Frontalieri e apprendisti: il mercato si muove

/ 23.11.2020
di Angelo Rossi

Le novità economiche di questo inizio di novembre in Ticino riguardano il mercato del lavoro. Dapprima è venuta la notizia che nel terzo trimestre, nonostante la pandemia, l’effettivo dei frontalieri occupati nel Cantone ha superato la quota delle 70’000 unità. Qualche giorno fa, poi, è arrivato il comunicato del DECS (Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport) stando al quale la campagna di collocamento a tirocinio 2020 ha raggiunto il suo obiettivo. 

Cominciamo da qui. Da gennaio a novembre sono stati firmati in Ticino 2369 nuovi contratti di tirocinio. Il traguardo raggiunto è importante perché ancora nel mese di giugno, quando la flessione nel numero dei nuovi contratti era del 20%, nessuno pensava che in autunno si sarebbero superati 2300 nuovi contratti. Il risultato raggiunto è quindi rallegrante. Tuttavia è giusto anche notare che, seguendo la tendenza degli ultimi anni, anche quest’anno il numero dei nuovi contratti di tirocinio conclusi è diminuito. Rispetto al 2019 si è registrata una diminuzione di 80 unità. Come precisa il comunicato del DECS il grosso della diminuzione si concentra in due rami: quello del commercio, con una cinquantina di contratti in meno, e quello degli assistenti di farmacia con una ventina di contratti in meno. 

Ma veniamo ai frontalieri. A inizio mese sono stati pubblicati i dati concernenti il terzo trimestre. In Ticino l’effettivo dei frontalieri ha superato quella che alcuni commentatori hanno chiamato la «soglia psicologica» delle 70’000 unità, raggiungendo un totale pari a 70’078 persone. In termini relativi però, l’aumento rispetto al terzo trimestre del 2019 è stato irrisorio, pari solamente all’1 per mille. Per effetto del caso, o perché il diavolo ci ha messo la coda, in termini assoluti l’aumento dei frontalieri è stato pari a 80 unità, ossia esattamente uguale alla diminuzione, sempre in termini assoluti, registrata dal totale dei nuovi contratti di tirocinio. Fossimo simpatizzanti dell’UDC e alla caccia di prove per dimostrare che nel mercato ticinese del lavoro i frontalieri sostituiscono i residenti, non lasceremmo di mettere in evidenza l’identità di queste due variazioni. Purtroppo non è possibile dimostrare, con i dati disponibili, che l’aumento del numero dei frontalieri sia avvenuto nei rami e nelle aziende nelle quali, quest’anno, sono diminuiti i nuovi contratti di tirocinio. È abbastanza logico pensare che l’aumento dei frontalieri, durante il terzo trimestre, ossia durante i mesi da luglio a settembre, sia stato influenzato dall’intensificarsi dell’attività in rami come l’agricoltura, il turismo e le costruzioni, per i quali la stagione estiva è importante.

Come abbiamo già ricordato qui sopra, questi non sono i rami nei quali si è concentrata la diminuzione dei nuovi contratti di tirocinio, ragione per cui la relazione tra aumento dell’effettivo dei frontalieri e diminuzione del numero dei nuovi contratti di apprendistato resta da dimostrare. Al di là comunque dei risultati messi in evidenza dalle statistiche disponibili si può argomentare che per il datore di lavoro, in particolare quello che gestisce una piccola azienda con margini di guadagno contenuti, che ha deciso di applicare una politica di flessibilizzazione dell’occupazione, frontalieri e apprendisti sono componenti dell’offerta di manodopera particolarmente appetibili perché generano costi del personale inferiori a quelli che si devono sopportare per la manodopera residente, formata e occupata in modo permanente. Tuttavia solo l’effettivo dei frontalieri è in grado di adattarsi in modo flessibile alle esigenze in materia di durata e discontinuità del lavoro che si manifestano in periodi critici come quello che sta attraversando attualmente l’economia del Cantone.