europeo Antonio Conte fece un mezzo miracolo, battendo Belgio e Spagna e portando ai rigori la Germania campione del mondo con Pellè centravanti. Poi abbandonò gli Azzurri al loro destino per andare al Chelsea. Ora finalmente l’Italia si riaffaccia su una competizione internazionale.

Gli Europei si dovevano giocare l’anno scorso. Sono stati rinviati, ma ora si gioca. Non sfugge a nessuno che questo coincide con un momento particolare nella storia europea. Il calcio è stato prima bloccato, poi costretto a sbarrare le porte degli stadi, privandosi del proprio elemento naturale: i tifosi. Alcuni tra i più grandi campioni hanno avuto la Covid, che non ha risparmiato neppure l’avvicinamento agli Europei. Non sarà un campionato come gli altri. Presenterà più problemi da risolvere. Ma sotto altri aspetti sarà ancora più bello. Compresa la formula itinerante, destinata ad accomunare un Continente che ha molto sofferto in questo ultimo tempo, e per qualche giorno pure a riunificarlo, compresa la Londra della Brexit che ospiterà la finale.

Anche le classiche serate estive a casa dei parenti e degli amici avranno un sapore particolare. E non solo perché in Italia sono oggetto di litigi tra il ministro della Salute, di sinistra, e i governatori di destra. Alla fine sarà una questione di buon senso: rispettando le regole scritte e quelle in ogni caso legate alla prudenza, non potranno privarci del rito della partita in compagnia.

Ben venga il calcio europeo, quindi. Ma attenzione a non abbassare la guardia. Il «Daily News», quotidiano di New York, titola a caratteri cubitali: «It’s over», è finita. E anche molti di noi ne sono convinti. Stiamo cioè commettendo lo stesso errore di un anno fa, in questi stessi giorni: pensare che la pandemia sia un brutto ricordo e che tutto possa ricominciare come prima. Purtroppo non è così. Lo confermano le notizie che arrivano da Londra, con i casi in aumento, la diffusione della variante indiana (Delta), il rinvio delle riaperture.

Intendiamoci, è giusto ricominciare a vivere. Riaprire ristoranti, cinema, teatri. Recuperare quel gusto della socialità, quel calore delle relazioni umane che rende dolce la vita, in particolare d’estate. Più che gli assembramenti, preoccupa la sensazione che si sta diffondendo: che ormai ne siamo fuori e quindi non ha senso fare la seconda dose del vaccino, iniettare la prima ai giovani.

Purtroppo non è così. Gli esperti possono anche essersi contraddetti in questi mesi, ma su un dato sono concordi: il vaccino serve. Eviterà che il virus torni a diffondersi tra qualche mese con la forza dell’autunno scorso. Protegge dalle varianti. Se anche non può immunizzarci al cento per cento, ci salva dalle forme più gravi della malattia, quindi previene l’intasamento degli ospedali e il blocco del sistema sanitario, da cui deriverebbe l’esigenza di richiudere tutto.

Certo, tutti siamo stanchi, quando vediamo un virologo in Tv cambiamo canale, quando sentiamo nominare la «variante Delta» sbuffiamo come fosse un brutto film di spionaggio. Ma illuderci che sia tutto passato ci porterebbe a un’amara disillusione. Fino a quando non saremo vaccinati quasi tutti, non potremo stare tranquilli. E fino a quando non sarà vaccinato il resto del mondo, ci sarà sempre il pericolo che il virus ritorni, in qualche forma. Perché ormai si è capito che nessun blocco dei voli, nessun limite – per quanto necessario – è risolutivo. Quindi godiamoci il calcio, ma senza diventare né imprudenti, né isterici.