Buongiorno Silvia,
sono consapevole di aver in mano una bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma non riesco a decidere come debba agire.
Ho avuto un figlio 7 anni fa da un uomo con cui non ho mantenuto nessuna relazione. Negli anni a seguire ho avuto un compagno che, in pratica, ha fatto da padre al bambino cui abbiamo raccontato che era suo padre dato che intendeva riconoscere il bambino come suo.
Dal momento in cui la relazione con questo compagno si è rotta, lui ha per breve tempo mantenuto un contatto con il bambino ma, partendo all’estero, i contatti si sono fatti sporadici, poi rari, poi nulli. Mio figlio ne è dispiaciuto e a volte chiede di lui.
Avevo pianificato di attendere l’adolescenza per chiarire la situazione con mio figlio, pensando che allora potrà comprendere meglio i fatti della vita. Non avevo fatto i conti con il dispiacere del bambino. Inoltre a scuola il maestro osserva irrequietezza, bisogno di conferme e attenzione. Come devo interpretare questi segnali? Sono il tic tac di una bomba che presto esploderà? / Elena
Cara Elena,
se due padri sono troppi, nessun padre è troppo poco. Capisco pertanto il malessere che il ragazzino esprime con l’irrequietezza e la ricerca di attenzione e approvazione. Ed è giusto che lei se ne preoccupi e chieda aiuto su come renderlo consapevole della situazione familiare che sta vivendo, una situazione tutt’altro che facile. Tanto più che i bambini, a ogni età, partecipano emotivamente ai problemi degli adulti che hanno accanto, in particolar modo a quelli della mamma.
Ben venga dunque un dialogo sensibile e misurato con suo figlio, ma non prima di aver fatto chiarezza dentro di lei, di essersi interrogata su perché due padri si sono volatilizzati in così breve tempo. Le confesso che la metafora della «bomba che sta per esplodere» non mi convince in quanto rivela fretta e paura, stati d’animo contrari all’elaborazione mentale del trauma che state vivendo, che richiede invece tempo e pazienza. Una soluzione affrettata serve a scaricare le tensioni del presente ma lascia inalterate le cause del passato. Che, se non vengono comprese e rivissute, tendono a ripresentarsi come «coazione a ripetere».
L’inesorabile riproporsi delle stesse difficoltà viene di solito attribuito al destino, rappresentante delle cause esterne. Ma è dentro di noi che vanno riconosciute le radici profonde che ci fanno rivivere proprio ciò che ci ha fatto soffrire. La maternità e la paternità non hanno la stessa evidenza e immediatezza: padre, infatti, è colui che la madre riconosce come tale. Un’attribuzione che va sostenuta con un costante coinvolgimento emotivo del partner, in particolar modo quando non è, come nel vostro caso, il genitore naturale del bambino. Può darsi che il silenzio del tuo ex compagno esprima risentimento nei tuoi confronti, più che disamore nei confronti di un ragazzino che, sino a poco tempo fa, intendeva riconoscere figlio. Come mai non l’ha fatto?
In questo caso dovreste cercare entrambi, come devono fare tutti i genitori che si separano, di distinguere tra il vostro rapporto di coppia e la relazione col figlio reale o considerato tale. Nella geometria della famiglia, la posizione che ciascun membro occupa non è irrilevante e provvisoria perché, iscritta nella mente, dà forma alla nostra identità. I legami familiari possono essere tagliati, negati, sfuggiti, ma continuano a sussistere dentro i noi. Non è lo scoppio di una bomba che può risolverli ma un lento, coraggioso impegno di autocoscienza e responsabilità.
Se lei riuscisse a ricucire la comunicazione che intercorreva, fino a ieri, tra padre e figlio, avrebbe aiutato entrambi a non perdere una parte importante della loro vita. Spesso sono i figli stessi a trovare le parole giuste per ricomporre, magari da lontano, il rapporto col padre, che non ha le stesse esigenze di vicinanza di quello con la madre. In fondo, per secoli il padre è stato, come militare, emigrante, navigante, lontano da casa, lasciando però ad altri il compito di rappresentarlo. La funzione paterna può anche essere svolta, in caso di bisogno, dal nonno, dallo zio o comunque da una figura autorevole e attenta, capace di rappresentare un valido punto di riferimento. Prima di far esplodere la bomba, cara Elena, si fermi un po’ a riflettere in modo da presentare a suo figlio, non un panorama di macerie, ma un cantiere di ricostruzioni.