Tra i cambiamenti più vistosi del nostro tempo, l’atteggiamento nei riguardi della sessualità spicca con particolare evidenza. Nel giro di alcuni decenni, tabù, divieti e censure in vigore da secoli e secoli sono stati abbattuti: la verginità non è più un pregio femminile, né una condizione per il matrimonio; il pudore è circoscritto a parti sempre più ridotte del corpo; l’omosessualità non è più un reato punibile, né un fattore di discriminazione sociale; la castità non è più una virtù – anzi, semmai lascia sospettare qualche carenza fisiologica… Insomma, ciò che oggi appare normale avrebbe suscitato lo scandalo non solo in epoca vittoriana, ma anche al tempo dei nostri nonni.
In contrapposizione a questa tolleranza, si inasprisce – e giustamente – la condanna di ogni forma di violenza sessuale, dalle violenze domestiche allo stupro e all’abuso su minori. Pochi giorni fa, a Roma, si è concluso il summit indetto da papa Bergoglio proprio per porre fine – o almeno per contrastare più efficacemente – i troppi casi di abusi sessuali ad opera del clero venuti alla ribalta negli ultimi anni. Il summit è stato dunque motivato dalla consapevolezza, come si legge nella lettera pontificia dell’agosto 2018, della «sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate».
Se si confrontano questi due recenti sviluppi riguardo al tema della sessualità, un contrasto appare evidente: da un lato, tolleranza o lassismo nei confronti di comportamenti che prima erano severamente condannati; dall’altro, severità e rigore verso altri comportamenti che in precedenza venivano passati sotto silenzio e tacitamente tollerati. Quello che a prima vista sembra contraddittorio, in realtà è coerente con la nuova morale d’oggi: la libertà del singolo costituisce uno dei valori dominanti del nostro tempo, e dunque nessuno ha il diritto di intromettersi nelle scelte di vita privata; la violenza, invece, è condannabile in quanto lede la libertà del soggetto e il rispetto dovuto alla persona.
Questa nuova morale è dunque un evidente progresso rispetto a quella passata. Ma, naturalmente, non è tutto oro quel che luccica. L’esplosione della libertà individuale si manifesta, in primo luogo, nella crisi dell’istituzione familiare: il matrimonio è in crisi (e la Svizzera ha un tasso di divorzi tra i più alti del mondo). Finché il sacramento matrimoniale trovava un indiscusso consenso tra i credenti, in genere ci si atteneva ad un’unione indissolubile secondo la formula «finché morte non vi separi»; ma anche questa formula risulta oggi inadeguata ai tempi. In passato, un uomo e una donna che contraevano il matrimonio a venticinque anni potevano contare, in media, su quindici anni di vita in comune, dopo di che uno dei due coniugi moriva; ma al giorno d’oggi, la medesima coppia può sperare di vivere insieme più di mezzo secolo. Sarebbe dunque necessaria una resistenza ben maggiore.
Ma poi, in un mondo dove tutto cambia, cambia anche la sessualità: non si deve più attendere il matrimonio per consumare un rapporto, anzi, è abbastanza comune provare più partner prima di effettuare la scelta impegnativa. In casi sempre più numerosi, poi, si comincia con una convivenza per poi ratificarla, eventualmente, con un contratto matrimoniale. Anche in questo caso la solidità della coppia è sottoposta a un collaudo, come per un prodotto commerciale. Di conseguenza, l’età dell’unione coniugale tende a spostarsi ben più avanti di quanto accadesse in passato. È anche in continua crescita il numero dei giovani che utilizzano internet e il «dating app» per incontrare un partner: la diffusione degli smartphone rende dunque comoda la scelta tra una miriade di «prodotti»; negli USA, nel 2015, una statistica rendeva noto che una coppia su tre si era incontrata on-line.
In crescita sono anche le unioni tra omosessuali. Infine, i rapporti sessuali sono sempre meno finalizzati ad avere figli: i metodi contraccettivi e la pratica dell’aborto rendono possibile una maternità solo per scelta volontaria; e infatti la natalità è in decrescita. Del resto, già oggi sono possibili nuovi modi di procreare e altri si affacciano all’orizzonte. Goethe vedeva giusto: nel Faust il dottor Wagner, che sta per creare in provetta l’homunculus, proclama: «Dichiariamo il modo solito / di generare una farsa inutile. [...] Se alle bestie continuerà a piacere, / in avvenire l’uomo con le sue grandi doti / dovrà avere un’origine più nobile».