Giro della Media Blenio e Gala dei Castelli per l’atletica leggera. Tamaro Trophy, GP Ticino e Lugano Summer Ride per il ciclismo. Scenic Trail e Claro-Pizzo per la corsa in salita. Memorial Gander per la ginnastica artistica. Tornei Challenger di Chiasso, Bellinzona e Lugano per il tennis. Torneo internazionale di Bellinzona per il calcio. Stralugano per la corsa su strada. Potrei proseguire con l’elenco fino all’ultima riga, senza considerare i normali campionati in corso nelle varie discipline, e senza menzionare le innumerevoli manifestazioni popolari in cui la pratica sportiva è abbinata all’enogastronomia, alla promozione del benessere per le famiglie (vedi Slowup), o alla raccolta di fondi a scopo benefico.
Ticino «Terra di Artisti»? «Ticino terra di Ciclisti»? Così si diceva. Ma, fra tutte le categorie, emerge quella degli Organizzatori. Non ho dati precisi, tuttavia, a naso, ho l’impressione che siamo in zona podio olimpico. Del resto, un nostro illustre concittadino del secolo scorso aveva definito il Ticino una «Repubblica dell’iperbole». Il termine, coniato dallo scrittore di Sagno, Francesco Chiesa (1871-1973), è stato più volte utilizzato negli anni, come metafora di un Cantone incline alle esagerazioni e all’abbondanza.
Non abbiamo più otto quotidiani. Siamo umilmente scesi a due. In compenso, ad ogni fine di settimana ci ritroviamo una miriade di manifestazioni sportive alle quali aderire. Come spettatori o come protagonisti. Mi sono più volte chiesto le ragioni e il senso di tale proliferare. Anche perché ognuno di questi piccoli, medi, in taluni casi, grandi appuntamenti, richiede strutture, persone, denaro. Lo stupore cresce se penso al fatto che non siamo un mega-agglomerato come Milano, Londra e Parigi, e che le nostre imprese, quelle che sono chiamate a fornire il sostegno logistico e finanziario, sono spesso impegnate con la difficile quadratura del bilancio. Non è un caso che spesso i nomi che campeggiano su locandine e striscioni pubblicitari siano sempre i medesimi. Quindi perché?
Se mi metto nei panni degli organizzatori intravedo il desiderio di promuovere la propria attività e il proprio club, con l’obiettivo di aumentare il numero dei tesserati, e la massa critica dei praticanti. Se una manifestazione riesce a catturare il grande nome, ad esempio Nino Schurter, Vincenzo Nibali, Alison Dos Santos, aumentano le possibilità di fare proselitismo. Di pari passo si ingigantisce la mediatizzazione dell’evento. Con grande gioia e soddisfazione degli sponsor, pronti a garantire il loro sostegno per l’edizione successiva, magari con un importo aumentato. Ma là dove la star mondiale non c’è, dove il sudore è quello della gente comune, che ha già sudato per tutta la settimana sul posto di lavoro, qual è il senso dell’operazione?
Non voglio fare nessun processo alle intenzioni. Parto dal presupposto che chi organizza sia animato dalla passione e dalla buona fede. Non sono certo i 20 secondi di intervista in tv a modificare l’inerzia dell’esistenza di una persona. Dubito inoltre che le manifestazioni citate contribuiscano a riempire le tasche di chi le organizza. A volte chiudono il bilancio nelle cifre rosse. E quando c’è un utile, generalmente serve a finanziare le attività giovanili del club che ha patrocinato l’evento. Confermo quindi l’idea che, in fondo, all’origine di questo straordinario mosaico organizzativo si celino effettivamente passione e amore.
Non importa che, a bocce ferme, i membri dei vari Comitati, con il prezioso esercito di collaboratori volontari, si ritrovino davanti a un calice di vino, con una tartina in mano, a distribuirsi complimenti e pacche sulle spalle. Se lo meritano. Mi importa soprattutto che con il loro slancio abbiano regalato vibrazioni, emozioni, gioia, a chi ha seguito l’evento. Vibrazioni, emozioni, gioia e salute, a chi vi ha partecipato. Questo è un Ticino iperbolico che piace. Che non si piange addosso. Che si impegna in un prezioso e oscuro lavoro a favore della Comunità. Capace di catturare i riflettori dello star system per tentare di illuminare anche il volto della gente comune.