Il Consiglio di Stato ticinese ha pubblicato, con buona tempestività, il preventivo del 2022 e il piano finanziario per il periodo 2022-2025. Ambedue sono l’espressione di questo periodo di vacche magre. Il preventivo per l’anno prossimo anticipa un disavanzo di esercizio di 135 milioni di franchi con, unico dato positivo, un piccolo montante di 72 milioni di franchi per l’autofinanziamento. Il montante dell’autofinanziamento è piccolo perché basta a pagare unicamente un po’ più di un quarto degli investimenti progettati per l’anno che viene. Questo significa che per finanziare il resto degli investimenti il Cantone dovrà indebitarsi. Il debito pubblico supererà così nel prossimo esercizio i 2500 milioni di franchi. Per fortuna che, per il momento, la Banca nazionale svizzera continua ad applicare tassi di interesse negativi, ragione per cui chi si indebita guadagna. Ma questa politica eccezionale non andrà avanti ancora per molti anni.
Con l’inflazione che rialza la testa sono molti i commentatori dei fatti economici che stanno anticipandone la prossima fine. Con tutto ciò, ma tenendo conto che non siamo ancora usciti dalla pandemia, il preventivo del Cantone per il prossimo anno non deve eccessivamente preoccupare. Non è la prima volta, nel corso degli ultimi anni, che i responsabili delle finanze cantonale ci propongono preventivi con un disavanzo superiore ai 100 milioni; i risultati dei rispettivi consuntivi sono sempre stati migliori. Per gli amministratori delle finanze pubbliche è una buona regola quella di stendere il preventivo con molta prudenza sottostimando talvolta i possibili ricavi. Di qui la sorpresa di risultati finanziari nei consuntivi che sono migliori di quelli preventivati. Il 2020, ovviamente, costituisce un’eccezione in seguito al manifestarsi della pandemia, un evento che nessuno aveva potuto prevedere, soprattutto nelle sue conseguenze finanziarie, in fase di preparazione del preventivo. Diversa è la situazione per il 2021.
Il preventivo di quest’anno è stato stilato in uno dei momenti più bui della pandemia, alla fine dell’estate del 2020 e prevedeva un disavanzo di 230.7 milioni. Stando ai dati pubblicati sul pre-consuntivo 2021, pubblicati a fine agosto, il disavanzo effettivo si ridurrà di almeno un’ottantina di milioni. Queste informazioni ci inducono a non preoccuparci eccessivamente per il preventivo del 2022. A dar da pensare sono invece le stime del piano finanziario 2022-2025 perché mostrano un disavanzo che tende ad aumentare nel tempo. Nel 2025 si avvicinerebbe ai 200 milioni di franchi. Le ragioni di questo peggioramento sono quelle di sempre: da un lato la spesa del Cantone continua a crescere e, dall’altro, i ricavi ristagnano o per lo meno crescono più lentamente della spesa. Anche se lasciamo da parte eventuali ultime ripercussioni negative della pandemia, diverse tendenze in atto confermano che i disavanzi stimati dal Consiglio di Stato per i prossimi anni non sono campati in aria.
Sulla capacità di ripresa dell’economia ticinese dopo la pandemia si può avere più di un dubbio. Il fatto poi che oggi l’occupazione in Ticino cresca solo per l’aumento dell’effettivo dei frontalieri non ha ripercussioni estremamente positive sull’evoluzione del gettito fiscale. Ma a preoccupare maggiormente, per i prossimi 3-4 anni, è il possibile rincaro e la possibile lievitazione dei tassi di interesse. Nonostante gli aumenti dei prezzi in atto, anche nei paesi confinanti, per il momento la nostra Banca nazionale reputa che, per i prossimi due anni, il tasso di inflazione in Svizzera continuerà ad essere inferiore all’1%. Con un tasso di questo genere è ovvio che la nostra Banca centrale continuerà a mantenere i suoi tassi di interesse negativi. Ma in materia di rincaro le cose potrebbero cambiare rapidamente. Le previsioni sul rincaro della Banca nazionale sono dunque da prendere «cum grano salis».
È quanto, pensiamo, abbia fatto il nostro ministro delle finanze nel preparare le stime dei costi e dei ricavi del PF. Come abbiamo già rilevato, le stesse prevedono un disavanzo in aumento per un numero di anni superiore a quello che i principi di gestione finanziaria dello Stato possono consentire. Sarà quindi necessario intervenire con misure che consentano o di ridurre la spesa o di aumentare i ricavi del Cantone. Dalle prime prese di posizione attorno a questo dilemma sembra soprattutto che, in fatto di austerità finanziaria, Consiglio di Stato e Gran Consiglio non si trovino sulla medesima lunghezza d’onda. Si annuncia un dibattito parlamentare sulle misure di risanamento finanziario ricco di spunti a cominciare dalle discussioni in atto nella commissione della gestione.
Finanze cantonali, tendenza negativa
/ 11.10.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi