Nonno Leandro Beccuti avverte l’arrivo di un temporale; suo nipote Alex, nove anni, l’ha avvisato: «Mamma ti cerca. Vuole parlarti. Non aveva una bella faccia». Per un intero pomeriggio Leandro Beccuti riesce a evitare sua nuora, una toscana battagliera. Quando pensa di averla fatta franca se la trova davanti: «Finalmente!», esclama lui, «È tutto il giorno che ti cerco. Ale mi ha detto che volevi parlarmi». «Veramente», fa notare mamma Federica, «avevi l’aria di uno che cercava di evitarmi. Tuo nipote si chiama Alex, non Ale». «Lo so, ma per noi piemontesi la X in fondo alle parole non si pronuncia. È la famosa X muta».
«Ah sì? A proposito del piemontese, è proprio di questo che volevo parlarti. Ieri Alex meritava una punizione e io gli ho negato i soldi per comprarsi le figurine. Lui ha tirato fuori un biglietto da cinque euro dicendo che gliel’avevi dato tu. È vero?». «Sì, che male c’è?». «Non sarà mica per quella storia che lo paghi perché impari a memoria delle vecchie parole in piemontese?». «Beh, gli insegno parole e modi di dire che rischiano di scomparire». «Una delle sue maestre ha chiesto di parlarmi. Dice che quando gli ha consegnato il quaderno con un “Buono” anziché con “Ottimo”, l’ha sentito mormorare “bruta cianporgna”. Lei non conosce il piemontese ma ha il sospetto che non sia esattamente in termine elogiativo».
«Strano. Cianporgna non mi pare di avergliela mai insegnata. Comunque non devi preoccuparti, perché Cianporgna significa “donna saggia e avveduta che sa farsi amare da tutti”. Basta controllare su uno dei tanti dizionari piemontese – italiano». «È quello che ho fatto. Ho controllato sul Vittorio di Sant’Albino. Dice: Cianporgna: “berghinella, ciammengola, cianghella, pettegola”». Nonno Learco è sinceramente stupito: «Ah, sì? Dice così? Il Sant’Albino non è più quello di una volta. Bisogna capirlo, è del 1859, avrà un po’ di Alzheimer. Tutti quei significati non vanno presi in senso letterale, ma scherzoso. Quando voi di Pienza dite a una donna che è una ciammengola, una berghinella o una cianghella le fate idealmente un ganascino».
«Bene. Sai che ti dico? A fare un ganascino alla maestra di Alex ci vai tu». Ecco dunque nonno Learco alle prese con la maestra di suo nipote. Lei parte all’attacco appena lo vede: «Belle parole che insegna a suo nipote!». «Permetta che le spieghi. Io ho l’hobby del bricolage, riparo le cose che si rompono in casa». Alex è stupito, non ha mai visto suo nonno cambiare neanche una lampadina. «L’altro giorno imprecavo contro una ghiera arrugginita che non riuscivo a svitare dandole della cianporgna. Alex mi ha chiesto il significato di quella parola e io gli ho detto, per rispettare la sua innocenza, che cianporgna si dice di donna assennata e saggia che sa farsi voler bene da tutti. Si vede subito che lei signora maestra merita quest’elogio».
«Davvero lei coltiva l’hobby del bricolage? Io ho in casa un vecchio ferro da stiro che ha smesso di funzionare. Tutti mi dicono di buttarlo ma io mi affeziono alle vecchie cose. Chissà se lei...» «Ma certo. Lo dia a mio nipote. Vedrà. Lo faremo tornare come nuovo». «L’abbiamo scampata bella», dice nonno Learco. «Ma un’altra volta stai attento». «E col ferro da stiro come la metti?» «Lo terremo per un po’ di giorni e poi le diremo che è impossibile ripararlo. Accidenti a quella cianporgna e al suo ferro da stiro!».
Il giorno dopo, all’uscita da scuola Alex rifila a suo nonno lo zaino. È pesantissimo: «C’è dentro il ferro da stiro della maestra». Cosa ci vuole per riparare un ferro? Basta procedere con metodo. Disporre sul tavolo di cucina tutti i pezzi nella sequenza con la quale si smontano. Poi la mamma di Alex ha bisogno del tavolo, bisogna spostare il tutto. Addio. Facciamo un bel pacchetto di tutti i pezzi e li buttiamo nella spazzatura. Domani diciamo alla maestra che non c’era niente da fare, l’abbiamo rottamato. Alex, il giorno dopo: «La maestra vuole indietro il suo ferro. Ha un nipote antiquario, conosce un collezionista di ferri antichi, disposto a pagarlo a peso d’oro».
La mamma di Alex incontra una coinquilina: «Ha visto la foto di suo suocero con Alex sul giornale? Non c’è il nome ma si capisce benissimo che sono loro». La foto è bella grande, si vedono nonno Learco con la testa che sbuca da un cassonetto mentre porge un sacchetto al nipote. La didascalia: «Si allarga in città la fascia dei nuovi poveri, persone dignitose costrette a frugare nella spazzatura nella speranza di trovare qualcosa».