I dati statistici aiutano sempre a inquadrare gli avvenimenti storici, anche i meno importanti. La statistica svizzera, che risale, più o meno, alla data della creazione della Confederazione, ossia alla metà dell’Ottocento, è certamente una fonte importante per studiare lo sviluppo che il nostro paese ha conosciuto nel corso degli ultimi 170 anni. Per questo lungo periodo di tempo, per esempio, la statistica svizzera mette a disposizione informazioni sull’evoluzione della popolazione, nelle sue caratteristiche più importanti, a livello nazionale, cantonale e comunale. Sono le informazioni che si possono derivare dai censimenti federali della popolazione che si sono tenuti regolarmente, con scadenza decennale, fino all’anno 2000. Altrettanto importanti sono le informazioni fornite dal censimento federale delle aziende, effettuato, con scadenze diverse, dal 1905 al 2008.
Si può affermare che questi due censimenti federali sono stati, e continuano ad essere, la fonte di informazione insostituibile per chi vuole esaminare come siano evoluti in Svizzera, la popolazione, l’effettivo delle aziende e l’impiego nel lungo termine. Altre informazioni importanti, per esempio sull’evoluzione del potere di acquisto delle economie domestiche, possono essere dedotte dall’inchiesta sulla spesa delle economie domestiche che però fornisce dati, a livello del Ticino, solo a partire dagli anni Trenta del ventesimo secolo. Anche altre serie statistiche importanti iniziano solo a partire dal periodo della prima guerra mondiale, o anche più tardi, e non consentono quindi di analizzare lo sviluppo precedente. Per un’analisi secolare dello sviluppo del Ticino e dei suoi comuni vi sarebbe un’altra fonte che però finora è stata poco utilizzata. Si tratta dei dati concernenti le finanze comunali. La loro disponibilità varia da Comune a Comune. Lo stesso si può dire della cura con la quale i Comuni tenevano i loro conti.
In particolare risulta difficile, più si va indietro nel tempo, ottenere dati sui bilanci e quindi sull’evoluzione del debito pubblico. I risultati della ricerca che Orlando Nosetti ha pubblicato nel numero appena uscito dell’Archivio storico ticinese mostrano però che laddove i dati sulle finanze sono stati conservati, l’analisi degli stessi consente di scoprire più di un aspetto nuovo di una località. Nosetti ha concentrato la sua attenzione sui conti di Brissago, un comune che, nell’Ottocento, contava, per la sua dimensione demografica ed economica, più di quanto non conti oggi. Il primo grafico interessante della sua ricerca è quello che descrive l’evoluzione del debito pubblico del comune dal 1822 al 1891. La curva del debito pubblico di Brissago, dopo essere moderatamente cresciuta nel primo ventennio di osservazione conosce un balzo verso l’alto (il debito praticamente raddoppia) nei tre anni tra il 1843 e il 1846, il triennio immediatamente precedente la creazione della Fabbrica Tabacchi, allora l’industria di maggiore importanza del Cantone. Tra il 1847 e la fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento, il debito pubblico rimane costante per poi diminuire di un terzo, nel giro di un paio d’anni.
Passano ancora pochi anni e il debito pubblico comunale aumenta di nuovo: questa volta di circa ¼, per poi restare costante per un decennio e quindi diminuire lentamente fino alla fine del periodo di osservazione. Si potrebbe pensare che questo andamento della curva del debito comunale sia stato determinato, data la sua importanza, dall’andamento degli affari della Fabbrica Tabacchi. In effetti, precisa Nosetti, «non vi sono dati che attestino il contributo della Fabbrica Tabacchi alla crescita del gettito fiscale, dal 1847 in poi». La fabbrica ha però contribuito a far crescere la popolazione del Comune nella seconda metà del secolo e, quindi, indirettamente ha favorito l’aumento delle sue entrate. Così in questo periodo il Comune di Brissago entra in una nuova era nella quale le ristrettezze finanziarie diminuiscono. Questo gli consente di offrire nuovi servizi alla cittadinanza. Lo possiamo dedurre dall’evoluzione della spesa pro-capite, ma anche comparando la distribuzione della spesa per destinazione alla metà del secolo e nel 1890. Mentre nel 1850 più del 70% della spesa era costituito da oneri finanziari (cioè, semplificando, dal costo del debito pubblico), nel 1890 la quota degli oneri finanziari si era ridotta al 26,5%. Il Comune, verso la fine del secolo dedicava già il 22,4% della spesa all’educazione, il 12,6% alla salute pubblica e un altro 12,6% alla previdenza sociale.