Il numero più recente della rivista «Dati» del nostro ufficio cantonale di statistica riporta l’annuale rendiconto sulle finanze comunali, sforzo comune di John Derighetti e Daniela Baroni della Sezione Enti Locali dell’amministrazione cantonale. I dati di quest’anno si riferiscono alla gestione finanziaria del 2020. Ovviamente essendo il 2020 il primo anno della pandemia, l’interesse del lettore – come quello degli autori del rendiconto – si concentra sulle conseguenze che la stessa può aver avuto sui conti dei comuni. La risposta, cari lettori, la potete dedurre dal titolo di questo commento. Le cose sono andate meglio di quanto ci si poteva attendere. Il 2020 è stato comunque, per l’aggregato dei comuni un anno deficitario. Ma la portata del deficit è limitata. Rapportato al totale delle spese correnti dell’aggregato dei comuni il deficit complessivo di 26 milioni rappresenta infatti solamente l’1.3%. Non siamo quindi lontani dal pareggio dei conti, in un anno che, ripetiamolo, in seguito alla pandemia, ha indotto spese supplementari considerevoli per i comuni e ha visto i ricavi correnti ridursi di 97.7 milioni.
Per arrivare a questo risultato però i comuni hanno dovuto ridurre le loro uscite di 50 milioni di franchi rispetto a quanto avevano speso nel 2019. Siccome non disponiamo di cifre relative al preventivo 2020 non possiamo stimare quale sia stata la vera portata dei tagli alla spesa effettuati dai comuni ticinesi nel 2020 rispetto a quelle che potevano essere le loro intenzioni di spesa pre-pandemia. Poiché a preventivo sono state stimate uscite superiori a quelle del 2019, è tuttavia presumibile che i tagli alla spesa preventivata siano notevolmente superiori ai 50 milioni di franchi che rappresentano la riduzione delle uscite correnti rispetto al consuntivo del 2019. Altrettanto presumibile è che questi risparmi di uscite si siano concentrati nei comuni di maggior taglia. Purtroppo il rendiconto di Derighetti e Baroni non offre – pensiamo per più di una buona ragione – dati per categorie di comuni secondo la taglia. Non siamo quindi in grado di verificare in che misura questa ipotesi sia fondata.
Le cifre, esposte nel loro rendiconto, ci consentono comunque di affermare che lo sforzo di contenimento ha portato su più poste di spesa ed è stato particolarmente importante per quel che riguarda gli ammortamenti amministrativi, anche perché nel 2020 sono state applicate nuove direttive nel calcolo degli stessi. Ma anche l’aggregato delle spese per il personale che, in un ente pubblico, tende sempre ad aumentare, è stato ridotto di circa il 5%. Occorre però valutare con prudenza queste variazioni, perché come rilevano gli autori del rendiconto, tra il 2019 e il 2020, sia Lugano sia Bellinzona hanno esternalizzato una parte delle spese correnti che prima figuravano nei loro conti, costituendo enti separati per la gestione di particolari servizi. Le difficoltà finanziarie emergono poi, come è comune negli anni critici, nel conto degli investimenti. L’autofinanziamento degli investimenti si è infatti ridotto da 219.7, nel 2019, a 144.4 milioni nell’anno seguente. Il tasso di autofinanziamento è così sceso, per l’aggregato dei comuni, dal 100 al 44%. Di conseguenza il debito pubblico dell’insieme dei comuni ticinesi è aumentato di circa 86 milioni di franchi, ossia del 5% rispetto al 2019.
Quando si considerano le cifre d’assieme il 2020 non è quindi stato un anno favorevole alle finanze dei comuni ticinesi. Avrebbe potuto però anche andare peggio! Teniamo poi presente che ciò nonostante il 60% dei comuni ha chiuso anche il 2020 con un avanzo d’esercizio. Considerato quanto è successo nel primo anno della pandemia da Coronavirus si tratta certamente di un risultato positivo. La pandemia è stata infatti una fonte di spesa supplementare non trascurabile. Derighetti e Baroni hanno cercato di fare il bilancio degli aumenti di spesa e degli sgravi provocati dalla stessa. Semplificando si può affermare che la pandemia ha provocato, nel 2020, un aumento delle spese dei comuni ticinesi pari a 10,4 milioni di franchi come uscite correnti e a 8.1 milioni di addebiti interni. In tutto, quindi, nell’anno in questione la pandemia di Coronavirus è costata ai comuni ticinesi 18.5 milioni di franchi. La stessa ha però generato anche entrate correnti per 0.5 milioni. Il costo netto della pandemia si è quindi aggirato, nel 2020, sui 18 milioni di franchi. Per abitante si tratta di un po’ più di 50 franchi, ossia neanche il prezzo di un’iniezione contro il Covid. Questo dato induce a relativizzare ulteriormente la portata del deficit dei comuni ticinesi per il 2020.