Non che ci sia da stare allegri, ma il fenomeno delle fake news non è certo una caratteristica dell’epoca dei social che anzi, semmai, nell’epoca dei social è sì tanto più facile produrle e farle circolare quanto è (o no?!) altrettanto agevole per chi abbia un minimo di senso critico e sappia smanettare col PC, farci la tara ed eventualmente cassarle. Ma nel 1300 o giù di lì non era così facile, e uno si teneva la fake di turno per anni, decenni – magari una vita, vuoi perché le notizie circolavano più lentamente, vuoi perché il mondo era ancora «incantato», come hanno detto certi sociologi e le streghe volavano sulle scope – vuoi perché la pubblica opinione, se mai esisteva, voleva ieri forse – dico «forse» – crederci più di oggi.
Il Dizionario Biografico degli Scienziati e dei Tecnici, poderosa pubblicazione di 1600 pagine edita nel 1999 da una gloriosa casa editrice bolognese, alla voce «Alessandra Giliani» la definisce medico anatomista nata nel 1307 a San Giovanni in Persiceto e morta nella vicina Bologna il 23 marzo del 1326 (altre fonti indicano il 26) – dunque a soli diciannove anni. Il nome della Giliani compare a più riprese in cronache e studi autorevoli sulla famosa scuola anatomica bolognese, che vanta in Mondino de’ Liuzzi (1270-1326), Lettore presso lo Studium bolognese, il fondatore della moderna anatomia. L’autore di quella Anothomia (1316) che rimase per secoli il testo chiave delle conoscenze anatomiche era stato il primo a riesumare – è proprio il caso di dirlo – la pratica della dissezione dei cadaveri dopo un intervallo secolare dovuto alla chiusura della famosa Scuola Alessandrina.
Mondinus – come era chiamato negli ambienti accademici – praticava la dissezione nella sua casa. Per mezzo di tecniche innovative di sua invenzione aveva elevato la morfologia del corpo umano su base sperimentale a base della pratica medica. Fra i suoi assistenti spiccava per abilità Alessandra Giliani. Vestita da uomo per non creare scandalo eseguiva con rara competenza e precisione le istruzioni che le venivano dal Professore, comodamente seduto in cattedra al di sopra del tavolo anatomico. Era nota in particolare per l’abilità che aveva nel trattamento del sistema delle vie sanguigne. Una sua invenzione era un liquido che, iniettato nelle vene, solidificava e rendeva possibile isolare vene ed arterie dal resto della massa anatomica. Si tratta, con ogni probabilità, della stessa ancor oggi misteriosa tecnica che il Principe di San Severo avrebbe applicato secoli più tardi ai celebri cadaveri della cappella napoletana. Ai tempi della Giliani alle donne non era preclusa la via dello studio accademico, come sarebbe peraltro divenuto col tempo. A Bologna, in particolare, non passava secolo senza che qualche figura femminile non assurgesse agli onori accademici. Negli stessi anni di Alessandra Giliani, Novella d’Andrea insegnava con grande successo (a quei tempi erano studenti a scegliere e pagare di tasca propria i docenti) per quanto dovesse celare la sua celebre bellezza sotto un velo o dietro un paravento onde non distrarre i discenti. Insomma, la Nostra acquistò in brevissimo tempo grande fama per poi morire nel fiore dell’età probabilmente per un’infezione setticemica contratta sul lavoro.
E con la sua morte cominciarono anche i suoi guai storiografici. Riportano le fonti che un certo Otto Agenius Lustrulanus, anch’egli assistente di Mondinus e probabile fidanzato di Alessandra, avrebbe apposto una lapide commemorativa dell’amata «privato della sua parte migliore dalla perdita di lei» nella Chiesa fiorentina dei Santi Pietro e Marcellino dell’Ospedale di Santa Maria di Mareto a Firenze. Il problema è che questa ubicazione risale agli anni 90 del secolo scorso ed è un’interpretazione di un passo di dieci anni precedente che farebbe invece pensare che la chiesa in questione sia quella che sorge a Bologna (dove non v’è traccia della lapide in questione). A rendere le cose più complicate sta il fatto che un’altra biografia della Giliani la vorrebbe sepolta nella chiesa dei Santi Pietro e Marcellino di San Giovanni in Persiceto, suo paese natale. Qui il problema è che tale chiesa non esiste né è mai esistita, così come non ne esiste una omonima a Firenze, laddove il nome di famiglia Giliani e varianti non figura nei documenti persicetani o bolognesi dell’epoca.
Insomma, per farla breve, la figura dell’intrepida anatomista teenager sembra con ogni probabilità che sia stata l’invenzione (machiavellica, è il caso di dire) dello storico bolognese, di fama molto dubbia, dott. Alessandro Machiavelli. Nel suo Effemeridi sacro-civili perpetue bolognesi del 1737 il Nostro sostiene di aver tratto le informazioni sulla Giliani da una fantomatica Cronaca Persicetana medievale della quale non si è trovata traccia. Noto per le sue elaborazioni storiche su basi documentarie perlomeno dubbie, Machiavelli avrebbe inventato di sana pianta la figura di Alessandra Giliani per ottenere non meglio specificati vantaggi dalla ricca comunità persicetana, regalandole quello che è, a tutti gli effetti, una fake news ante litteram forgiata in un lontano Medioevo. Medioevo prossimo venturo?