Da circa 50 anni il movimento migratorio è uno dei temi più discussi nell’agenda politica svizzera. A far parlare, naturalmente, sono le migrazioni internazionali con il loro corollario di aspetti positivi e negativi che vengono evocati ogni qualvolta l’elettorato deve recarsi alle urne per pronunciarsi su questo o quel decreto, su questa o quella modifica del regime di controllo vigente su questa o quella impossibile iniziativa popolare. Pochi sanno tuttavia – a meno che lavorino in un’azienda di traslochi – che accanto alle migrazioni internazionali esistono spostamenti di prossimità, ossia movimenti migratori su distanze che raramente superano i 25 chilometri, che, per numero, sono altrettanto importanti. E ancora meno sono coloro che sanno che la popolazione residente in Svizzera, pur contando tra le sue file moltissime persone ostile ai movimenti migratori, è largamente formata da persone mobili che, almeno una volta, nel corso della loro esistenza, hanno cambiato il proprio comune di domicilio.
Se è così è perché questi movimenti migratori sono formati, come si è detto, da migrazioni di prossimità che, da quando Napoleone, nel 1803, decise di introdurre nel nostro paese la libertà di circolazione per i suoi cittadini, non sollevano praticamente più nessuna discussione. Al massimo questi movimenti interessano gli statistici e i ricercatori del sociale che vogliono stabilirne l’importanza e, se del caso, ricercarne anche le cause. Due interessanti ricerche, pubblicate nell’ultimo numero di «Dati» cercano di ricostruire le caratteristiche principali di questo tipo di movimenti. La prima di Lisa Bottinelli e Danilo Bruno fa il bilancio dei movimenti migratori intracantonali nella seconda decade di questo secolo, più precisamente nel periodo 2010-2018. La seconda, di cui sono autori Matteo Borioli e Vincenza Giancone descrive l’evoluzione delle migrazioni transfrontaliere – tra i comuni ticinesi e quelli delle regioni italiane – negli anni tra il 2015 e il 2018.
Pur essendo state sviluppate in modo del tutto autonomo, le due analisi in un certo senso si compendiano e certamente rappresentano un grande aiuto per chi vuole comprendere la grande complessità del mondo delle migrazioni di prossimità. Per lo studio dei movimenti migratori interni, il territorio del Cantone è stato suddiviso in 6 aree ossia gli agglomerati di Lugano, Bellinzona, Locarno, e Chiasso-Mendrisio, la Regione Tre Valli (Leventina, Blenio e Riviera) e il Locarnese non urbano. Sono stati però analizzati anche i movimenti interni agli agglomerati (che sono, numericamente parlando, gli spostamenti più importanti) suddividendo il territorio di ogni agglomerato in città, comuni di prima corona e comuni di seconda corona. Ovviamente, nelle poche righe di questa presentazione non possiamo restituire la ricchezza e la qualità delle informazioni contenute in questa ricerca. Ci limiteremo a ricordare che nel periodo analizzato si sono registrati circa 100’000 cambiamenti di domicilio (spostamenti da un comune a un altro) generati da 76’000 migranti. Chi sono queste persone alla ricerca di un nuovo domicilio? Si tratta, soprattutto, di giovani tra i 25 e i 30 anni o di neonati, il che suggerisce che la modifica nella composizione del nucleo famigliare è una tra le cause più importanti delle migrazioni di prossimità.
Due parole, per terminare, sulla seconda ricerca, quella che concerne le migrazioni transfrontaliere. Due sono, nel contesto del nostro articolo, le regioni interessanti, la Lombardia e il Piemonte. Nel periodo analizzato, i migranti da e per quelle regioni sono stati circa 3’500 all’anno. Anche in questo caso, dunque, si tratta di effettivi importanti. Operando con medie annuali e aggiungendo i movimenti transfrontalieri a quelli intracantonali, possiamo poi constatare, e questo sarà l’ultimo dato che dedurremo dalle due ricerche, che le migrazioni di prossimità sono formate in Ticino per i ¾ da movimenti all’interno del Cantone, in particolare all’interno dei suoi agglomerati urbani e per ¼ da movimenti con i comuni – probabilmente vicini alla frontiera – delle regioni Lombardia e Piemonte.