Gentile dottoressa,
non ho figli, stavo per dire «per fortuna», perché sono tali e tante le difficoltà dei genitori da togliere la voglia di metterne al mondo.
Sono un’insegnante e una zia con nipoti di tutte le età e, considerato che so guardare e ascoltare, mi considero una buona osservatrice dei comportamenti di bambini e ragazzi. Se ho deciso di scriverle è perché non ne posso più di brontolare tra me e me, col rischio di diventare una vecchia zitella sfuggita da tutti. Allora stamattina mi sono svegliata e, acceso il computer, ho deciso di entrare nella «Stanza del dialogo» ed esporre le mie critiche, con la speranza di essere smentita.
Per prima cosa a Natale non sapevo cosa regalare ai più piccoli perché, semplicemente, hanno già tutto. Ma che dico? Più di tutto. Da quando sono nati, i genitori accontentano ogni richiesta e spesso le anticipano per il gusto di assecondarli.
Con i nipoti più grandi invece, soprattutto con le femmine, il problema è l’aspetto fisico, il peso. Le mamme vogliono che non abbiano un grammo di troppo e fanno un dramma se mangiano un dolcetto in più o se quel giorno non hanno voglia di andare in palestra o in piscina. Non vi sembra che, pur amando i loro figli, stiano crescendoli in modo sbagliato? / La bisbetica domata
Cara Bisbetica,
essere genitori è sempre stato il compito più impegnativo che la generazione degli adulti debba affrontare. Ma ora è diventato particolarmente arduo perché, come non è mai avvenuto prima, scuola e famiglia si trovano a competere con rivali particolarmente potenti, insinuanti ed efficaci: i social media, mezzi di comunicazione che, come Facebook, Instagram e TikTok, permettono, non solo di ricevere informazioni ma di intervenire per modificarle e accrescerle, cioè di essere passivi e attivi.
Il video sforna una valanga d’informazioni, di modelli, suggerimenti e tentazioni che gonfiano a dismisura i desideri dei bambini. Sotto Natale poi le sollecitazioni raggiungono il parossismo: giochi e giocattoli, presentati in modo suadente, convincono i più piccoli che solo possedendoli puoi essere felice. Suggestionati, chiedono subito mille cose, sempre diverse perché, nella loro fantasia, le immagini si accavallano e sostituiscono. Che fare? Invece di rincorrere soddisfazioni impossibili, meglio fissare i loro desideri elencandoli in una letterina. Sono quelli e basta, inutile dilagare.
Quanto agli adolescenti, anche nei loro confronti i social intervengono pesantemente fissando le «identità in formazione» sull’aspetto fisico, con la complicità, come lei giustamente osserva, dei genitori. Troppe volte rivolgiamo alle femmine complimenti su come sono belle, carine, eleganti, sottovalutando altri valori come la simpatia, la gentilezza, l’attenzione, la disponibilità.
Spesso le madri proiettano sulle figlie le loro esigenze accrescendone, senza accorgersene, l’insicurezza.
Quello che dovrebbero fare è piuttosto comunicare un modello di accettazione di sé stesse evitando, ad esempio, di commentare negativamente ad alta voce il proprio aspetto fisico: sono grassa, sono brutta, devo dimagrire. È probabile che i figli imitino questo scontento proiettandolo su di sé con le conseguenze che conosciamo: disfunzioni alimentari, depressione, isolamento…
È giusto preoccuparsi che i giovani non cerchino di placare col cibo l’ansia dell’età e che svolgano regolare attività fisica, ma stiamo attenti che l’approvazione dell’immagine non divenga l’unico valore da perseguire.
Sappiamo che l’adolescenza, l’età incerta, tende a oscillare tra due estremi: il troppo o il troppo poco. Spetta ai familiari non incentivare quest’alternanza apprezzandoli per quello che sono, non per quello che appaiono. Infine, per quanto i non adulti siano problematici, credo che le feste in famiglia siano più allegre quando ci sono bambini e ragazzi. Renderli felici non è obbligatorio: l’importante è che crescano, che divengano adulti. Ma quando il nostro amore li illumina e riscalda è una gioia per tutti e, in quei momenti, la montagna dei pacchi dono ritrova il proprio posto: ai margini della casa e della vita.