A volte basta una piccola esperienza per aprirti dei mondi e metterti al centro di tendenze che ci sono da tempo ma non ti avevano mai toccato. Di recente, in un paesino tra le verdi colline toscane, degli amici mi hanno portato a teatro. Quale meraviglia quando ho scoperto che non si pagava il biglietto d’entrata ma veniva chiesto di portare prodotti agricoli, prodotti della terra come olio, vino e spezie. Non mi era mai capitato di entrare a teatro pagando con una bottiglia di vino. Presa un po’ alla sprovvista, cercando nella mia piccola cantina, mi sono imbattuta in una bottiglia di Riesling tedesco della Renania, il vino preferito di mia nonna. La signora Piera, Maremmana doc, cresciuta con il corposo e fruttato vino rosso delle sue zone, alla vista di quella bottiglia non smetteva più di chiedermi informazioni sulle qualità e sulla storia di questo vino bianco tedesco che per lei era una novità. Io invece ho capito subito che le chiacchiere e le risate erano comprese nel biglietto, non solo perché la Signora Piera con quei suoi occhietti piccoli e furbi era golosa di storie, ma perché siamo tutti incuriositi dalla storia che caratterizza un oggetto o un prodotto e nel momento in cui ne veniamo a conoscenza rende più intenso il gesto del baratto, il valore dello scambio, ancorandolo forte al momento che stiamo vivendo.
Entusiasta della signora Piera, dello spettacolo e di questo scambio, di ritorno a casa, pensavo di sbalordire le mie amiche con il mio racconto. Mi sbagliavo. Anche se nessuna di loro è mai entrata a teatro portando una bottiglia di vino, tutte hanno già partecipato o organizzato uno Swap party. Mi è bastato un pomeriggio tra videochiamate su Skype e Chat su Fb per rendermi conto quanto la cultura del riuso e del riciclo sia tornata di moda. Caterina, foodblogger e mamma, nel suo primo weekend primaverile libero da marito e bimbe, ha voluto darmi prova di quel che mi aveva raccontato organizzando una cena Swap per le amiche. Sulle prime, quando ha annunciato l’evento nel nostro gruppo su Whatsapp mi sono chiesta se la solitudine le stesse facendo qualche strano effetto... Non ho, però, osato chiedere cosa significasse quella parola a me sconosciuta, perché le altre, a raffica, mandavano messaggi entusiasti. Allora sono andata in Rete e ho scoperto che Swap sta per share what you wear, condividi ciò che indossi. Lo swapping insomma è un fenomeno che negli ultimi anni – vuoi la crisi economica, vuoi l’eccesso di vestiti e oggetti accumulati quando si stava meglio – si è sempre più diffuso. Nato nei salotti di Manhattan frequentati da modelle, attrici e fashioniste, lo swapping si è sviluppato come evoluzione del vintage e del baratto: non si comprano ma si scambiano vestiti insieme ad opere d’arte, gioielli, accessori e articoli di antiquariato. Si promuove insomma un riciclo eco-sostenibile.
Il baratto può avvenire online su piattaforme dedicate come www.swapcycle.co.uk, www.zamaro.de o dal vivo in occasione di swap party privati o eventi pubblici (www.zerowasteswitzerland.ch). Quello di Caterina sarebbe stato uno Swap party privato che, come diceva il suo successivo messaggio, prevedeva qualche semplice regola per il baratto limitato non solo ai vestiti ma esteso anche allo scambio di ricette, di cibi freschi fatti in casa e di libri. Per me è stata un’esperienza unica e da ripetere: sono tornata a casa con una marmellata di lamponi dell’orto di Maria, una pagnotta di segale sfornata poche ore prima da Betty e un libro di poesie di Wislawa Szymborska che Lara aveva acquistato al mercato di antiquariato di Berlino. Ad entusiasmarmi non sono stati solo l’incontro con le amiche, la cena e il momento del baratto ma anche i momenti che hanno preceduto l’incontro nei quali mi sono chiesta cosa avrei potuto portare, quale vestito, tra quelli che non metto più, sarebbe potuto piacere alle altre, quale ricetta, tra le tante tramandatemi da mia nonna, avrei potuto condividere. Prepararsi, assaporare, cogliere l’attimo mettendoci del nostro, dando un diverso valore, peso e un diverso tempo alle cose e agli incontri. E quante storie ci siamo raccontate, quanti aneddoti dietro ad ogni oggetto e ricetta, quanti luoghi lontani e viaggi abbiamo evocato. Per un attimo eravamo tutte la signora Piera e mi son chiesta se le sarà poi piaciuto quel Riesling...