Quando si è confrontati con un periodo difficile della propria esistenza o quando si ha la percezione che l’umanità intera stia viaggiando su un percorso insidioso, si tende a cercare conforto nei cosiddetti beni-rifugio. Mi pare fuori di dubbio che, dal punto di vista della collettività, stiamo vivendo una serie inquietante di situazioni che induce più al pessimismo che alla speranza: pandemia, guerra, crisi climatica, crisi energetica, ampliamento delle disuguaglianze tra chi è ricchissimo e chi poverissimo. Credo siano sufficienti per iniettare, quantomeno una considerevole dose di inquietudine in chi non è invitato al banchetto. Che fare? Andare sulle barricate? Comporterebbe molti rischi, non è da tutti, e non offrirebbe a priori garanzie di miglioramento. Si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di abbandonarsi al primo rassicurante bene-rifugio: la nostalgia di un passato che, complice a volte una memoria birichina, ricordiamo come migliore del presente.
I cambiamenti ci spaventano. La caduta della Swissair, quella del segreto bancario, la consapevolezza di non più poter iniziare una professione a 18 anni e poterla esercitare serenamente fino alla pensione – per citare solo alcuni esempi – sono elementi di disequilibrio. L’idea che alcune istituzioni, come le chiese e i suoi sacerdoti, su su fino al Papa, i politici, gli scienziati, gli educatori, la polizia e le autorità in genere, possano finire sotto l’artiglieria delle critiche indiscriminate, è stata tranquillamente sdoganata. Tutti possono permettersi di mettere alla berlina tutti. Senza documentarsi, senza aver analizzato in profondità situazioni e temi. La facoltà, conferitaci dai social media, di dare impunemente la caccia ai presunti responsabili di tutto quanto non funziona sul pianeta, è falsa democrazia, poiché, come detto, rarissimamente è suffragata da una soppesata analisi dei vari fenomeni.
Ciò nonostante, rifugiarsi nel passato aiuterebbe a reggere un presente e un futuro che ci inquietano? In questo magma di paure, incertezze e fragilità, l’unico bene immutabile, granitico e salvifico sono le icone dello sport. Leo Messi e compagni non avevano ancora alzato al cielo la Coppa, che già il pensiero di molti commentatori correva al popolo argentino che da tempo se la passa male dal punto di vista socio-economico, e che ora, grazie alle magie della Pulce atomica e dei suoi altrettanto eroici compagni, potrà risollevare la testa. Ma quando mai!
I ragazzi della Albiceleste hanno semplicemente dispensato bellezza ed emozioni. Sono stati un balsamo per lo spirito. Hanno contribuito per qualche ora a lenire il dolore interiore. Sono riusciti, per poco tempo, a ricompattare la popolazione sotto la sacralità della bandiera. Tuttavia, lunedì 19 dicembre, l’Argentina e gli Argentini si sono svegliati con gli stessi problemi del giorno precedente, senza la prospettiva che inflazione, disoccupazione e tutto quanto incute paura, possano essere cancellati con un calcio di rigore.
Lo stesso vale per l’Africa, che per la prima volta è approdata alle semifinali della Coppa del Mondo. L’esaltante percorso della Nazionale marocchina ha regalato gioia ai suoi cittadini, ma non modificherà di una virgola gli equilibri sociali del Paese e dell’intero continente. Men che meno lo farà il successo ottenuto in apertura di torneo dall’Arabia Saudita, proprio contro coloro che sarebbero diventati Campioni del Mondo. È solo sport. Niente di più. È un fenomeno che pensiamo di conoscere bene, ma il più delle volte cadiamo vittima dei suoi incantesimi e dei suoi sortilegi.
Col passare dei giorni – la Coppa del Mondo che si è conclusa 15 giorni fa in Qatar – questa manifestazione è stata sempre più abile nell’avviluppare le masse nella sua zuccherosa melassa fatta di lustrini, lusinghe e magie. Di tutte le gravi e grevi situazioni che si sono verificate prima del 2 dicembre del 2010, giorno dell’assegnazione della CDM al Qatar, e il 20 novembre del 2022, giorno del calcio d’inizio, si è parlato sempre meno. Quindi, attenti. Se in futuro si vorrà porre l’etica davanti all’economia, alla finanza, alle lotte di potere, ci si dovrà attivare subito. Per analizzare, riflettere, capire, mettere in discussione e, se necessario, contestare e boicottare. In modo da poter naufragare nel dolce mare del calcio, e dello sport in genere, senza complessi di colpa, senza se e senza ma.