I lettori di «Azione» ricorderanno la polemica che, quasi una decina di anni fa avevano sollevato, in Ticino, i risultati di studi, eseguiti a livello federale e cantonale, sugli effetti della crescita del frontalierato sull’occupazione e sui salari nelle regioni di frontiera che attribuivano al fenomeno solo effetti positivi. Questi risultati erano in contrasto con quanto l’opinione pubblica del nostro cantone pensava, ossia che l’aumento dei frontalieri minacciava l’occupazione e l’evoluzione dei salari dei lavoratori residenti nel paese. Ora che la votazione sull’iniziativa dell’UDC che intende sopprimere la libera circolazione si avvicina, ecco che il tema dell’impatto dei frontalieri sull’occupazione e i salari ritorna di moda. E gli economisti quantitativi ritornano ad occuparsene. Così il KOF, l’istituto di ricerche economiche del Politecnico di Zurigo, secondo la NZZ, avrebbe preparato uno studio sugli effetti del frontalierato che dovrebbe venire pubblicato addirittura nell’«American Economic Review», vale a dire nella rivista economica più quotata del mondo.
I risultati di questo studio confermano quelli di una lunga serie di studi già condotti da istituti di ricerca svizzeri, nel corso degli ultimi venti anni. Stando agli stessi, l’aumento dei frontalieri di questi ultimi due decenni ha favorito sia lo sviluppo dell’occupazione, sia quello dei salari, nelle regioni di frontiera. Per essere più precisi, la possibilità di ricorrere liberamente a questa offerta supplementare di manodopera ha assicurato alle regioni di frontiera, in questo periodo, un aumento dell’occupazione e dei salari superiore a quello esperimentato dal resto delle regioni del paese.
Si tratta di risultati che richiedono di essere spiegati perché in economia, normalmente, da un’offerta in aumento ci si attende una pressione sui prezzi (o, nel nostro caso, sui salari) verso il basso. Secondo lo studio del KOF, invece, nel corso degli ultimi anni, i salari nelle regioni di frontiera sarebbero aumentati più rapidamente che quelli nelle regioni centrali del paese. Di più, l’aumento dell’effettivo di frontalieri occupati in Svizzera non sarebbe andato a scapito dell’occupazione di lavoratori svizzeri. In altre parole, l’occupazione di frontalieri è cresciuta perché è aumentata la domanda di lavoratori da parte delle aziende. È anche possibile che quest’ultima sia aumentata per l’allargamento dell’offerta consentito dalla libera circolazione della manodopera. Questi effetti particolarmente positivi derivanti dal fortissimo aumento dell’occupazione di frontalieri vengono spiegati, nello studio del KOF, dal fatto che i livelli di qualifica dei frontalieri sono migliorati. Due terzi dei nuovi frontalieri, infatti, possiedono una formazione universitaria. Essi hanno consentito lo sviluppo nelle regioni di frontiera dei rami basati sulla conoscenza come quelli della tecnologia dell’informazione o dell’industria farmaceutica.
Come si è già ricordato, il nuovo studio del KOF riconferma i risultati di numerose ricerche eseguite da diversi istituti, universitari o privati, nel corso degli ultimi dieci anni. Per le regioni di frontiera, considerate come un insieme, l’aumento dell’occupazione di frontalieri, consentito dall’adozione della libera circolazione della manodopera, è stata una vera benedizione. Tuttavia è probabile che in Ticino anche questo studio sarà criticato come tutti gli altri (e non sono pochi) che hanno messo in evidenza gli effetti positivi dell’aumento dei frontalieri. Anche le ragioni di chi critica sono conosciute. Rispetto all’occupazione di frontalieri il Cantone Ticino è, tra le regioni di frontiera, un Sonderfall. Gli effetti positivi sull’evoluzione dell’occupazione e dei salari, dovuti all’alto grado di qualifica dei nuovi frontalieri, si vedono infatti molto meno in Ticino che, da quando mondo è mondo, possiede un’economia molto più orientata verso il fattore lavoro, e quindi con livelli di produttività inferiori alla media, che nel resto delle regioni di frontiera svizzere.
Frontalieri: solo vantaggi
/ 22.06.2020
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi