Sottolineiamolo d’entrata: che un partito o un’organizzazione economica prenda posizione su una tendenza del medio termine (ossia di un periodo che vada oltre l’anno) è raro. Che lo faccia in un annuncio pagato sul maggiore quotidiano del Cantone è addirittura un caso unico. Fosse solo per questo carattere di straordinarietà il comunicato che la Camera di Commercio e dell’Industria del Canton Ticino ha pubblicato di recente, nel «Corriere del Ticino», per attirare l’attenzione del lettore sui problemi che potrebbe porre la diminuzione continua della popolazione, merita di essere presentato e commentato. Il titolo Una popolazione che spopola lascia un pochino interdetti. Sembrerebbe che gli autori del comunicato vogliano attribuire alla popolazione attualmente residente nel Cantone la colpa della diminuzione della popolazione in atto. Leggendo però il testo del comunicato ci si accorge rapidamente che non è così. I suoi autori riconoscono infatti che il fenomeno in atto è determinato da «dinamiche complesse» e che le soluzioni «non sono ottenibili con una bacchetta magica» e men che meno con una legge.
Secondo noi per queste ragioni il fenomeno andrebbe analizzato da vicino. Ci si accorgerebbe allora che la diminuzione della popolazione non è una tendenza generale e non ha dappertutto le medesime cause. Vi sono, in Svizzera, Cantoni che, come il Ticino, hanno conosciuto nel corso degli ultimi anni una diminuzione della popolazione. Per esempio il Canton Neuchâtel. Ma vi sono anche Cantoni in piena espansione demografica come il Canton Vallese che, guarda caso, confina proprio con il Ticino. Siccome, data l’esiguità del saldo naturale, la popolazione dei Cantoni aumenta, o diminuisce, a seconda del segno del saldo migratorio è sui flussi migratori che deve portare l’attenzione di chi vuole arrestare la diminuzione demografica. A livello dei Cantoni il saldo migratorio, lo si voglia o no, è direttamente collegato con l’evoluzione dell’economia. Se l’economia segna il passo, o è in continua ristrutturazione, come è il caso del Canton Neuchâtel, il saldo migratorio è negativo e la sua popolazione diminuisce. Se invece l’economia cresce in modo vigoroso, come nel Canton Vallese, il saldo migratorio sarà positivo e la popolazione crescerà. Rispetto alla correlazione tra andamento dell’economia e variazione della popolazione il Ticino costituisce però un’eccezione. Si tratta infatti, come sottolinea l’incipit del comunicato della CCI, di un Cantone a economia fiorente (almeno prima della pandemia) che però, dal punto di vista demografico, si comporta come i Cantoni che hanno perso aziende e posti di lavoro.
La spiegazione di questa contraddizione è data dalla continua espansione di quello che il vostro servitore ha definito recentemente, proprio in questa rubrica, come il mercato del lavoro «hors sol». Si tratta di una specificità che, in Svizzera, conoscono solo il Ticino e, forse, il Canton Basilea-città, ossia quella di soddisfare l’aumento di domanda di lavoro proveniente dall’economia sostanzialmente solo con manodopera non residente nel Cantone, vale a dire con i frontalieri. Con il passare del tempo una pratica del genere non può che portare alla diminuzione della popolazione residente perché non solo il saldo naturale ma anche quello migratorio diventano negativi. Questa evoluzione sembra però essersi rallentata nel 2020. In seguito alla pandemia il numero degli emigranti deve essere diminuito e il saldo negativo del movimento migratorio deve essersi ridotto. Questo spiega perché la diminuzione della popolazione in Ticino si sia ridotta. Nel suo comunicato la CCI propone al Ticino, per combattere lo spopolamento, di adottare le misure con le quali il Canton Neuchâtel lotta contro la perdita di popolazione. Siccome le cause di questo fenomeno in Ticino sono diverse, dubito che le misure che vengono suggerite possano effettivamente contribuire a risolvere il problema.