Essere vivi è un cosa straordinaria

/ 07.03.2022
di Bruno Gambarotta

Non avete nostalgia dei necrologi sulla carta stampata? Io sì. Ignoro se sono stati sostituiti da quelli online perché non vado su Facebook, ma comunque non sarebbero la stessa cosa. Sono stato un lettore precoce dei quotidiani. Da giovane leggevo tutto il giornale ma non i necrologi. Mia madre invece sì, la ricerca dei necrologi era il suo primo gesto dopo che si era impossessata della copia del giornale. Rientrati a casa, seduti al tavolo di cucina per il pranzo, se nostra madre iniziava a parlare dicendo: «Vi ricordate di…» proseguendo con il nome e cognome di qualcuno, si poteva essere certi che, dopo essersi assicurata che il ricordo era affiorato in tutti i presenti a forza di accumulare episodi significativi della sua vita, avrebbe concluso il suo intervento affermando con granitica certezza: «Beh, è morto!».

Trascorso qualche decennio ho iniziato anch’io a leggere i necrologi. È successo quando mi sono trasferito per lavoro a Roma; era quello l’unico modo per tenere aggiornato il registro dei partenti fra i torinesi di mia conoscenza. Talvolta si presentava la necessità di capire se il nome del defunto corrispondeva alla persona che avevo conosciuto o se si trattava di semplice omonimia, in quel caso soccorrevano a sciogliere i dubbi i nomi dei parenti e degli amici che piangevano il de cuius agitur. Da lì a leggere le frasi di commiato è stato un passo e un altro passo fatale è stato il mettermi a trascrivere su una vecchia agenda le più originali. Non sono l’unico a coltivare questa forma di perversione non so quanto innocente e quando incontro un confratello ci scambiamo necrologi come altri si scambiano le figurine. Tempo fa un vecchio cronista della «Stampa» mi ha regalato: «È volato in cielo con la sua auto» e io in cambio gli ho dato: «È scomparso dentro il suo letto» che fa pensare a un ammalato a letto che si rimpicciolisce un po’ ogni giorno finché un bel mattino vanno a portargli la colazione e scoprono che anche quel poco non c’è più. C’è anche chi smette di volare: «Ha chiuso le ali, dopo aver lottato strenuamente fino alla fine come era suo costume di irriducibile combattente».

Sono affascinanti i messaggi rivolti al defunto e che solo lui è in grado di comprendere fino in fondo: «Il migliore dei miei risotti sarà sempre dedicato a te e alla nostra eterna amicizia»; «Ricordati di quel foglietto appeso, ciao…»; «So che un giorno ritorneremo insieme sulla nostra jeep. Ma questa volta… guiderò io», da cui si desume che il defunto aveva qualche problema con la guida. C’è chi lotta strenuamente per trovare la frase giusta e poi si arrende: «Quello che scelgo o non scelgo di scriverti mi sembra inutile e so che è lo stesso per te». Si citano frasi del defunto: «Dicevi: la vita è un castigo, la morte è un premio. Dio ti ha premiato». Un piccolo ma significativo numero di partenti pensa a scrivere il proprio necrologio prima dell’addio. Questo che segue è sublime: «In un’ora qualsiasi di un giorno qualunque è deceduto A.E.». Troviamo frasi che riassumono una vita: «Alla costante ricerca di un modo di vivere, si è spento…»; «Visse guardando alla morte. È morta guardando alla vita». Modelli di sintesi: «Credette, amò, servì». Talvolta si chiede soccorso alle citazioni, messe in corsivo, come la seguente: «Va Ignacio. Non sentire il caldo bramito. Dormi. Vola, riposa. Muore anche il mare». Non è firmata ma quel-l’Ignacio e quel bramito ci mettono sulla strada di Federico Garcia Lorca e del suo Cuerpo presente: «Vete Ignacio: No sientas el caliente bramido». Ci sono necrologi destinati a pochi eletti: «L’Associazione Radioamatori Italiani partecipa al dolore della famiglia per la morte del socio». Il dolore dei vivi è espresso in tutti i gradi di intensità, compresi quelli al minimo sindacale: «Ecco, anche questa è fatta. Andiamo avanti. Rosa Bianca P.Z. inizia un’altra vita».

Qualcuno ha le idee chiare sull’aldilà: «B.S. se ne è andato dove non fa mai freddo, dove le donne cantano e gli orologi sono tutti riparati». Se ne deduce che questo B.S. avendo dimostrato una precoce attitudine a riparare orologi, era stato assillato per tutta la vita dagli amici che gli portavano quelli guasti perché li facesse funzionare di nuovo. E a gratis, naturalmente! Ecco un messaggio che il defunto ha voluto lasciare ai superstiti: «… so con certezza pressoché assoluta che essere vivi è una cosa straordinaria». Ci puoi scommettere.