Il rapporto fra il Regno Unito e quell’entità complessa che chiamiamo Europa, della formazione della quale peraltro è stato uno degli attori fondamentali, è sempre stato problematico – forse si potrebbe dire, con un understatement, un tantino nervoso. Prendete i Confederati, ad esempio. Fin dal momento in cui si costituiscono come Federazione di persone libere proprio per tenere a distanza di sicurezza imperi e potentati che ne minacciano autonomia e ricchezze, al di là delle differenze di lingua e religione giustamente messe da parte per il successo dell’impresa comune, la Confederazione funziona come un’Europa in miniatura, nucleo e modello – per quanto sui generis e mutatis mutandis – di quello che l’Europa sta arrancando per cercare di raggiungere (e che fatica!).
Il Regno Unito no. Sempre rogne. Sempre dubbi. Siamo fuori Noi o sono fuori Loro? Ci invadono loro o li invadiamo noi? Saltiamo o aspettiamo che ci diano una spinta? I Romani se ne andarono zitti zitti prima che le carovane dei popoli delle steppe varcassero l’Elba per trasformare l’Europa in quel Far West geografico e culturale che rimase almeno fino a Carlomagno per poi peraltro mantenere quel grilletto facile che avrebbe reso quel cul de sac geografico, etnico e politico che diventerà l’Europa per farne il posto più pericoloso del mondo fino all’altro giorno e che Dio ce la mandi buona domattina…
O così andava ruminando il vostro Altropologo preferito l’altro giorno mentre scrutava il calendario primaverile alla ricerca di un tema per la vostra Rubrica d’elezione. Prendete quella figura tragica – fra le tante vittime dei paradossi europei – che fu Thomas Cranmer (1489-1556), Arcivescovo di Canterbury e primo responsabile della strutturazione teologica e liturgica della Chiesa Anglicana. Di oscure origini, Cranmer ottenne una borsa di studio fra i primi baccellieri del neonato Jesus College di Cambridge (1496). Ci mise otto anni per ottenere il grado di Baccelliere (Laurea Breve) e dopo tre anni di studi da Master of Arts fu eletto Fellow del College. Perse l’affiliatura (e lo stipendio) quando decise di sposarsi violando i termini del contratto. Fortuna sua (?) la moglie presto morì e gli fu restituito il titolo (e lo stipendio). Riprese a studiare, fu ordinato sacerdote nel 1520 e divenne Dottore in Teologia nel 1526. Non molto si sa dei suoi ozii Cantabrigensi se non che le sue simpatie si dividevano fra Erasmo (il Cattolico Quasi Eretico) e Lutero (il Protestante Quasi Cattolico). Fu selezionato dal Cancelliere del Re Cardinale Wolsey per un’ambasciata al sacro Romano Imperatore Carlo V per poi essere chiamato nel 1527 dallo stesso ad assisterlo nella preparazione della causa di annullamento del matrimonio fra Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Non sapremo mai se Cranmer abbia saltato di sua volontà o se sia stato spinto. Fattostà che andò a mettere una parte molto delicata della sua anatomia dove lo attendevano le pedate.
Fast forward: 1532: una lettera lo raggiunge in Italia mentre negoziava l’annullamento del matrimonio reale, lettera che lo elegge nuovo Primate d’Inghilterra, Arcivescovo di Canterbury. A sponsorizzare la sua elezione è la famiglia di Anna Bolena, che sarà la prossima moglie del Re avendo per lui perso la testa (che perderà ahinoi in altro senso nel 1536). Per i prossimi anni, schieratosi decisamente dalla parte del Re, si impegnerà a mediare fra le varie tendenze verso la fondazione dell’apparato teologico, dottrinale, liturgico e mediatico necessario a legittimare la rottura con Roma: un colpo al cerchio, uno alla botte – e uno me lo bevo io – e voilà la Chiesa Anglicana con a capo il Sovrano. Poi cambia il vento e patatrac. Mary I – conosciuta anche come Maria la Sanguinaria (ne fece fuori trecento) – accede al trono nel 1553. Determinata a restaurare il Cattolicesimo Romano va in pressing e domanda abiure. Forte di un equilibrismo maturato a Cambridge – laddove un colpo al cerchio e uno alla botte convergono ancor oggi in un finale «bevo tutto io» (parola di Altropologo che di Cambridge custodisce Master and Doctor Certificate) – Cranmer ammicca, temporeggia, abbozza e finalmente abiura. Un corno: Mary annusa l’aria e non si fida. Lo accusa di eresia (questione che avrebbe dovuto essere decisa da Roma) e, dunque, di alto tradimento della Dottrina della Sovrana. Gli stessi argomenti dell’Eresia fatti assist: al rogo.
«Per quanto riguarda il Papa, lo rifiuto in quanto nemico di Cristo ed Anticristo, con tutta la sua falsa dottrina». Sono le ultime parole di un Cranmer finalmente coerente, bruciato contro le procedure giuridiche della stessa Chiesa Romana Cattolica che Mary la Cattolica difende – e sovranamente bypassa: Roma (e Bruxelles) sono Io.
Era il 21 marzo 1556. Requiescat.