Che cos’è il metaverso? È un mondo virtuale intimamente connesso con quello reale. È la nuova frontiera del futuro tecnologico, dove le esperienze del web si calano perfettamente nel vissuto reale e completano le vite delle persone. Il metaverso (da non confondersi con il multiverso, l’immaginario degli eroi Marvel) è anche l’obiettivo di numerosi giganti tech, tra cui l’azienda di Mark Zuckerberg, Facebook.
La presenza umana nel metaverso, in questa versione avanzata del web, avverrà tramite la generazione di avatar personali. In questo modo l’esperienza sulla rete si avvicinerà sempre di più a quella del mondo reale, a partire dalle interazioni tra i soggetti umani, che potranno accedere a nuove opportunità creative, sociali ed economiche.
È fantascienza o il nostro prossimo futuro? Un sogno o un fallimento annunciato? Il termine «metaverso» è un neologismo, formato dalla fusione di «meta», nel significato di «al di là», e «verso», derivato da universo. Lo ha coniato lo scrittore di fantascienza Neal Stephenson nel romanzo Snow Crash del 1992 per descrivere una dimensione virtuale in cui il protagonista, Hiro Protagonist, tramite il suo avatar socializza, fa acquisti e sconfigge nemici del mondo reale. Stephenson descrive il metaverso come un’immensa sfera nera di 65’536 km di circonferenza, tagliata in due all’altezza dell’equatore da una strada percorribile anche su una monorotaia con 256 stazioni, ognuna a 256 km di distanza. Su questa sfera ogni persona può realizzare in 3D ciò che desidera, il tutto potenzialmente visitabile dagli utenti.
Una realtà virtuale e parallela, un mondo nuovo. Una sorta di Matrix, ma consapevole. In realtà, il concetto di metaverso risale allo scrittore William Gibson, che nel romanzo Neuromancer del 1984 lo popolarizzò col nome di cyberspazio. «La qualità distintiva del metaverso sarà una sensazione di presenza, come se fossi proprio lì con un’altra persona», ha scritto Zuckerberg in una lettera pubblicata sul sito della società.
«Meta» (il nuovo nome della media company) sarà uno dei tanti distributori di piattaforme, software e servizi utili a vivere esperienze completamente virtuali. In futuro, ha aggiunto Zuckerberg, «sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come un ologramma per essere in ufficio senza doverti spostare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori a chiacchierare. Non si tratta di passare più tempo davanti allo schermo ma di migliorare la qualità di quel tempo».
Come spesso succede, la riflessione più corretta su questi argomenti è possibile trovarla sul «il Post», il sito online diretto da Luca Sofri, che riporta il parere di Matthew Ball, autorevole analista e venture capitalist statunitense: «È importante capire che il metaverso non è un gioco, né un pezzo di hardware, né un’esperienza online. Sarebbe come dire che World of Warcraft, l’iPhone o Google sono Internet. Sono mondi digitali, dispositivi, servizi, siti Web, eccetera. Internet è un ampio insieme di protocolli, tecnologia, canali e linguaggi, oltre che dispositivi di accesso, contenuti ed esperienze di comunicazione al di sopra di quell’insieme. Anche il metaverso lo sarà».
Ancora: «Il Metaverso altererà il modo in cui distribuiamo e monetizziamo le risorse moderne», sostiene Ball, e aggiunge che non accadrà in modo dirompente bensì lentamente nel tempo. Se i social network hanno contribuito al declino di Second Life (il mondo virtuale e online dove le persone, rappresentate da un avatar digitale, potevano esplorare vari ambienti), oggi il multiverso promette invece di superare proprio i limiti dei social: «Se la protagonista della scorsa generazione è stata la condivisione, per la prossima generazione sarà la partecipazione», ha spiegato Sima Sistani, fondatore di Houseparty, app di videochat acquistata da Epic Games nel 2019.
Le interazioni, in questa visione, non saranno più sotto forma di like, commenti e condivisioni, ma vere e proprie esperienze partecipate, vissute in una modalità il più possibile simile al mondo reale, con l’aggiunta delle potenzialità del digitale.
Invece di osservare Internet tramite uno schermo, vivremo direttamente al suo interno, sfruttando i visori per la realtà virtuale e utilizzando braccialetti dotati di sensori (come quelli che sta sviluppando Facebook) per interagire fisicamente con l’ambiente virtuale e gli oggetti che si trovano al suo interno.
È fantascienza o il nostro prossimo futuro?