E i riflettori si spostarono sul topo

/ 26.07.2021
di Ovidio Biffi

Notizia dell’agenzia Ats/Keystone del 7 luglio: «Le azioni al portatore di Swatch presenti nello SMI, l’indice principale della Borsa svizzera, verranno scalzate dopo 23 anni dal produttore di periferiche vodese Logitech. Per quest’ultima società si tratta di una “prima”. L’annuncio del cambio della guardia è stato dato dalla Borsa svizzera dopo il ricalcolo annuale dell’indice che entrerà in vigore il 17 settembre, con effetto dal 20 settembre». L’agenzia aggiunge che l’inclusione di un titolo nello SMI ha di solito l’effetto di aumentarne il valore e la visibilità a livello internazionale. Come dire che mentre Logitech arriva sul «red carpet» borsistico, al contrario, per Swatch i riflettori si spengono.

Certo: l’avvicendamento riguarda solo valutazioni e valori borsistici. Ma non è solo lo SMI a segnalare modifiche: nello Swiss Leaders Index (SLI) che riunisce i 30 titoli più importanti della borsa elvetica la società farmaceutica Vifo prende il posto della Clariant (azienda chimica), mentre nell’indice SMI Mid (segmento borsistico molto popolare fra gli investitori) il titolo di Zur Rose, impresa che si occupa di vendite online di farmaci, subentra addirittura al gruppo Oerlikon. Tutto questo non basta per affermare che l’orologeria viene superata dai periferici wireless, che la farmaceutica declassa il settore della chimica o che le imprese sospinte dal vento delle vendite online oscurano uno storico brand industriale come Oerlikon. In altre parole è presto per dichiarare che la nostra economia sta mutando. Ma la notizia che Logitech in borsa prende il posto di Swatch merita un «rewind» delle gesta dei loro straordinari e visionari creatori, Daniel Borel e Nicolas Hayek.

La loro storia prende il via 40 anni fa. È infatti agli inizi degli anni Ottanta che Hayek e Borel si affacciano sulla scena imprenditoriale elvetica. Il primo è un cittadino libanese transfuga dapprima in Francia con i genitori, poi in Svizzera dopo aver «tradito» la famiglia sposando una ragazza alla pari di Bienne. Borel invece è neocastellano, esce dall’università con una laurea in ingegneria e un sogno, come ha spiegato lui stesso in un’intervista datata: «Mi rendevo conto che qualcosa di speciale stava accadendo con l’avvento del personal computer. Mi sentivo un po’ come l’inventore della televisione, o i fratelli Wright, consapevole di sviluppare progetti che potevano influenzare il modo di vivere della gente». Così, mentre Hayek – dapprima a Berna in un monolocale (il telefono era in una cabina pubblica sul lato opposto della strada) e più tardi a Zurigo – si inventa consulente imprenditoriale, l’ingegnere Borel chiede ai suoceri di poter usare un loro terreno (il destino: in località Apples!) nei pressi di Morges per avviare la sua Logitech, una start-up che nel 1984 introduce sul mercato dell’hardware un «mouse» rivoluzionario e che oggi ha una gamma di oltre 150 prodotti e modelli («mouse», cuffie, tastiere, dispositivi mobile, webcam e video-camere, soluzioni per videoconferenze o da scrivania).

L’estro creativo di Hayek raggiunge invece l’apogeo quando le banche elvetiche decidono, per disfarsene, di affidargli un settore orologiero in declino e pieno di debiti. Indomito visionario («Devi continuare a credere a Babbo Natale, ma soprattutto devi avere il coraggio di portare avanti le tue idee, anche quelle un po’ folli»), diventa salvatore dell’orologeria elvetica partendo da un singolo nuovo prodotto: con metodi innovativi crea e commercializza un orologio al quarzo in plastica, dal design insolito, ultraleggero, a buon mercato e con bassi costi di produzione. Paradossalmente, la stessa arma che i banchieri dichiaravano che avrebbe messo in ginocchio l’intera industria orologiera svizzera viene impiegata per ridare vita e slancio in pochi anni a tutto il comparto, persino ai blasonati marchi del lusso.

Idealmente a braccetto, Daniel Borel e Nicolas Hayek salutano il secondo millennio alla guida di due veri e propri imperi che però non viaggiano su binari paralleli. Sin dagli albori Borel aveva voluto avere un piede nella Silicon Valley (al 165 di University Avenue, a Palo Alto, 10 mq di ufficio contigui a quelli di un’altra start-up ai primi passi: Google) per poter sempre aggiornare la gamma delle applicazioni periferiche. Hayek invece non sognava la California, ma un’auto piccola, elettrica, a basso costo che però non costruirà mai dato che cede progetti e diritti alla Mercedes. A dissomiglianza di Logitech, cresciuta con le nuove tecnologie, la Swatch (alla morte di Nicolas guidata dal figlio Nick) ha snobbato l’orologio intelligente (smartwatch) della Apple tant’è che oggi sconta la sua assenza fra modelli e marche che le nuove generazioni amano avere al polso: non solo misuratori del tempo, ma estesi a molteplici connessioni e funzioni digitali. Inevitabile che la borsa svizzera captasse questa differenza e decidesse di spostare i suoi riflettori dagli orologi di Hayek ai «mouse» di Borel.