Diverse sfumature di idiozia estiva

/ 21.08.2017
di Paolo Di Stefano

L’estate della volgarità. Due turisti in costume da bagno sono stati fotografati dentro la chiesa della Madonna di Portosalvo a Sapri, nel Cilento. Sempre turisti: a Roma stranieri in villeggiatura bivaccano tranquillamente nelle aree archeologiche o fanno lo shampoo dentro le fontane storiche. A Venezia un gruppo di giovani belgi, all’alba, si lancia dentro il Canal Grande. Una donna di 26 anni circola nuda (solo la borsa a tracolla) per le vie del centro di Bologna. L’estate ci rende peggiori?, si è chiesto lo scrittore Paolo Di Paolo sulla «Repubblica». Forse. Ma confonde alquanto le cose quando a queste evidenti manifestazioni di stupidità e/o maleducazione e/o cafonaggine aggiunge il triplice cartello che nelle toilette di un agriturismo segnala, oltre agli spazi per uomini e donne, anche un gabinetto apposito per i gay. Che è una inequivocabile forma di razzismo. Così come è razzista il cartello che in un albergo di Arosa esorta gli ebrei (e solo gli ebrei) a farsi la doccia prima di entrare in piscina. Così come è razzista il rifiuto a un concorso canoro di Verona subìto da una ragazza perché nera. A nulla è servito che Dora abbia fatto presente che essendo italiana aveva tutto il diritto di partecipare. Le è stato risposto che «italiani si nasce non si diventa!». Forse involontariamente parafrasando il Totò di «signori si nasce e io lo nacqui…». Mai confondere la volgarità, la maleducazione o la stupidità con il razzismo. Diciamo che se il primo gruppo si merita un 3 nella pagella dei voti d’aria, gli ultimi tre casi non sfuggono a un 1 seguito da parecchi meno. Razzisti si nasce? Non è detto, lo si può sempre diventare.

Che cosa resterà dell’estate 2017? Non solo briciole di stupidità. Come quella del sindaco di Viareggio (2–) che, essendo in bermuda, è stato cacciato da un club velico della sua città dove era previsto un abito da sera. La sua reazione? «Non sono uno straccione: è umiliante essere buttati fuori per un paio di pantaloncini costati 250 euro»… Stupidità cafona: e allora se fossero costati 30 euro, sarebbe stato giusto cacciarlo? Tra le tante tendenze della stagione, Marco Belpoliti segnalava giustamente la crescente dipendenza dal cellulare: la chiamata gratuita (o quasi) ha favorito il telefonino incollato all’orecchio. C’è un proverbio salentino che dice più o meno: quando è gratis ungimi tutto… Si narra che in origine quella frase, riferita all’olio dell’estrema unzione, sia stata rivolta al prete da un avaro disteso sul letto morte. È gratis? Mandiamo catene di Sant’Antonio a gogò. È lo sport preferito dai preadolescenti che smanettano con WhatsApp: mandare delle deliziose chat in cui si augurano anni di sfiga o la morte istantanea agli amici che spezzano la catena. Vi si raccontano parabole superstiziose con finali demenziali, del tipo: «Se non hai bisogno di Dio ignora questo messaggio e non lo diffondere… Il presidente dell’Argentina lo ha ricevuto, lo ha ignorato e dopo 8 giorni è morto suo figlio. Un signore lo ha ricevuto, l’ha moltiplicato e ha vinto alla lotteria». Bugie in forma di minacce da quattro soldi, ricattini repellenti che agiscono sulla scaramanzia al puro scopo di spaventare gli ingenui (1 a chi li invia, 2 a chi ci casca e li diffonde, – 1 ai genitori che non puniscono i figli diffusori di scemenze del genere, magari ritirando loro per una giornata, o due o tre…, l’oggetto del desiderio).

Tra le numerose idiozie di questa caldissima estate 2017 c’è anche il tormentatone canoro Despacito (4+), parodiato dalla meridionalista Infradito del pugliese Enzuccio (5–): «Ahhh, ho mangiato assai… quest’anno si rimorchia solo in infradito… Carlo Conti m’ha invidiato pure il colorito… il Sud è pieno di gnocca… e se vuoi fare il figo mettiti l’infradito…». Ma la vera regina delle idiozie resterà, purtroppo, nella storia: «La follia, l’indecenza di questi mesi», l’ha definita il direttore di Radio Deejay, Linus (5½ all’intuizione). Qual è? Oggettivamente e di gran lunga la più autentica immonda idiozia degli ultimi tempi è la cifra (250 milioni di euro) pagata per un calciatore, Neymar. È moralismo dire che quella cifra è vergognosa in un mondo in cui si discute tutti i giorni della povertà crescente e dell’insostenibilità dei migranti poveri nell’occidente in crisi economica? Moralismo? Moralità civile, piuttosto. Mai confondere la maleducazione con il razzismo, mai confondere il moralismo con quel minimo di moralità civile indispensabile anche in un’estate volgare come questa.