Sono fra i primi a possedere un algoritmo da casa. L’ho acquistato online e, per averlo scontato, l’ho preso di seconda mano. Colui che l’aveva comprato nuovo l’ha restituito perché sul cartone che lo conteneva c’era un piccolo graffio. Per averlo ho dovuto installare nel mio mini alloggio da single 24 telecamere accese giorno e notte. Mio fratello che è un passatista, mi ha fatto osservare che inquinano. Poverino, non è informato. Se leggesse i giornali saprebbe che il nostro presidente Draghi teorizza che non tutti i debiti sono eguali, esiste il debito buono e quello cattivo. Ne deriva che esiste anche la CO2 cattiva e la CO2 buona. Quella che produco io è la seconda.
Fin dal primo giorno t’accorgi che non puoi più fare a meno dell’algoritmo di casa. Pensa lui a tutto, anticipa i tuoi desideri, ti guida e ti orienta. Appena l’ho acceso si è presentato: «Mi chiamo Frank con la cappa». «Piacere, io mi chiamo Bruno e...» Mi ha interrotto: «Lo so, so tutto di te, sei profilato, in centrale sanno di te cose che neanche tu sapevi di sapere». Scrutando il mio viso e decodificando le mie espressioni prevede i miei movimenti prima che io li compia, anticipa i miei desideri se sono conformi al suo codice etico o li fa naufragare se lo contraddicono. Decide quali abiti devo indossare, facendo la media delle condizioni atmosferiche a Torino degli ultimi 300 anni, quali cibi devo cucinare e il peso dei singoli ingredienti, in base al peso, alla pressione e ai risultati dell’analisi del sangue che mi pratica ogni sera. Mi regola il sonno e la veglia.
Ogni sera, quando sto per andare a letto, mi aggiorna sul mio punteggio giornaliero, consistente in due classifiche, una misura l’affidabilità e l’altra la partecipazione. Se risulta che ho perso dei punti Frank, per spronarmi a migliorare, mi mostra le classifiche di altri praticanti più bravi, comparabili a me su duecento parametri. Dedico le ore serali, quando ho soddisfatto tutti i miei doveri pratici, alla lettura. Per migliorare il mio livello, se scopre che sto leggendo un romanzo sentimentale e commovente scritto da una di quelle autrici che si firmano con il doppio cognome, me lo fa sparire. Al suo posto trovo i Pensieri di Pascal o i Parerga e paralipomena di Arthur Schopenhauer. Frank stacca la luce quando ho superato la soglia del consumo di energia calcolato nella media di quella consumata da tutti gli italiani nati nel 1937 con un diploma di scuola media superiore che hanno fatto il servizio militare.
La mattina faccio la doccia, mi asciugo e indosso l’accappatoio; voglio uscire dalla stanza del bagno ma trovo la porta bloccata. Cos’è successo? Semplice, mi sono dimenticato che prima devo pesarmi e comunicare il risultato a Frank che lo commenta con velenosi sarcasmi se il peso è aumentato. Governa i tempi di lettura del mio quotidiano, 3 minuti al massimo per ogni articolo e uno per i commenti sulla situazione politica dove, mi ha spiegato, basta leggere una riga su cinque. Per le interviste ai virologi basta la prima riga di ogni risposta, dopo è fuffa.
Per tutelare la mia serenità, sapendo che fin da ragazzo sono un tifoso del Torino Calcio, fa sparire i servizi sulla squadra che quest’anno rischia di scendere in B. Torneranno leggibili solo quando il mio Toro sarà fra le prime tre squadre in classifica, cioè verso il 2055. Di più: sapendo dal mio profilo che la lettura di certe espressioni mi procura l’orticaria le cancella, così non incrocio più «quant’altro, non bisogna abbassare la guardia, vedere la luce in fondo al tunnel, assolutamente sì o assolutamente no», con il risultato che intere pagine di quotidiani hanno più buchi che parole.
Appena entrato in casa ho cinque minuti di tempo per loggarmi, trascorsi i quali scattano le punizioni: 10 grammi in meno di spaghetti a pranzo, pane raffermo al posto della brioche a colazione... Ogni lunedì sera devo rivedere con lui che lo commenta il film Tempi moderni di Charlie Chaplin, parteggiando per la catena di montaggio; se mi addormento non mi rimprovera ma capisco che soffre. Frank arriva a tutto. Un solo esempio. Per cucinare uso ancora il forno a gas e non avete idea di quante volte, dopo aver preparato timballi o torte o sformati, arrivato al momento di metterli in forno, scoprivo che la scatola dei fiammiferi era vuota. Dovevo umiliarmi e andarli a chiedere alla vicina di pianerottolo che è un’impicciona e vuol sapere per filo e per segno cosa sto cucinando.
Frank, quando i fiammiferi stanno per finire, ne ordina una scatola. Online naturalmente, perché si risparmiano 2 centesimi. Trascorrono dieci o dodici minuti e un coro furioso di clacson di auto bloccate nel traffico mi avvisa che il fattorino è arrivato con il suo camion per portarmi la scatola. Adesso devo smettere di tessere i suoi elogi, Frank mi ricorda che devo aderire all’appello «Salviamo la terra», promosso da quella ragazzina svedese, come si chiama già? E dire che appeso in salotto ho il suo ritratto...
Frank, un algoritmo per amico
/ 12.07.2021
di Bruno Gambarotta
di Bruno Gambarotta