Non era mai successo: il Tribunale federale ha annullato una votazione popolare, quella del 28 febbraio 2016 sull’iniziativa del PPD contro gli svantaggi fiscali per le coppie sposate, respinta di misura (49,2 % dei votanti e la maggioranza dei cantoni a favore), poiché dei dati erronei forniti dall’Amministrazione federale potrebbero avere falsato l’esito. Il PPD si trova sorprendentemente una vittoria giuridica di peso in tasca, ma anche una nuova gatta da pelare.
Che cos’è successo? Durante la campagna per la votazione, il Consiglio federale argomentava che l’attuale sistema di imposizione per le coppie sposate ne penalizza solo 80mila, mentre ne avvantaggia 370mila. In realtà, non è così: già prima della votazione, l’Amministrazione federale era in possesso di dati che alzavano la stima a 140mila (non divulgati per non creare confusione in una campagna in corso, è la giustificazione a posteriori); l’anno scorso nuovi metodi di calcolo e stime più fresche di quelle che hanno portato alla cifra di 80mila (risalenti al 2001!), hanno spinto l’Amministrazione federale a correggere la cifra a 454mila persone. Per il PPD questo era davvero troppo, il partito ha quindi fatto ricorso ed oggi 4 giudici federali su 5 gli hanno dato ragione: troppo esiguo il margine di vantaggio degli oppositori, troppo importante l’errore.
Ma allora perché a suo tempo, nel 2011, non venne annullata la votazione federale del 2008 sull’imposizione delle imprese II, come chiedeva il Partito socialista? La realtà dei fatti aveva dimostrato che lo Stato perdeva molti più introiti fiscali di quanto avesse stimato l’Amministrazione federale nelle argomentazioni per la votazione popolare, anche qui un evidente grossolano errore di calcolo che potrebbe aver influenzato i votanti. Vero, lo hanno riconosciuto anche i giudici federali, ma annullare la votazione avrebbe generato delle insicurezze giuridiche che si volevano evitare: la riforma era ormai entrata in vigore, fare dietro-front non era più possibile senza danni maggiori, l’iniziativa popolare del PPD invece era stata respinta, ripeterla non impone nessun cambiamento legislativo.
Tutto chiaro, dunque: si ripete semplicemente la votazione? In realtà no, perché in quel testo c’è un passaggio che assieme alle cifre erronee ha determinato la bocciatura dell’iniziativa: laddove si certifica che la famiglia è l’unione di un uomo e una donna. Un passaggio che anche a suo tempo aveva diviso il PPD, poiché esclude le unioni fra persone dello stesso sesso. Oggi, che i sondaggi attribuiscono una maggioranza a chi è favorevole al matrimonio per tutti, lasciare questo passaggio nel testo dell’iniziativa potrebbe portare ad una seconda bocciatura. Ma il testo di un’iniziativa popolare non può essere cambiato. Ecco perché il PPD vorrebbe che il tema torni dapprima alle Camere federali. In questo modo si potrebbe privilegiare un controprogetto all’iniziativa che riprenda gli elementi chiave della riforma fiscale, estendendone i benefici a tutte le unioni matrimoniali. Per ora si attendono le motivazioni scritte del Tribunale federale, dopodiché partiranno le riflessioni politico-amministrative.
La sentenza, unita alle precedenti valutazioni sull’impatto della riforma dell’imposizione delle imprese II, è una critica severa al Consiglio federale e all’Amministrazione federale. Va però riconosciuto che Berna sa imparare dagli errori: il cancelliere Walter Thurnherr ha già istituito un gruppo di lavoro per studiare ogni possibile correttivo. Piuttosto, possiamo chiederci: e se questi criteri di onestà e oggettività dei dati valessero anche per i partiti e per i referendisti? Non sarebbe un enorme vantaggio per la nostra democrazia?