È già «guerra senza limiti»?

/ 01.11.2021
di Ovidio Biffi

Davanti ad un Tg che mi regala il solito approfondimento con il solito esperto e il successivo e solito «grazie per le sue considerazioni», mi torna in mente che in tempo di guerra «ghé püsee ball che tèra», cioè le notizie false rendono sempre più difficile scoprire quelle vere. Si parlava delle tensioni fra Pechino e Washing-ton e subito mi chiedo: stanno portando avanti il lavoro per creare nuove strategie di minaccia o sono già ai preliminari di una guerra? In cerca di risposte, lontane da quelle delle considerazioni dell’esperto tutte basate sull’attualità, ho ripreso in mano un libro vecchio di vent’anni, ma riproposto cinque anni fa dal generale italiano Fabio Mini. In italiano il libro ha per titolo Guerra senza limiti (Leg edizioni) e in pratica è un lungo rapporto stilato a fine millennio da due colonnelli cinesi: Qiao Liang (maggiore generale in pensione dell’aeronautica cinese e scrittore, membro della Chinese Writers Association) e Wang Xiangsui (professore al-l’Università Beihang a Pechino e colonnello in pensione dell’esercito popolare cinese).

Anzitutto i due autori trasmettono analisi strategiche da cui il loro superiori hanno potuto dedurre come nelle strategie militari la complessità e le interazioni di molti fattori (dalla globalizzazione al terrorismo e alle moderne tecnologie) avrebbero mutato in modo irreversibile l’arte della guerra. E si spiegano introducendo il concetto, ormai valido in tutto il mondo, di guerra asimmetrica, con l’asimmetria – cioè lo squilibrio – che diventa il principio essenziale per scovare e sfruttare i punti deboli del nemico. Questa evoluzione spinge ormai da decenni politici e militari a individuare e studiare il come «guerreggiare» con avversari e nemici in settori sinora considerati «civili», vale a dire sui mercati finanziari, nei processi informatici, nei traffici commerciali, nel controllo dei flussi mediatici e così via, sino a settori molto utili per il patriottismo (con lo sport in prima fila). E arrivano a questa perentoria conclusione: «In questo senso oggi non esiste più un campo di cui la guerra non possa servirsi, e non vi è quasi nessun ambito che non abbia fatto proprio il modello offensivo della guerra». Seguendo queste teorie già due decenni fa i due analisti cinesi proponevano scenari che oggi risultano come precise mappe sia del cammino percorso in campo militare (terrorismo compreso) dall’inizio del nuovo millennio, sia dei futuri sentieri verso cui tendono le regole della guerra asimmetrica.

La lunga riflessione dei due colonnelli cinesi – ricca di riferimenti letterari e filosofici – come pure la presentazione e il commento finale del generale Mini sono preziosi aiuti nel comprendere i mutamenti intervenuti negli ultimi anni (perlomeno fino al 2016). Chiariscono anzitutto le mosse più recenti che riguardano la Cina e i suoi dirigenti (sempre difficili da interpretare, anche per chi segue costantemente ciò che Pechino affronta per proseguire la sua rotta ideologica), compreso quindi anche il comportamento nel conflitto con Washington, e di conseguenza consentono di decifrare i recenti e inattesi cambi di strategia da parte degli Stati Uniti in risposta all’espansionismo del presidente Xi Jinping. Ad esempio spiegano lo stillicidio di operazioni di intelligence, con hackeraggi e impiego di virus informatici, ai danni dell’Occidente; il fitto retaggio di prestiti e finanziamenti che consente a Pechino di «manovrare» decine di governi di paesi sottosviluppati; il perseguimento di un monopolio delle terre rare; la creazione di isole artificiali nel Pacifico per nascondere basi militari.

Infine gettano nuove luci anche sull’«escalation» in atto dalla fine dell’estate, cioè sull’attualità che ha mostrato, soprattutto a noi europei, mosse sproporzionate, mutando alleanze e sfoderando missili nucleari ipersonici. Breve richiamo: patto di sicurezza nucleare trilaterale nell’area del Pacifico (Aukus, con Usa, Australia e Gran Bretagna) per frenare il riarmo della Cina; il presidente cinese Xi Jinping dichiara che la questione di Taiwan sarà risolta con una riunificazione «con mezzi pacifici», ma il giorno dopo una cinquantina di aerei cinesi violano lo spazio aereo di Taiwan che raccoglie subito un «noi saremo al vostro fianco» da Joe Biden. Insomma: le conquiste del comunismo «alla cinese», naturalmente «con mezzi pacifici», non sono solo un flirt, fanno parte della guerra senza limiti.