In un modo o nell’altro le religioni promettono un’altra vita dopo la morte. È una bella idea. Ma ci sono modelli diversi, presi in genere dal mondo animale.
L’islam ad esempio si ispira ai cavalli, ogni maschio avrà un branco di femmine, 72 per l’esattezza, col quale pascolerà in una prateria senza rivali, le monterà a turno per pochi secondi e questa sarà l’attività principale. Le femmine in questa seconda vita non generano, perché altrimenti il capobranco sarebbe prima o poi spodestato dai figli. Il modello è un cavallo che ha subito la vasectomia. Ogni maschio ha un suo territorio, non ci sono sconfinamenti né contatti tra maschi. È probabile che ogni zona sia recintata, e lungo il recinto pannelli che impediscono la vista delle femmine altrui, e pannelli fonoassorbenti perché non si senta la voce maliziosa di qualche femmina in calore stanca del solito maschio.
Il modello cristiano è ricalcato sugli insetti, in due varianti: la prima copia gli insetti che cambiano pelle, il corpo morto sarebbe l’esoscheletro da cui esce l’anima come fosse un insetto lucido e nuovo. L’analogia è approssimativa perché l’anima è invisibile, a differenza dei coleotteri e dei lepidotteri a muta completa, o delle mantidi; o dell’insetto stecco, il quale in un certo senso vorrebbe essere invisibile come l’anima, ma non riuscendoci si limita a mimetizzarsi in forma di stecco o rametto.
L’altra variante ricalca gli insetti a metamorfosi completa. Noi viventi saremmo le larve, cioè semplicemente dei bruchi, bianchi o neri, mollicci, voraci, a volte pelosi e urticanti, leggermente schifosi, che si torcono a terra grassi e pesanti, o comunque tendenti a ingrassare, mettere su pancia; poi finito il ciclo ci imbozzoliamo, l’insetto si chiude in un bozzolo che è la crisalide, noi invecchiamo e ci chiudiamo in casa, in un letto avvolti dalle lenzuola, aspettando la muta, cioè di defungere e passare allo stadio immaginale, che è quello della farfalla, che esce dal bozzolo e vola via.
Gli insetti che hanno la metamorfosi sono le mosche, le formiche, le vespe, i grilli, gli scarafaggi, ma non è a questi che la religione si riferisce, diventare scarafaggi non è una prospettiva attraente, non si farebbero proseliti, perché l’aldilà dovrebbe somigliare a un sotto acquaio che sgocciola, gli scarafaggi amano l’umido e i resti di cibo, escono solo di notte, il resto del tempo lo passano nelle fessure, in un clima putrido.
Neppure i grilli sono un buon modello, anche se quel loro cantare ininterrotto, quel cri cri instancabile ha suggerito i vasti canti corali dei beati, perpetui e senza significato, per cui non ci sarebbe da stupirsi se il testo del loro canto fosse solo un cri cri che si prolunga per tutta l’eternità, la divinità non so cosa ci possa trovare di glorificante, io mi spazientirei, cambiate canzone! e loro passano al canto della cicala, che è un ci ci ininterrotto, fa pensare ai torridi giorni di agosto, per cui immagino voglia dire solo: «che caldo! Ho capito!» direbbe la divinità dopo alcuni secoli, e loro imperterriti. Anche la rana ha una metamorfosi, da girino a rana, e gracida, ma non è stato un modello per nessuna religione: chi desidera passare a vivere in un pantano?
Il modello di sicuro più convincente è stata la farfalla, che forata la crisalide, cioè l’involucro corporeo che la tratteneva quando era verme, vola via per l’aria, leggera e festosa. La farfalla, a differenza dello scarafaggio, o della vespa incanaglita nel suo laborioso daffare, dà l’idea che sia sempre felice, senza pensieri; liberata dal corpo di larva sembra l’immagine della bella vita primaverile, esente anche dalla forza di gravità, un petalo in volo. Saremo petali in volo, promette la religione cristiana, cioè insetti lepidotteri, dimenticando di dire che le farfalle vivono due giorni, il macaone e la farfalla monarca due settimane, se non le mangia un uccello e finiscono nel suo intestino. È un’eternità che dura poco. Però potrebbe essere una reincarnazione, come dicono con più senno e realismo certe religioni orientali, che hanno come modello il tubo digerente e il processo di assimilazione.
Nel nostro attuale mondo ateo si chiude il cadavere in una cassa metallica: ci hanno tolto anche la vaga speranza di diventare cavalli, farfalle, rane; saremo solo marciume.