Cara Silvia,
sono in attesa di due gemelli che nasceranno a primavera e qualche giorno fa ho incontrato una compagna di Liceo che mi ha presentato le sue deliziose gemelle in passeggino. Quando ho chiesto a una «come ti chiami?», lei mi ha risposto col nome dell’altra. La loro mamma si è messa a ridere dicendo: «Rosetta fa sempre così».
Ma le pare giusto che a due anni una bambina non sappia ancora come si chiama? Non vorrei che anche ai miei maschietti capitasse la stessa cosa e, a questo punto, mi sono proposta di saperne di più. Mi viene il sospetto che educare due gemelli richieda, non solo più fatica ma anche qualche competenza particolare.
Eppure nessuno mi ha mai detto che ci vogliono istruzioni speciali per crescerli. Ora lo chiedo a lei. La leggo sempre con attenzione e non mi pare che, in questa rubrica, sia mai stato mai affrontato l’argomento, anche se le nascite gemellari sono sempre più frequenti. La ringrazio e la saluto. / Diana
Cara Diana,
credo che in tutti i casi, non solo per i gemelli, i genitori dovrebbero prepararsi per tempo al delicato compito che li attende e che la gestazione del primo figlio potrebbe costituire proprio il periodo migliore per acquisire competenze e riflettere insieme. Mentre per prendere la patente di guida è necessario apprendere complesse istruzioni, sostenere ore di pratica e superare esami severi, per crescere un figlio ci si affida ancora all’istinto e alla consuetudine, ignorando che entrambi non bastano più. Con la conseguenza che, tornati a casa dopo il parto, i nuovi genitori si trovano spesso, soprattutto quando rimangono soli, piuttosto disorientati. È vero che i primi tempi riceveranno visite periodiche di personale affidabile e competente, ma non sarà per sempre, mentre i problemi educativi non finiscono mai.
Le ricerche neurologiche e psicologiche concordano nell’accordare al periodo prenatale un’importanza rilevante nello sviluppo della vita psichica. La disposizione mentale della gestante, le sue fantasie, le sue emozioni strutturano la mente del nascituro. Nel caso di gemelli, al rapporto con la madre si aggiunge quello col fratello uterino. Dalle osservazioni effettuate con l’ecografia in movimento, vediamo che i gemelli dal terzo mese incominciano a interagire tra di loro. Sempre più frequentemente si cercano, si toccano, si accarezzano attraverso la membrana che li separa. Ma in modo diverso: uno prende l’iniziativa, l’altro risponde. In questo modo è possibile prevedere quale sarà il «dominante». Confesso che il termine non mi piace perché, a mio avviso, il più intraprendente sarà, non dominante, ma protettivo nei confronti dell’altro. I gemelli vivono un’esperienza sociale precoce rispetto ai nati unici in quanto non sono mai soli: la loro vita psichica comincia da due, da un contatto privilegiato anche rispetto alla mamma. Per nove mesi abitano un micro-mondo tutto loro e spesso da piccoli comunicano con un linguaggio che gli altri non comprendono. Per tutta la vita saranno poi connessi da una segreta sintonia di sentimenti e di emozioni.
Quanto ai rapporti con l’esterno, si stabilisce subito una divisione dei ruoli: ministro degli esteri-ministro degli interni. Funzionando in modo complementare, tendono a formare un’unità, dove l’uno ha bisogno dell’altro e insieme si completano. Col rischio che si isolino e che, soprattutto nel caso di due femmine, si confondano. Per crescere dovranno pertanto armonizzare due bisogni contraddittori: di coesione e di individuazione, restare uniti e divenire sé. Un compito che li fortifica psicologicamente e li aiuta a sviluppare un saldo senso di responsabilità. In conclusione, per quanto riguarda l’educazione di una coppia gemellare, molti sono i progressi rispetto al passato. Un tempo, vestendoli allo stesso modo si esaltava la somiglianza e inserendoli nella stessa classe si ribadiva la vicinanza. Ma sappiamo, e anche gli antichi ne erano consapevoli, che i gemelli, nonostante condividano il patrimonio genetico e l’ambiente di crescita, sviluppano una personalità diversa e seguono percorsi di vita differenti. Basta pensare che Rita Levi Montalcini fu una grande scienziata e la gemella una pregevole artista.
È perciò importante, cara Diana che, sin dal primo incontro, ogni gemello senta di avere la sua mamma e che anche successivamente, come genitori, vi rapportiate a loro come se fossero unici. Cercate di incoraggiare un’evoluzione psichica differente pur rispettando i loro desideri di prossimità. Mi rendo conto che, per lei e suo marito, la primavera non sarà facile. Due neonati da accudire contemporaneamente costituiscono un’emergenza familiare.
Poiché i gemelli saranno sempre più numerosi, è necessario per tutti conoscerli meglio e, senza dimenticare che non esistono fotocopie ma solo pezzi unici, sostenere i genitori in un compito così impegnativo. Solo la vostra gioia sarà duplice, come i nostri auguri.