Emozioni per i 18 Slam di Federer

/ 06.02.2017
di Alcide Bernasconi

Non posso certo ridurre il grande ritorno di Roger Federer, vincitore dell’Open d’Australia con una finale vinta contro Rafa Nadal – il maiorchino che in carriera gli ha pure dato molti dispiaceri – con un temino di quelli che hanno assicurato finora una discreta fama al «Federer fans club di via Collinetta». 

Alcuni miei conoscenti, oltre a qualche assiduo lettore della nostra «Azione», mi hanno chiesto di poter leggere qualcosa di via Collinetta. «Cioè sul 18esimo Slam di Federer», ho risposto abbastanza imbarazzato, per il fatto che si attendessero un’altra storiella che implicasse la nostra presidente Michelle e la sua reazione al successo del campione-eroe dopo cinque anni di attesa, a volte quasi disperata. Ed essendo io quasi sempre testimone (oltre che… bersaglio) delle sue reazioni, si trattava evidentemente di un’attesa vagamente eccitante. Su questo punto, comunque, suo marito mi ha assicurato trattarsi di un comportamento normalissimo, quindi di non preoccuparmi. 

Australian Open tranquilli per me, nonostante sia afflitto, data l’età, da fastidiosi malanni. Infatti, Michelle e marito si sono recati in Australia per una breve vacanza, come dicono loro, e si sono visti, una dopo l’altra e dal vivo, tutte le vittorie del basilese. Come il campionissimo del passato Rod Laver, unico vincitore di due grandi Slam. Il vecchietto australiano aveva gli occhi lucidi quando le camere della tv lo inquadravano, dopo i colpi più spettacolari della finale. Non c’è dubbio che egli ammirasse entrambi i contendenti e che il suo cuore di tennista raffinato battesse per Federer e per i suoi colpi effettuati con eleganza impareggiabile. Lasciandosi finalmente andare, anche la migliore penna del tennis Giannni Clerici su «la Repubblica» ha definito Federer una leggenda nel presente, mentre in un’intervista a fianco, Paolo Bertolucci – vincitore con gli azzurri della Coppa Davis in Cile nel 1976 e di sei tornei Atp e pure numero 12 del mondo – ha elogiato a non finire il basilese. Significativa questa osservazione: «Incarna il desiderio di chi ama il tennis e lo vuole giocare: tutti hanno appeso il suo poster in camera».

Lo spazio dedicato da giornali e tv di tutto il mondo al successo del «Maestro» (6-4, 3-6, 6-1, 3-6, 6-3) è stato grande. Tutto è stato detto e scritto e l’abbraccio appena accennato per rispetto reciproco fra Federer e Laver, riproposto chissà quante volte in Australia dove, mancando ora campioni come quelli del passato, tutti sono tornati dopo la lunga pausa a fare il tifo per lo svizzero.

Federer imponendosi per la quinta volta nell’Australian Open, ha portato a 18 le sue vittorie nei tornei del Grande Slam. Lo segue Pete Sampras con 14 successi, tanti quanti ne ha totalizzati Rafa Nadal che, a 30 anni, sogna forse un sorpasso. Tuttavia anche se dovesse riuscirci, il nostro Roger rimarrebbe comunque il più grande di tutti i tempi. Lo ha affermato anche Clerici. Il giornalista e scrittore comasco, sottolineando pure il merito del coach Ivan Ljubicic («Non pensare a Rafa. Gioca libero, come se lui non esistesse», ripeté il tecnico ex giocatore sempre battuto da Federer sul campo). 

Ammirato dalle esibizioni sicure dell’elvetico sin dall’inizio a Melbourne, Clerici scrisse subito che avrebbe vinto il torneo. A rafforzare questa convinzione ecco la vittoria sul giapponese Nishikori nei quarti e poi il successo in semifinale nel derby contro un forte Wawrinka, l’ex tennista comasco aveva invece qualche dubbio per alcune giocate di Nadal. Poi egli confessa di aver dubitato delle sue convinzioni quando, nel quinto e decisivo set, Rafa si è portato sul 3-1. Ma anche i grandi critici possono sbagliare. Roger, infatti, è risalito fino a portarsi in vantaggio (4-3) completando il capolavoro con un ultimo gioco, deciso dal «Falco» che mostrava la palla sulla linea, dopo essersi salvato (15-40) in questa finale mozzafiato. 

Mi è piaciuto vedere Mirka partecipare in tribuna a tutti gli alti e bassi del marito, ma sotto sotto convinta che ce l’avrebbe fatta. Ho ammirato anche la bella fidanzata di Nadal, inquadrata più volte, scrollare il capo nelle ultime battute. E tanti altri primi piani oltre allo scambio interminabile fra due campioni (29 colpi o giù di lì) vinto da Roger. Certo, con Djokovic e Murray eliminati anzitempo da altri avversari, Nadal e Federer sono approdati alla finale più facilmente (si fa per dire). 

Io ho cercato ancora fra gli spettatori Michelle e il marito. Inutilmente. La nostra presidente, quasi sempre inquadrata almeno una volta in altre occasioni per la sua bellezza e la sobria eleganza anche con la bandierina svizzera agitata forse solo per Roger («Sono qui!») stavolta è stata ignorata dal regista della tv: in campo contro un bravissimo Rafa c’era un redivivo avversario con la magia di essere Federer, come ha scritto Clerici, ora totalmente convinto di aver scoperto e scritto già nel 1999, seguendo un incontro di Davis Italia-Svizzera, quello che sarebbe diventato il più grande di tutti i tempi. L’abbraccio di Laver, per il quale il giornalista continua a mantenere un’ammirazione senza limiti, deve averlo convinto definitivamente.